Capitolo 4

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Il sabato era il giorno dedicato a noi.
Era il giorno mio e di Marta.
La mattina andavamo a correre in un parco poco affollato fuori dal centro di Roma, e Spettro veniva sempre a farci compagnia. Lui lo adorava, correva insieme a noi rincorrendo farfalle e andando a caccia di ragazze da sedurre.
Il pomeriggio lo passavamo a vedere serie tv e a farci belle per la serata, in cui di solito andavamo nei locali a ballare e tornavamo a casa al sorgere del sole. Il sabato era l'unico giorno in cui mi concedevo di non essere un'aspirante medico, ma solo una ragazza semplice che vuole divertirsi.

Mi alzai dal letto tutta pimpante e Spettro fece lo stesso. Mi misi il mio completino sportivo che fasciava il mio corpo senza lasciare niente all'immaginazione, misi le scarpe da ginnastica ed andai in cucina.

– Buongiorno. – mi sorrise la mia amica. Marco si girò e mi guardò come se avesse visto un fantasma. Mi misi le mani sui fianchi e cercai di incontrare il suo sguardo, ma sembrava incantato. Quando si rese conto di sembrare un pesce lesso si rigirò di scatto, e dandomi le spalle mormorò: - Buongiorno. – io non gli diedi peso e addentai un biscotto. Ovviamente a me e a Marta toccavano quelli integrali, mentre a Marco erano stati comprati tutti i biscotti al cioccolato esistenti sul mercato.

– Fra quanto sei pronta? – chiesi a Marta.
- Oggi non vengo a correre con te, mi dispiace Em. – disse abbassando il capo per non guardarmi. Che aveva? Non faceva mai così con me.
– Oh, e perché? – chiesi sorpresa.
Da quando ci eravamo trasferite in quella casa e avevamo iniziato l'università non avevamo mai saltato un sabato, a meno che avessimo la febbre. Cosa aveva da fare di così importante? – Devo accompagnare Marco a sbrigare delle cose per la casa. – disse con voce piccola.
– E lo dovete fare proprio stamattina? – chiesi confusa. Il sabato mattina loro dovevano per forza fare quelle commissioni?
– Sì. – rispose Marco deciso, al posto di Marta.
– Va bene. – dissi fredda.
– Spettro, andiamo. – chiamai il mio cane, gli misi il guinzaglio e me ne andai.


Stavo correndo affiancata dal mio cane, ma ad un certo punto lui fece uno scatto e sparì dietro la curva.
– Spettro! – urlai, cercando di farlo tornare indietro. Ma era come sparito, quindi accelerai il passo per raggiungerlo. Dopo che un polmone stava quasi per scoppiarmi nel petto, lo trovai, ed ovviamente non era solo.

– Ciao, è tuo? – un ragazzo biondo con occhi azzurri, mi sorrise dolcemente.
– Sì, mi dispiace se vi ha disturbati, è sempre in cerca di femmine. – mi scusai con lui.
– Oh, non preoccuparti. Guarda, credo che si piacciano. – ridacchiò guardando i nostri cani che si annusavano a vicenda. Notai solo in quel momento che fosse la prima volta che Spettro trovasse una femmina della sua stessa razza, ed effettivamente erano molto belli insieme. Alzai lo sguardo sul ragazzo e dovevo dire che fosse anche lui molto bello.
– Vieni spesso qui? – gli chiesi.
– Sì, qualche volta a settimana. E tu? – mi chiese.
– Solo il sabato. – risposi dondolandomi sui piedi come una bambina.
– Buono a sapersi. – mi sorrise ancora ed io rimasi incantata.
– Ora devo proprio andare. – dissi impacciata, cosa che non mi succedeva mai di solito.
Ma che mi prendeva? Presi Spettro per il collare, gli misi il guinzaglio e lo tirai con forza per staccarlo dalla cagnolina.
– Lui si chiama Spettro, ho capito bene? – mi chiese.
– Sì, e lei? – la accarezzai e lei mi posò una zampa sul braccio come per volermi trattenere.
– Lady. – disse. Io lo guardai e scoppiammo a ridere. Era impossibile, non potevo crederci. Lady era il metalupo di Sansa Stark, sempre del Trono di Spade.
– È uno scherzo? – dissi tra le risate.
– Non posso crederci. – disse lui scuotendo la testa.
– Non mi hai detto come ti chiami tu, però. – mi disse, una volta che avevamo smesso di ridere.
– Emma. – gli porsi la mano.
– Andrea. – mi sorrise e me la strinse.
– Allora... ciao Andrea. – dissi allontanandomi piano piano, sempre tirando Spettro.
– Ciao Emma. – mi salutò con la mano e nostri cani presero ad abbaiare.
– Spettro smettila! Ma che hai? Quella lì ti ha stregato, non è vero? – gli dissi, e lui mi guardò come per rispondermi di sì.


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