Capitolo 7 (Seconda parte)

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Con decisione, Darion si voltò e iniziò a salire lentamente le scale, verso la botola. Ogni suo movimento era minuzioso, delicato. Forse anche lui temeva che la scala non potesse reggere. Arrivato in cima, con un movimento fluido della mano aprì la botola che emise un cigolio sommesso. Gettò lo sguardo furtivo nella stanza, anch'essa avvolta nell'ombra. Dopo qualche attimo di tensione finalmente arrivò il segnale: via libera, si poteva procedere.

Uno alla volta salirono la scala finché tutti non furono all'interno di un angusto sgabuzzino. La botola venne richiusa lentamente.

«D'accordo. Liam, Gregor, sapete cosa fare.»

Come stabilito, i due giganti dovevano recuperare la cassa di mele, ed essa si trovava in un altro magazzino poco più distante. Il loro percorso era già stato deciso, dovevano seguire solo le indicazioni che Marcus gli aveva fornito il giorno prima, stabilite davanti alla mappa.

Prima di uscire dallo stanzino buio, pieno di scaffali con spezie e viveri d'ogni tipo, si assicurarono che oltre la soglia, nel corridoio, non ci fosse nessuno nei paraggi. Liam con molta accortezza aprì la porta di qualche centimetro, e con un occhio solo sbirciò in cerca di complicazioni.

La via era libera e in un'istante i due energumeni si fiondarono fuori dallo sgabuzzino, richiudendosi silenziosamente la porta alle spalle.
Erano rimasti Darion e Marcus.

«Aspettiamo che si allontanino.»

I loro passi si facevano sempre più lontani e quando sparirono del tutto fu il turno di Darion e Marcus abbandonare lo sgabuzzino. Anche loro, in un lampo, furono fuori nell'ampio corridoio.

«Su sbrighiamoci», disse Darion in fretta, dopo essersi guardato attorno.

E finalmente eccoli la, dentro al castello del re. La struttura era imponete e lussuosa, le pareti di pietra che scorrevano ai loro lati era state levigate per darli un tocco più morbido, la mobilia presente nei corridoi faceva luccicare gli occhi a Marcus. Non aveva mai visto beni così lussuosi: c'erano quadri e mobili di legno di pregiato, sculture e vasi, busti di uomini mai visti prima, spade appese alle pareti, calici d'ogni forma, scrigni contenti chissà quali ricchezze. Marcus guardandosi attorno aveva l'acquolina in bocca, era un vero peccato non potersi fermare per scegliere quale bene arraffare. Si pentì di non aver portato un sacco con sé. Forse poteva mettere qualcosa dentro la cassa della principessa... Ma poi cambiò idea. Troppo rischioso, la loro gallina dalle uova d'oro era la ragazza, non avevano bisogno di ulteriori guadagni e rischi, già a sufficienza per quel colpo così delicato. Tuttavia, non gli sarebbe dispiaciuto arrotondare il guadagno.

«Di qua, giusto?», chiese a un tratto Darion, bloccato davanti a più vie.

Marcus annuì con il capo.

Svoltarono a destra e proseguirono senza incrociare nessuno. Finora il percorso scelto da Marcus stava dando i suoi frutti. Attraversarono un'enorme vetrata cristallina, che dava su un giardino verde e rigoglioso, e proseguirono senza intoppi. Finché, improvvisamente, non incrociarono una donna bassa e magra, probabilmente una serva, dai vestiti semplici e lo sguardo umile. Stava camminando nella loro stessa direzione.

Come se non fosse nulla, Darion e Marcus continuarono sulla propria strada, non la guardarono che un attimo, di sfuggita, nella speranza che se ne fosse presto andata: ma non fu così.

«Miei signori, scusate», disse con voce rispettosa, chinando il capo.

"Ecco fatto..." Marcus sospirò sotto l'elmo.

La serva si fermò innanzi a loro e i due complici camuffati furono costretti ad arrestarsi. La donna rimase un attimo colta di sorpresa, la figura imponente del gigante la fece bruscamente tentennare, forse non ricordava guardie così grosse presenti nel regno.

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