«Mia figlia... dov'è?» Lo sguardo tetro e avvilito, la voce bassa e sofferente. Non era rimasto nulla dell'uomo che tutti conoscevano bene. L'uomo potente e amato, rispettato e adorato, si era sgretolato in tanti piccoli pezzi. Osservava con occhio perso la grossa vetrata che dava su uno dei tanti cortili del castello, e alle sue spalle i soldati lo guardavano con rammarico.
Il capitano delle truppe si fece avanti di qualche passo. «Mio signore, stiamo facendo il possibile per trovare vostra figlia. Vi do la mia parola, chiunque sia il responsabile verrà trovato e giustizia sarà fatta.»
«Chi può fare una cosa del genere?» Il re scosse il capo lentamente, non poteva credere a ciò che era accaduto. Qualcuno, durante i festeggiamenti, aveva rapito Anet e insieme a lei era scomparsa una delle serve incaricate a badare alla principessa. Forse era una complice, oppure una vittima, nessuno lo sapeva. L'unica cosa certa era la sparizione di sua figlia.
Tutta la famiglia reale rimase sconvolta; Lena per poco non svenne, Gisella che aveva un profondo rapporto con la sorella scoppiò in un pianto disperato, Eddar reclamò vendetta, volle subito partire alla ricerca della sorella. Il popolo rimase scioccato, restò a lungo ad osservare la balconata vuota in attesa della principessa, ma quando i festeggiamenti vennero bruscamente interrotti la maggior parte comprese che nessuno avrebbe più visto la festeggiata. Il regno restò come paralizzato, gelato da una violenta e improvvisa tormenta. Nessuna riusciva a crederci: qualcuno aveva rapito la principessa.
«Non vi preoccupate mio signore, gli uomini che abbiamo spedito presto torneranno con delle ottime notizie. Me lo sento.»
«Com'è potuto accadere?»
«Non ne siamo certi. Devono aver sfruttato i festeggiamenti come copertura per infiltrarsi nel castello. Abbiamo trovato alcune tracce nelle stanze della principessa, crediamo che a compiere il fatto siano state più di due persone. Altro non so dirvi vostra maestà.»
«Spero solo che Anet stia bene... Qualunque siano i loro piani, spero solo che non gli facciano del male. Non lo potrei sopportare...»
«Perché non vi riposate? Siete stato in piedi tutta la notte.»
«Come posso dormire sapendo che là fuori, da qualche parte, c'è mia figlia.»
«Avete un regno da mandare avanti, mio signore. Lasciate questa faccenda a noi. Capisco che la è situazione delicata, non posso neanche immaginare come vi sentiate, sia voi che vostra moglie...»
«Lena non si è ancora alzata dal letto, è da ieri che non mangia. È distrutta... Oggi Eddar era pronto a partire, aveva già il cavallo sellato, se non lo fermavo io a quest'ora si trovava già miglia lontano. Non è questo ciò ho insegnato a mio figlio, comprendo il suo coraggio, ma nei suoi occhi vedo soltanto ira e vendetta, nient'altro. Non è la rabbia che porterà indietro sua sorella...»
«Siete riuscito a dissuaderlo? È passato anche da me, prima. Voleva unirsi alla scorta formata questa mattina.»
«Nel suo cuore c'è troppa rabbia. I suoi pensieri sono annebbiati dall'odio e ciò non sarebbe d'aiuto. Ma credo che, in un modo o nell'altro riuscirà a partire, che sia solo o in una scorta armata.»
«Dunque, mio signore?», chiese il capitano.
Il re chinò il capo d'un lato e sospirò pesantemente. «Fatelo unire a una squadra, che siano uomini esperti. Non voglio perdere un altro figlio.»
«D'accordo, mio signore.» Si voltò e bisbigliò rapidamente un ordine a una delle guardie presenti nella stanza. L'uomo in armatura in un attimo schizzò via.
«Forse dovrei partire anch'io.»
«No, mio signore.» Il capitano si fece avanti, la poca luce che filtrava dalla finestra andò a illuminare il suo volto duro e navigato. «Voi servite qui, ora più che mai. Il popolo è rimasto scosso da questa storia, ha bisogno di conforto, ha bisogno di sapere che il proprio re si trova qui, a suo fianco.»
«Sai Carius», fece il re, rivolto verso il comandante delle truppe, «a volte sei saggio quanto i padri passati.»
«Vostra maestà, se posseggo un briciolo di saggezza è soltanto grazie a voi. Sono soltanto un uomo di guerra, impongo ed eseguo ordini. È grazie alla vostra guida se sono diventato ciò che sono oggi.»
«Oltre che saggio, anche umile...» Sorrise appena.
«Maestà!» Improvvisamente dentro alla sala entrò un uomo dall'aria estremamente agitata. Correva a grandi passi e annaspava faticosamente, sembrava aver corso per miglia. «Maestà!», ripeté.
Il re si voltò e guardò prima in volto Carius, poi quell'uomo che non conosceva, fermatosi proprio di fronte al capitano.
«Porto notizie da Angraria...»
Gli occhi di Carius si accesero in un istante. «Sei uno degli uomini mandati a est, ieri pomeriggio.»
Annuì con rapidi cenni.
«Parla.» Il re si alzò dalla sedia, ansioso di ascoltare.
«Vostra maestà... L'abbiamo trovata.»
STAI LEGGENDO
Marcus Rider
FantasyMarcus Rider è uno dei ladri più abili e carismatici del regno. La taglia sopra la sua testa non gli impedisce di compiere ogni giorno incredibili avventure, avventure condivise con loschi individui, mercenari senza scrupoli, combattenti sanguinolen...