Marcus Rider

Capitolo 9

Quando finalmente giunse l'alba, venne l'ora di partire.

I quattro uomini si tolsero i mantelli rossi, così che non potessero essere erroneamente scambiati per delle vere e proprie guardie reali. Restarono soltanto con le placche di metallo a proteggerli le parti del corpo. Le due prigioniere vennero liberate e alla principessa venne coperto il capo con un cappuccio di fortuna. Era meglio evitare attenzioni di ogni tipo, la principessa senz'altro era conosciuta pure in quelle terre isolate, per tanto come precauzione le venne nascosto il viso, e con una lenta minaccia Darion si assicurò la piena collaborazione da entrambe le due donne. Non avevano né mani o gambe legate, erano libere e potevano muoversi senza troppe difficoltà, tuttavia gli sguardi duri dei tre giganti che le tenevano d'occhio le impedivano di compiere qualsiasi movimento sospetto. Le parole di Darion erano state molto chiare; potevano muoversi liberamente, ma se avessero fatto qualcosa di stupido, qualcosa che non fosse piaciuto ai tre sequestratori... ne avrebbero pagate le conseguenze.

Partirono senza fare colazione. Avrebbero mangiato durante il cammino, la selvaggina in quei boschi non mancava e Darion era certo di riuscire a catturare qualcosa durante il corso della giornata. Così, a stomaco vuoto, ripresero il viaggio da dove l'avevano lasciato il giorno prima.

Il fitto bosco che stavano attraversando a ogni passo diventava sempre più verde, sempre più selvaggio. La luce del sole riusciva a stento a filtrare le folte chiome degli alberi. Marcus c'era già stato in quei boschi, tuttavia non ricordava bene la strada, in quel momento si stava completamente affidando alla guida di Darion, che deciso avanzava a grandi passi in mezzo alla natura.

Le due donne camminavano una a fianco all'altra, si davano sostegno e si aiutavano a vicenda quando c'era una radice un po' troppo grossa, o un punto del terreno troppo scosceso, che rendeva difficoltosa la camminata. Per gran parte della mattinata la principessa non aprì bocca, scambiò soltanto qualche rapida parola con la serva, che tentava in qualche modo di mantenerle alto lo spirito. Ma quando si firmarono in un rigagnolo per abbeverarsi, Marcus decise di voler punzecchiare un pochino la principessa, così giusto per divertimento.

«Allora principessa», disse Marcus con un tono vago, «come procede la scampagnata? Vi trovate a vostro agio in mezzo alla natura?»

Anet lo fulminò con lo sguardo. «Credi di essere tanto spiritoso? Odio la natura. Odio gli insetti e lo sporco della terra. Ma soprattutto, odio voi quattro!» Il volto nascosto sotto il cappuccio non riuscì a celare l'espressione infuriata della ragazza, che senza alcun timore andò a sfidare gli sguardi torvi dei giganti.

«Suvvia, non siate così melodrammatica, vostra altezza. Ancora quattro giorni e presto sarà tutto finito. Perché non provate a godervi il viaggio?» Marcus, con il suo solito sorriso sghembo da furfante, le fece un rapido occhiolino.

Anet si accigliò ancor di più. «Se solo avessi qualcosa con cui colpirti... Allora si, che potrei iniziare a godermi questo "viaggio".»

«Beh», Liam a un tratto si fece avanti, «se vuoi lì c'è un sasso.» Divertito indicò un punto del terreno dove non cresceva molta erba.

Anet si gettò proprio verso il sasso che gli era stato indicato, lo agguantò e con uno sguardo furioso lo scagliò verso Marcus, che all'ultimo instante riuscì a schivare. Il sasso terminò in acqua e l'eco si sparse al di là di molti alberi.
I tre giganti risero per il tentativo della ragazza, Marcus sorrideva divertito, sebbene una parte di sé fosse sorpresa. Quella ragazza era un fuoco ardente, bastava stuzzicarla appena per creare una furia inarrestabile. Non sembrava temere niente e nessuno, aveva una forza sorprendente, quasi invidiabile. Marcus ne rimase affascinato.

«Che caratterino», disse Marcus riordinandosi le ciocche selvagge.

«Ehi stai attento.» Gregor sghignazzò divertito. «Non possiamo badare anche te. Devi riuscire a cavartela da solo contro una simile furia.»