1. Smoke isn't allowed

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Ho sempre amato il mare, la sabbia ruvida sotto i piedi, l'acqua salata sulla pelle, la brezza marina fra i capelli, il rumore delle onde che si infrangono.
Quando ero piccolo i miei comprarono un casa sul mare in California, così ogni anno, da quando ne ho memoria, ci facciamo più o meno undici ore di macchina e restiamo per due o tre settimane nella nostra bella casetta a goderci la nostra piccola parte di paradiso. Questo fino a qualche anno fa, quando mamma è morta. Era malata da tempo di cancro e purtroppo il mare, al contrario di quanto pensava innocentemente lei, non l'ha magicamente guarita, mio padre ci sperava ancora, io l'avevo semplicemente accettato da tempo, sono sempre stato bravo a vedere la realtà effettiva, considerando la mia giovane età. Non l'ho mai considerato un pro.
Ovviamente, questo evento ha stravolto la nostra vita e inevitabilmente le nostre vacanze. Per mettere una toppa enorme a questa perdita e per compensare questa mancanza enorme, io e mio padre fingiamo di fare la famigliola felice ci rechiamo ancora in California ma andiamo nelle spiagge pubbliche, quelle con le sdraio e gli ombrelloni posti ordinatatmente in fila.. sono così monotone e chiassose, piene di persone che urlano, di bambini che strillano e corrono fra le sdraio, di gruppi di ragazzine che ti guardano e sghignazzano tra loro. Ho sempre odiato quei gruppetti.
Ma i miei hanno sempre voluto che io socializzassi, ero spesso solo, a suonare la mia amata chitarra, a comporre melodie, scrivere canzoni. Sono un artista, non perdo tempo con persone inutili, trovo tutti incredibilmente noiosi, superficiali e scontati. Però per una volta voglio far felice mio padre, così quando l'ennesimo animatore rompicoglioni viene a chiedermi se voglio andare a giocare a beach volley, accetto. Il tipo è raggiante così come mio padre.

"Finalmente! Ryan che fa qualcosa che non sia deprimersi? Un evento incredibile!" Esclama mio padre, dando una pacca sulla spalla a quel povero cristo che sta assistendo imbarazzato alla scena. A volte lo odio proprio. Da quando mamma non c'è più è diventato un vero stronzo.

"Sì, papà, molto simpatico" dico a denti stretti, alzando gli occhi al cielo. Lui non apprezza nulla di quello che faccio, è convinto che dovrei comportarmi come un "ragazzo della mia età". Scusa pa' ma andare in discoteca a sentire musica del cazzo, ubriacarmi ogni weekend (beh questo lo faccio ma è un altro discorso), fare il cazzone e scopare qualcunque essere umano dotato di vagina che respira, non è proprio la mia massima aspirazione.

Indosso un canottiera per mimetizzare almeno parzialmente il mio corpo troppo magro e pallido e inforco i miei occhiali da sole scuri per nascondere le occhiaie violacee date dalle poche ore di sonno, mi metto un pacchetto di sigarette e un accendino nella tasca dei pantaloncini senza farmi vedere. Ho iniziato a fumare più o meno alle medie. Un mio compagno di classe pluri-bocciato mi aveva offerto una sigaretta, in un gesto di sfida e io l'avevo accettata e l'avevo fumata tutta ovviamente, io non perdo mai. Aveva fatto schifo ma da lì non ho mai smesso, è un vizio di merda, ho bisogno di avere sempre qualcosa fra le labbra.
Mio padre non vuole che fumi giustamente ma non posso farci nulla, mi aiuta a rilassarmi visto che sono sempre in teso oppure incazzato senza motivo. Adesso sono più la prima cosa sinceramente, odio conoscere persone nuove, dover stare in un gruppo, ho un carattere di merda, di solito, mi odiano tutti subito. Faccio per mettermi una sigaretta tra le labbra ma l'animatore mi ferma.

"Non si può fumare in spiaggia sai?" Mi dice con tono pacato. Lo squadro da capo a piedi con un po'di disprezzo: avrà cinque o sei anni più di me, ha gli occhi azzuri, le labbra sottili, porta i capelli abbastanza lunghi con la riga laterale, è parecchio alto, almeno dieci centrimetri più di me. È un bel ragazzo, tutto sommato.

"E tu lo sai che io l'ho sempre fatto e continuerò a farlo?" Gli rispondo a tono, accendendomi quella dannata sigaretta.

"Non sei un po' troppo giovane per fumare?" Mi chiede dopo un paio di secondi passati a studiarmi con occhio critico.

"Ho diciannove anni cazzo" borbotto, guardandolo male. Tutti mi danno meno anni di quelli che ho per via del viso sbarbato, degli occhioni da cucciolo, della forma delicata e femminile delle mie labbra, dei miei capelli forse un po' troppo lunghi, del mio fisico magro.

"Ad ogni modo, non dovresti, ci sono i bambini" mi rimprovera pazientemente. La calma di quest'uomo mi altera.

Sto per dire che lui e i bambini possono andare gentilmente a farsi fottere ma un accozzagliamento di voci mi blocca. Ci sono un sacco di ragazzi e ragazze, molti più piccoli di me che parlano fra loro e molti esultano quando vedono il palo umano tornare. Lui alza le braccia come quando si esulta, tutto gasato e io voglio già tornarmene a casa.

"Signore e signori, questo belloccio qui è..."

"Ryan" concludo io per lui e poi alzo gli occhi sul gruppo. Si sono ammutoliti tutti, mi stanno fissando come si fissa un cucciolo di panda allo zoo.

"Il mio ex si chiamava Ryan" gracchia una ragazza "era un vero stronzo"

Le faccio il verso mentalmente e l'animatore-senza-nome aka giraffa man aggiunge:"Non aspettarti che lui sia molto meglio, Kelly"

Il gruppo scoppia in una risata collettiva e io mi limito a lanciare un'occhiataccia a giraffa man che non può vedere a causa dei miei occhiali da drogato. Come ho detto, tutti ridono, tutti eccetto uno. È un ragazzo moro dalla camicia hawaiana seduto su un muretto.
Lui non sta ridendo. Lui mi sta fissando con una tale intensità che mi sento le ginocchia molli e le guance arrossire. Tuttavia sostengo il suo sguardo, un po' scocciato anche. Che cazzo ha da guardare?

Heyyy sono tornata, spero che questa storia vi piaccia, ci ho messo il cuore, mi sono impegnata davvero molto fatemi sapere:3

Hurricane | RydenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora