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Taehyung

Il sogno che sto facendo è un po' strano... Si sente un continuo bussare...

Apro di scatto gli occhi, capendo che il rumore proviene dal di fuori della camera. Qualcuno sta bussando alla porta.
Sbatto più volte le palpebre per scacciare via quella sensazione di pesantezza.

"Arrivo arrivo" borbotto, non appena il bussare si fa più frenetico.
Mentre scendo dal letto, e rabbrividisco per il contatto con il pavimento freddo, noto che sono le quattro del mattino.

Sbuffo, girando la chiave e aprendo la porta.
Non sono sorpreso di vedere Jungkook. Me lo aspettavo.
Ha il cuscino stretto al petto, e la sua faccia è totalmente sconvolta. È successo qualcosa, lo so.

"Posso entrare?" Sussurra, abbassando la testa e giocando con la federa del cuscino.
Annuisco, facendomi da parte. Subito entra, richiudendo poi la porta a chiave.

Sospiro, camminando verso il letto e buttandomici a peso morto. Apro gambe e braccia, osservando il soffitto.
Jungkook è piuttosto silenzioso.

Sposto lo sguardo su di lui, vedendolo seduto sul bordo del letto. Ha la testa tra le mani e i gomiti poggiati sulle ginocchia.
Non ho la minima idea di cosa sia successo.
Nonostante sia arrabbiato un po' con lui, non posso vederlo così.

"Jungkook?" Lo chiamo, mettendomi a sedere.
Striscio lentamente verso di lui, poggiando la mano sulla sua schiena nuda.
Indossa ancora i jeans, ma dopotutto non gli ho dato il tempo di cambiarsi qualche ora fa.

"Che cos hai? Se è per il fatto che ti ho cacciato via prima... mi dispiace, ero piuttosto arrabbiato. Ma ora non lo sono più".
Lo vedo scuotere la testa.

Abbassa lentamente le mani, rialzando la testa per guardarmi.
"I-io... Ho fatto un sogno" bisbiglia impercettibilmente, faccio persino fatica a sentire le sue parole.

"Oh, un incubo... Mi dis-"
"No, era un bel sogno. C'era... mia madre".
Rimango qualche secondo in silenzio.
A parte quando mi ha raccontato del debito delle nostre famiglie, non ha più nominato cose inerenti ai genitori.
Perciò non so nulla dei suoi parenti, escludendo forse qualcosa sulla nonna.

"Ti va di raccontarmelo?" Chiedo, spostando la mano dalla schiena al viso.
Sfioro lentamente la sua guancia, mentre lui chiude gli occhi.
Appoggia totalmente la testa sulla mia mano, sospirando.

Interpreto il suo silenzio come un "no" non detto.
"Okay, tranquillo" dico, avvicinandomi di più a lui.
Ora ci separano cinque centimetri scarsi.

"Mi dispiace per prima. Non volevo comportarmi da immaturo" dice, socchiudendo appena le labbra e facendone uscire un lungo sospiro.

"Tranquillo, è tutto okay. Ormai ho imparato a conoscerti, e malgrado tutto ciò sono invaghito di te".
Anzi, c'è anche qualcosa di più. Però non posso dirlo ora. Prima di tutto non mi sembra il momento adatto, e poi non sono nemmeno sicuro che lui nutra un sentimento altrettanto profondo nei miei confronti.
Non so cosa pensare.

"Come fai? Sono un totale disastro. Combino sempre qualcosa, che puntualmente ci fa litigare. Sono testardo. Sono un immaturo, un bambino e un bipolare del cazzo! Spiegami davvero come tu faccia, perché io non vedo alcun motivo per cui tu debba starmi accanto".
I suoi occhi, ora di nuovo aperti, sono animati dalla rabbia verso se stesso.

Mi mordicchio nervosamente il labbro. Non è il momento per dirgli ciò che provo. Non lo è, semplicemente perché non me la sento ora come ora di mettere in piazza i miei sentimenti.
E io credo che per delle confessioni importanti, il momento giusto lo si sente dentro. Quindi non è ora.

•Prisoner of Love• || KookV ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora