Capitolo 2

21 5 0
                                    

L'ora si faceva sempre più tarda. Il sole già da tempo si era rifugiato dietro i colli e le vette del regno. Una mezza luna striminzita diffondeva una tenue luce biancastra, il cielo per la maggior parte era buio, coperto da delle nuvole temporalesche, su di esso si potevano vedere soltanto poche e minute stelle. L'ora era sempre più tarda, eppure il Cucciolo Dorato era ancora affollato.

I soliti energumeni tarchiati parlottavano fra loro, gli schiamazzi col passare del tempo anziché attenuarsi parevano salire di intensità. La costante folla all'interno non accennava a sfoltirsi, la notte aveva superato la più profonda oscurità e la clientela come se fosse mezzo giorno sprizzava vitalità ed energia da ogni poro.

Degli uomini troppi ubriachi vennero presi e sbattuti fuori dalle guardie della locanda. Non c'erano freni di alcun tipo, i clienti potevano sfogarsi senza troppe restrizioni, tuttavia c'erano soltanto tre regole da rispettare. La prima, la più importante, pagare in fretta senza fare storie. La seconda: nessuno poteva importunare il barista o le cameriere che lavoravano nella taverna, a patto che quest'ultime non fossero d'accordo, come molti speravano. Ma il barista, nessuno lo poteva toccare. E ultima regola fondamentale: vietato dare inizio a un bagno di sangue. Troppe volte in passato gli inservienti dovettero compiere l'ingrato compito di ripulire il sangue dalle pareti, e sistemare i cadaveri generati dall'ennesima zuffa. Per tanto, dopo le continue lamentele da parte del personale, il Cucciolo Dorato emise in vigore la terza regola. Se qualcuno aveva dei conti da sistemare doveva andare fuori nel bosco. Le normali risse venivano accettate, ma se esse generavano morti o cose simili, il Cucciolo Dorato avrebbe chiuso i battenti per un'intera nottata, come punizione per non aver rispettato quella fastidiosa regola.

La storia di Marcus Raider non era stata digerita nel migliore dei modi. Alcuni combattenti si sentirono presi per i fondelli e perciò lasciarono il tavolo offesi e infastiditi, unendosi così ad altri mercenari impegnati a raccontare ulteriori storie. Altri invece rimasero ma senza proferire parola con il famoso ladro. Mentre altri ancora dimenticarono quella storia e come se non fosse successo nulla continuarono tranquillamente a chiacchierare, circondati da boccali mezzi pieni e pipe fumanti.

«Non te la prendere ragazzo», disse a un tratto il vecchietto battendogli più volte la mano sulla spalla. «Questi sono energumeni con più muscoli che cervello. Si aspettavano una storia ricca di gesta mozzafiato, e tu invece gli hai servito una minestra insipida... è normale che se la siano presa.»

Marcus indifferente sollevò le spalle. «Non è un problema vecchio, ci sono abituato ormai. Nessuno di questi mercenari possiede abbastanza cervello da comprendere le mie storie.»

Degli uomini innervositi, avendo udito quelle parole, si voltarono verso Marcus con occhi carichi di astio.

Il giovane prontamente scosse le mani e il capo. «Senza offesa», disse ridacchiando.

«Bada a come parli ladruncolo da quattro soldi.» Lo avvertì un combattente sventolando il dito minacciosamente. Altri si unirono in silenzio alla minaccia, dando sostegno con sguardi eloquenti e intimidatori. «Non vorrei essere costretto a portarti fuori dalla locanda...»

«Ma per favore...» Marcus non si lasciò intimorire e spavaldo sbuffò in faccia all'energumeno robusto.

L'uomo fece per alzarsi dalla sedia con un movimento lento e minaccioso. Le spalle si ingigantirono e i suoi occhi si trasformarono i due bocche di fuoco.

«Dai ragazzi basta così», disse a un tratto il piccolo vecchio. «Non c'è ragione di creare l'ennesima zuffa. La storia era pessima? Vero, su questo sono d'accordo. Tuttavia non c'è bisogno di arrivare a tanto, soltanto perché le nostre aspettative sono state infrante. Cerchiamo di non rovinare questa serata...»

Marcus RiderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora