One-shot Luke

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Non posso credere che sia successo veramente. La giustizia nel mondo divino non gioca mai a nostro favore, e gli Dei dell'Olimpo non vengono incontro in alcun modo. Quegli immortali ingrati che dovrebbero essere nostri genitori non ci aiutano mai, e mai ci aiuteranno. Il Tartaro solo sa quanto io li odi, in particolare mio padre Ermes, che si è sempre fatto i fatti suoi e che nonostante dicesse di amare mia madre l'ha lasciata al suo crudele destino. Dopo tutto, dopo aver sacrificato la vita per degli immortali, loro ti lasciano morire, e oggi hanno oltrepassato il limite. Quello che hanno permesso che accadesse è stato ciò che mi ha fatto pensare lucidamente e oggettivamente. Ho deciso che un giorno li farò pentire, soffriranno tanto quanto abbiamo sofferto noi, e una volta nel Tartaro ringrazieranno di trovarsi finalmente lì.

Era ormai qualche mese che Annabeth si era unita a noi. Io e Thalia ci prendevamo cura di lei, anche se la verità era che era lei a badare a noi. Quella ragazzina era incredibilmente intelligente e intuitiva, e con quel pugnale aveva fatto a pezzi una bella somma di mostri... certo, abituata ad un martello. Avevamo esplorato da soli diversi territori americani, avevamo rischiato la vita molto spesso e alcune volte i viveri non erano sufficienti per tutti e tre, per cui ogni tanto Thalia o io ne facevamo a meno, mentre Annabeth ci scrutava con i suoi occhioni grigi perfettamente consapevole. Mi dispiaceva troppo per quella bambina. Era scappata di casa alla mia stessa età e nonostante dopo poco avesse trovato noi due (a differenza mia) non auguro a nessuno questa sorte. Avrei tanto sperato che suo padre l'avesse accettata per quello che era, e che l'avesse in qualche modo protetta, dai mostri e dalle sofferenze.
Poi un giorno è arrivato Grover Underwood, un satiro, che ci ha fatto strada verso quello che chiamava Campo Mezzosangue. Grover è simpatico. Durante il lungo tragitto ci ha spiegato cose che sapevamo e cose che invece avremmo dovuto sapere prima ma che in ogni caso ci accontentavamo di conoscere in quel momento. Il Campo Mezzosangue sembrava essere la nostra unica speranza in quel momento, ma non sapevamo che in ogni caso non saremmo mai arrivati tutti a destinazione. Quando il satiro spiegò ad Annabeth che eravamo semidei, lei sembrava sapere già tutto. L'astuzia e la perspicacia di quella bambina sono veramente incredibili. Grover durante il viaggio ci ha aiutati ed è stato coraggioso, ma si vedeva che era un po' alle prime armi, come noi del resto. E ovviamente abbiamo pagato per questo. Nonostante il percorso sia stato abbastanza complicato non abbiamo avuto pace nemmeno al Campo.
Ci trovavamo relativamente vicini alla nostra salvezza e in generale, il morale era un po' più su del solito. Ovviamente noi non possiamo permettercelo, così un ciclope di dimensioni esorbitanti ha cominciato ad inseguirci. Era l'essere più forte e alto che avessi mai visto. Ci scagliava contro auto, massi enormi, sradicava alberi, e quando si è trovato davanti ad un autobus (fortunatamente vuoto) ha lanciato anche quello, così, per il gusto di spaventarci, perché sono sicuro che se avesse voluto ucciderci subito lo avrebbe potuto fare senza nessun tipo problema. Ci ha inseguiti per un tempo che non riesco ad immaginare, eravamo stremati da quella sequenza imprevedibile di corri, schiva, nasconditi, corri. Non eravamo abbastanza esperti e preparati a fare fuori un ciclope quindi non avevamo molta scelta se non scappare. Annabeth farfugliava qualcosa, forse stava escogitando uno dei sui piani, ma non riuscivo a capire cosa dicesse ed ogni volta che provavo a fermarmi nascosto da qualche parte per farmi raccontare cosa stesse pensando, quell'essere