Capitolo 6

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Giunse la notte, ma Marcus già da tempo aveva raggiunto il fiume, nascosto nella fitta foresta del regno. Le sue sponde tempestate da tronchi e massi erano scivolose e appuntite, l'acqua scorreva lentamente, non aveva fretta di raggiungere il mare, e i rospi e le libellule apprezzavano di buon grado quella quiete ristagnante. Non era un grande fiume, la parte che scorreva silenziosamente nel bosco era larga quanto due barchette poste una a fianco all'altra, appena sufficiente da permettere la traversata di una di esse. Il tratto che scendeva giù a valle si allargava notevolmente, in prossimità della costa quel piccolo fiume si ingigantiva ulteriormente.

Marcus attese l'imbrunire seduto su una roccia, ai piedi del fiume, lanciando pietre nell'acqua. Il sole lentamente calò dietro le cime degli alberi, fu una giornata lenta che trascorse in modo pacato, tant'è che Marcus fu contento dell'arrivo della notte; non ne poteva più di quella tranquillità.

Il molo dove avrebbe dovuto incontrare i tre giganti distanziava ancora di qualche passo, così, una volta sparito il sole, si alzò per raggiungere il piccolo pontile.

La lanterna appesa al suo fianco illuminava il terreno, conosceva bene quei luoghi eppure senza essa si sarebbe senz'altro perso. Non c'erano fiaccole che illuminavano il sentiero, quel molo non era tanto conosciuto, tant'è che non esisteva una vera e propria strada che conduceva ad esso, ma un sentiero appena tracciato pieno di foglie e radici. A quell'ora non c'erano molti passanti, Marcus era solo, circondato da ombre e alberi, finché non raggiunse le assi di legno del pontile e allora cominciò a vedere qualche segno di vita. Un casolare diroccato, sulla riva del fiume, emanava sprazzi di luce e dall'interno provenivano voci di uomini. Li viaggiatori e pescatori trovavano riparo per la notte, ma non era una vera e propria taverna, pareva più un rifugio creato alla bene e meglio; non sembrava molto affollato, dalle finestre non si intravedeva nulla di concitato. Marcus decise di restare fuori, tanto il loro incontro doveva avvenire all'aperto, quella notte non era così fredda, si stava bene sotto le stelle, dunque decise di attendere fuori. Si sedette su un barile e attese l'arrivo dei tre uomini, che non tardarono a giungere.

Il primo a smontare da cavallo fu Darion, seguito subito dagli altri due; legarono i cavalli a un palo di legno poiché da quelle parti non c'erano stalle. Non appena i grossi destrieri furono legati si avviarono verso Marcus, che nel frattempo si era alzato dal barile.

«Marcus», esordì Darion, «credevamo fossi dentro ad aspettarci.»

«È una bella serata, non aveva voglia di starmene al chiuso.» Scrollò le spalle.

«Beh, non importa. Ora abbiamo delle cose da discutere.» Darion si guardò attorno, guardingo. «Venite.» Condusse il gruppo di uomini proprio all'interno del casolare, che Marcus aveva deciso di evitare. Aprì la porta ed essa cigolò tremendamente, in un attimo gli occhi di quella bettola sgangherata furono tutti addosso a loro. Il chiacchiericcio si fermò e una quieta intensa calò in ogni angolo del locale: tutti gli stavano osservando, in un attimo tutti avevano interrotto ciò che stavano facendo per osservare proprio loro, i nuovi arrivati.

«Ma che...» mormorò Marcus guardandosi attorno.

I tre uomini avanzarono come se nulla fosse, duri in volto; non temevano quegli sguardi.

«Ma quanta ospitalità...» Marcus alzò le braccia al soffitto, con ironia.

Darion raggiunse l'uomo dietro al bancone, pieno di boccali e piatti di ceramica sparsi ovunque in modo confusionario, e disse: «Ci serve una stanza».

Era grasso e aveva pochi capelli in testa, giusto appena due ciuffi riccioluti, e sul viso teneva una barba ispida. Guardò Darion e le sue basette, poi Gregor, Liam e infine squadrò Marcus. Nel frattempo, il locale sembrava essere tornato alla normalità: i clienti erano tornati a bere e a parlare, gli occhi non erano più diretti sulle loro spalle, l'indifferenza aveva preso il posto della diffidenza. L'uomo grasso dopo ancora qualche attimo disse: «Sono quattro monete d'oro, una a testa».

Marcus RiderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora