Uscii dalla mia stanza, ancora piuttosto assonnata, ma per fortuna quel giorno non sarei dovuta andare all'università. Entrai in cucina, e come ogni mattina Marta stava già facendo colazione.
– A che ora sei rientrata ieri? – le chiesi, sedendomi di fronte a lei.
– Buongiorno anche a te, Em. – ridacchiò. Io la fulminai con lo sguardo.
– Uff, sai essere proprio pesante quando vuoi. – sbuffò.
– A mezzanotte, comunque. – mi rispose finalmente. Spettro entrò in cucina e la mia amica iniziò a riempirlo di carezze.
– Ormai passi molto tempo con Tommaso... ti sei dimenticata di avere una casa? – le chiesi ridendo.
– No. E se con questo vuoi chiedermi se mi sia dimenticata dell'esame, la risposta è no. Non ho mica smesso di studiare. – mi rispose un po' acida. Forse ero stata davvero pesante, così cercai di rimediare.
– No, ti sbagli, non te l'ho detto per quello. È che... mi stai lasciando a casa da sola con Marco praticamente sempre... - bisbigliai mentre mi riscaldavo il latte.
– Oh, deve essere terribile. – disse prendendomi in giro.
Forse avrebbe smesso di ridere se le avessi raccontato del cazzotto al muro della sera prima. Le si rabbuiò il viso all'improvviso.
– Tanto oggi Marco... - fece per dire, quando il diretto interessato entrò in cucina.
– Ecco, appunto. – mormorò lei tristemente, vedendo il suo amico chiudendo uno zaino che sembrava scoppiare di roba.
– Sei triste? – le chiese lui dolcemente, accarezzandole i capelli come avrebbe fatto a sua sorella minore.
– Sì, devo ammetterlo. – rispose lei, prendendo la sua mano nelle sue.
– Triste per cosa? – chiesi confusa. Ovviamente ero l'ultima a sapere le cose, in quella casa.
– Marco se ne va. – disse la mia amica, e lui annuì.
– Oh. Emmh... oggi? – chiesi.
Non mi sembrava vero! Il pallone gonfiato levava le tende! Potevo girare nuda per casa di nuovo!
– Sì. Sto finendo di fare le valigie, oggi pomeriggio mi trasferisco ufficialmente a casa mia. – disse con un sorrisetto vittorioso. Oh tesoro, credimi, sono io quella vittoriosa.
– Nella tua reggia, vorrai dire. – disse Marta ridacchiando e lui le diede un colpetto sul braccio.
– Quindi i lavori sono terminati. – sospirai, cercando di nascondere la mia euforia.
Non perché non volessi apparire scortese agli occhi di Marco, poco mi importava, ma Marta mi avrebbe ammazzato.
– Già. – Marco accennò un sorriso.
– Bene, io faccio un salto a casa per sistemare le prime cose. Ci vediamo dopo. – ci fece un cenno ed uscì con lo zaino in spalla.
Marta aveva lo sguardo triste, e stava fissando un punto a caso della sua tazza verde.– Ehi, non sta mica andando in America. Puoi andare da lui quando vuoi, ti basterà prendere la metro. – le dissi, cercando di tirarle su il morale.
– Lo so, ma mi dispiace. Mi mancherà non averlo più in giro per casa. – sbuffò.
– A me no. – dissi con un sorriso sereno e sincero, ma lei scosse la testa e mi uccise con lo sguardo, così tornai seria.
– Sei preoccupata per lui, non è così? – le chiesi, appoggiando i gomiti sul tavolo e studiando per bene ogni sua espressione. L'avevo vista poche volte così, sembrava che Marco fosse suo figlio.
– Molto, Em. – mi disse, mettendosi le mani tra i capelli bruni.
– Di cosa esattamente? – le chiesi ancora.
– Tra pochi giorni inizierà a lavorare in azienda, e tutto per lui peserà il doppio. – si morse il labbro, e vedevo la sua mente montare film sulla sorte del povero Riva.
– Va bene, allora facciamo così. Siccome non posso vederti con quella faccia, ti do l'autorizzazione di invitarlo qui tutte le volte che vuoi. Anche se secondo me non vorrà più tornare dopo essersi abituato a Piazza di Spagna. – alzai le mani in segno di resa, e lei ridacchiò.Ero sul divano a leggere, con Spettro accanto a me, quando Marco entrò in salotto con due valigie enormi e apparentemente pesanti.
– Marta! – urlò affaticato.
– Marta non c'è. – gli dissi io alzando gli occhi dal libro.
– Non dirmi che è da Tommaso... - disse, sul punto di sbraitare.
– No, stavolta no. Non si sarebbe mai persa questo momento, ma purtroppo la zia l'ha chiamata per chiederle un favore. Sai... è molto vecchia e ha bisogno di aiuto, quindi è corsa da lei. Ma non se ne sarebbe andata via così senza salutarti e darti la sua benedizione. – gli dissi, facendogli capire quanto Marta tenesse a lui.
– Oh. – tirò fuori dalla tasca della felpa il suo telefono.
– Mi ha scritto un messaggio poco fa. Ha detto che pretende di essere invitata a cena al più presto. – disse lui con un sorriso che gli avevo visto pochissime volte.
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Odi et amo
Romance"Odio e amo. Forse mi chiedi come io faccia. Non lo so, ma sento che ciò accade, e ne sono tormentato." - Catullo "Sentivo qualcosa dentro il petto, come un corpo estraneo che si muoveva nello sterno, andando verso le costole e poi risalendo verso...