ci faceva subito ricominciare a correre. Alla fine nessuno ce la faceva più. Le gambe mi tremavano, Annabeth nonostante la sua forza e il suo coraggio era stremata e stava cominciando a dare segni di voler piangere e Thalia non riusciva più nemmeno a tenere le armi in mano. L'unico che non sembrava troppo stanco era Grover che, con quelle zampe caprine che ancora non mi spiego, scalava che era una meraviglia. Davanti ad una collina di Long Island a New York, la nostra guida cominciava a urlare qualcosa tipo "Correte! Veloci! Andate al Campo!" Sinceramente non capivo dove si trovasse questo "Campo" ma decisi di dargli ascolto, tanto non avevo comunque nient'altro da fare. A parte sopravvivere ovviamente. Corremmo a più non posso, mano nella mano fino alla cima della collina. Dalla sommità riuscimmo a vedere qualcosa. Se quello era il Campo Mezzosangue allora potevo affermare che fosse veramente bello. Peccato però che il ciclope fosse lì davanti a noi e avesse deciso che era arrivata la nostra fine. Io pensai "Bene moriamo insieme" ma Thalia mi precedette urlando "Andate, vi guardo le spalle io! Vi raggiungerò dopo!" Nessuno di noi era d'accordo. Io non volevo lasciare sola Thalia e solo adesso mi rendo conto dell'errore che ho commesso. Annabeth piangeva e singhiozzava fortissimo, non voleva andarsene, ma così si sarebbe fatta uccidere, così la presi in braccio e corsi fino allo sfinimento. Lei scalciava e strillava e mi ricordai di quando Thalia e io la trovammo impaurita -ma determinata- sotto a quel foglio di lamiera. Quella bambina sa cosa vuole ma in quel momento non mi stava aiutando. Non era stato certo facile decidere di lasciare sola Thalia ma volevo proteggere almeno Annabeth da morte certa. Grover però non era rimasto con lei, e quando misi Annabeth in salvo e decisi di tornare dalla figlia di Zeus era troppo tardi. Un fulmine squarciò il cielo facendo tremare tutta la vallata sottostante e un attimo prima che Thalia espirasse per l'ultima volta, le sue gambe si trasformarono in barbe possenti, e i suoi capelli divennero rami rigogliosi. Una lacrima mi scese sulla guancia, un dolore opprimente mi schiacciava il petto e i singhiozzi di Annabeth spezzavano il silenzio. Grover mi mise una mano sulla spalla e fece cenno di seguirlo. Io non lo guardai in faccia. Certo, non era colpa sua ma non riuscivo a guardare in faccia nessuno. Annabeth voleva scappare, voleva andare da Thalia ma ormai non c'era più niente da fare. La presi di nuovo in braccio nonostante non avessi più forze, la strinsi a me e la consolai un po', anche se non so chi volessi convincere. Mentre la abbracciavo decisi che non avrei mai più permesso che quella creaturina soffrisse così tanto. Si meritava il meglio, e certamente gli Dei non potevano offrirglielo.

Mi hanno detto che ci troviamo in infermeria, adesso, e che appena avevo postato Annabeth sul letto ero crollato a terra. Le gambe mi fanno ancora male ma sono meno stanco. Non so quanto abbia dormito ma il dolore per la sorte di Thalia mi schiaccia ancora. Mi hanno detto che probabilmente non è morta e che Zeus l'ha salvata, ma avrebbe potuto agire anche prima di avere come unica possibilità la trasformazione in vegetale. Devo vendicarla, nessuno si merita questa fine. Il carico che dobbiamo portare è sempre troppo per le nostre spalle, e il dolore che ogni giorno sopportiamo è un dolore che gli Dei non possono immaginare. Ovviamente le cose non possono rimanere così e senza ombra di dubbio, prima o poi, cambieranno.

~Bene ragazzuoli, spero che non ci siano errori di battitura perché ho dormito poco stanotte e ho scritto tutto ora ahahah. Questa settimana sono in vacanza quindi non so quanto sarò attiva ma cerco comunque di scrivere un po'😘

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