Capitolo 3

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Marcus, trascinato di peso come se pesasse soli pochi grammi, venne trasportato fuori dalla locanda. La spada appesa al suo fianco gli venne sottratta e rimase soltanto con il fodero di pelle vuoto.
Gli schiamazzi della taverna, appena la porta si chiuse alle loro spalle, divennero subito echi strozzati, ammorbiditi dalle pareti legnose dell'enorme bettola squadrata. Gli strilli e le risate, le botte e gli urti, si fecero più distanti, tuttavia sempre intensi e costanti. Dalle finestre giallastre si potevano vedere le ombre indistinte dei clienti, che grazie alla luce delle candele apparivano come delle sagome distorte. Di tanto in tanto le finestre rinforzate venivano colpite da oggetti scagliati, e solo grazie a un antico incanto esse non si frantumavano.

La taverna scalpitava e vista dall'esterno sembrava un pentolone in ebollizione: la differenza che c'era tra l'esser dentro e l'esser fuori era qualcosa di disarmante. Con soli pochi passi potevi passare dalla tempesta al ciel sereno. Marcus tuttavia, in quel preciso instante, avrebbe preferito trovarsi sotto quel temporale burrascoso, assai più gradevole dei tre giganti che lo tenevano in pugno.

«Portiamo nelle stalle», disse quello con le basette, indicando in lontananza l'edificio con i cavalli.

Marcus cominciò ad allarmarsi e allo stesso tempo a confondersi. "Perché proprio nella stalla?", si chiese titubante. Tuttavia, quella pretesa apparì confortante. Se l'avessero portato nel bosco poteva significare soltanto una cosa: il dramma peggiore, lontano da occhi indiscreti. Ma invece lo stavano trasportando nelle stalle della locanda, fra paglia e cavalli, e lì la terza regola del Cucciolo Dorato era sempre in vigore. A meno che essi non conoscessero le regole della taverna... Marcus a quel pensiero deglutì impaurito.

"Senz'altro le conoscono", disse fra sé, incerto e speranzoso.

Raggiunsero le stalle e subito un odore pungete, misto a paglia e letame, penetrò le narici di Marcus e lo costrinsero a ritrarsi, riparandosi le vie aree con una manica. Al contrario, in tre colossi non ebbero alcun problema con gli odori dei cavali, e come se non fosse nulla entrarono all'interno dell'edificio, leggermente più piccolo del Cucciolo Dorato.

Lo stalliere di turno, un giovane ragazzotto con una giubba e delle calzature di tela, seduto su una cassa di legno vicino a delle montagnole di paglia, vedendo giungere i quattro individui dall'oscurità balzò in piedi incerto. Con un'espressione non tanto sveglia disse: «Posso aiutarvi?».

Uno dei giganti si avvicinò minacciosamente al ragazzo, ignorando la sua domanda, mentre gli altri due saldamente continuavano a tenere in pugno Marcus. Lo stalliere confuso indietreggiò, vedendosi avvicinare l'imponente figura minacciosa, e non appena questa fu a pochi passi di distanza il ragazzo goffamente cadde sulla paglia, impaurito e sollevando le mani come per ripararsi il volto in vista di un colpo micidiale.

L'uomo rise divertito, si chinò sul ragazzo e lo agguantò al colletto, tirandolo a sé.

Marcus nel frattempo continuava a ragionare, si guardava attorno in cerca di qualcosa che lo potesse aiutare, attendeva un possibile attimo di distrazione per scappare; gli bastava soltanto un'opportunità d'agguantare al volo e Marcus era certo che l'avrebbe sfruttata nel migliore dei modi.

«C'è qualcun altro?», disse l'uomo allo stalliere, che impaurito tremava come una foglia.

«Co... come?», fece battendo i denti.

«Ti ho chiesto», l'uomo lo strattonò minacciosamente, «se qua dentro c'è qualcun altro.»

Il ragazzo allora comprese e molto rapidamente rispose: «No. Sono solo, non c'è nessun altro».

«Hm...» Si pettinò le lunghe basette con due dita, pensieroso e osservando attentamente lo stalliere. A un tratto, estrasse dalla tasca una piccola lama affilata, che grazie alla luce delle lanterne, sparse nella stalla, luccicò come un diamante grezzo e acuminato. Accostò la lama al collo del giovane stalliere che vedendola sussultò, e iniziò a grondare gocce di sudore dalla fronte e dalle guance. «Sarà meglio per te che sia vero.» Detto ciò, lanciò il pugnale a uno dei seguaci che al volo lo afferrò. «Assicurati che non ci sia nessuno», gli ordinò.

Marcus RiderDove le storie prendono vita. Scoprilo ora