6. Better Person

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Tw: depressione, dipendenze, droghe, morte

Sento le sirene dell'ambulanza.
Il beep beep della macchina che misura il battito cardiaco, mi dimentico semore come si chiamo.
Delle voci.
Ci sono più voci che parlano una sopra l'altro.
"Ryan Ryan! Riesci a sentirmi?"
"È colpa tua, George, cazzo. Guarda come è ridotto tuo figlio"
Mia zia Christine. Cosa ci fa lei qua?
"Non è colpa mia se mio figlio è un drogato"
Questo è mio padre.
Ora le voci sono diventate urla. Non percepisco il mio corpo, non riesco a muovere nulla, odo e basta.
Sento qualcuno stringermi la mano.
"Stai con me, tesoro"
È la voce di mia madre. No, non è possibile. Mia madre morta da anni. Magari sto morendo anch'io?

Mi sveglio di soprassalto, tutto bagnato. Poi realizzo che qualcuno mi ha tirato dell'acqua ghiacciata in faccia. Mi stropiccio gli occhi e riesco finalmente a mettere a fuoco tutto. Sono nel mio letto in camera mia, non ho idea di che ore siano, la tenda è tirata, la stanza è illuminata dalla luce artificiale. Ai piedi del letto, c'è Brendon che se ne sta in piedi con un bicchiere in mano, una bocca sulla mano. Sta tremando.

"Bren" mormoro e lui corre verso di me e mi abbraccia. Mi sta stringendo con forza e lo sento singhiozzare contro la mia spalla. Gli appoggio, confuso, una mano sulla schiena scossa dai singhiozzi. Che gli prende?

"Ma cosa ti è saltato in mente? Sei diventato matto?" Mormora disperato, staccandosi da me. Mi ha preso la faccia tra le mani e mi sta guardando dritto negli occhi. Sono stanchi e pieni di lacrime. Conosco questo sguardo, purtroppo l'ho già visto.

"Di che parli?" Gli chiedo nonostante io stia ricostruendo tutto.

"Ryan eri steso sul pavimento del bagno, svenuto, c'erano i resti di una striscia di cocaina sul cesso!" Ora sta urlando, sento la paura nella sua forma più potente nella sua voce. È come un deja-vu, un fottuto deja-vu di merda.

"Cazzo, Ryan ma cos'hai in quella testa bacata?" Mi urla mio padre, camminando avanti e indietro per la camera bianca dell'ospedale. È arrabbiato sì ma anche spaventato.
"Saresti potuto morire. Era quello che volevi fare?"
Era quello?

"Pensavo fossi morto, pensavo fossi morto, pensavo fossi morto" la voce di Brendon si fa sempre più debole fino a spezzarsi del tutto. Mi alzo dal letto e vado ad abbracciarlo. Lui trema e piange fra le mie braccia e tutti i ricordi mi tornano alla mente.

"Sto bene, ehi, mi dispiace" gli sussurro accarezzandogli i capelli.

"Pensavo fossi morto" ripete, stavolta più calmo. Lo cullo per un po', continuando a ripetregli che mi dispiace.

"Non volevo, non volevo, cazzo, mi dispiace" urlo in maniera isterica, mi sta per scoppiare la testa. Mio padre viene da me e mi tira uno schiaffone poi mi abbraccia.
"Non farlo mai più. Sei l'unica cosa che mi è rimasta"
Sono l'unica cosa che ti ricorda mamma, penso.

"Ho bisogno di un po' d'acqua" ammetto e mi siedo sul letto. La sveglia sul comodino indica le 4 e 27.

Vedo Brendon riempire il bicchiere nel bagno della mia stanza. Noto che ha la camicia allacciata sbagliata e un succhiotto sul collo. Mi metto le mani nei capelli, imprecando a bassa voce. Mentre io mi drogavo lui si stava facendo fottere da Dallon. Sono collegate le due cose?

"Mi dispice di averti rovinato la serata con Dallon" dico una volta che è di ritorno "ti ho interrotto il divertimento"

Brendon si copre in automatico il succhiotto che ha sul collo e scuote la testa.

"Non mi stavo divertendo" ammette "volevo solo farti ingelosire"

"Anch'io" ammetto a mia volta con una piccola risata.

"Siamo dei coglioni" dice alla fine Brendon e ridiamo inisieme.

"Grazie per avermi riportato qua" dico poi tornando serio "resti con me?"

"Non ho altre alternative" dice Brendon con un sorrisino. Ci cambiamo entrambi e ci mettiamo nel letto, entrambi stanchi morti.

"Cosa è successo, Ryan? Perché l'hai fatto?" Mi chiede Brendon, girandosi verso di me. Ha una mano sotto la guancia, gli occhi rossi e gonfi, i capelli scompigliati. È bello anche così, lo sento veramente vicino a me.

"Non lo so" ammetto. Ed è la verita. È sempre così. Non so mai perché lo faccio. "Volevo solo non pensare a nulla, non provare nulla"

"Sono andato in overdose sai?" Confesso dopo un attimo di silenzio. Non so perché io l'abbia fatto. Sono stanco e quando sono stanco tendo ad esserre troppo sincero.

"Cosa?" Brendon è visibilmente shockato, si è tirato su, appoggiandosi sui gomiti.

"È successo due anni fa, mi pare. Ho sperimentato varie cose brutte nella mia vita tra cui l'overdose"

"Cazzo" sussurra Brendon, scostandomi una ciocca di capelli dalla fronte. E, a quel tocco così delicato e intimo, mi metto a piangere. Era da anni e anni che qualcuno non faceva un gesto simile nei miei confronti.

"Sfogati Ryan. Parla con me" mi sussurra dolcemente, abbracciandomi. E io, per la prima volta nella mia vita, lo faccio.

"Mia madre è morta di cancro quando avevo 14 anni" inizio a narrare, le lacrime che scendono silenziose dai miei occhi "Ero molto legata a lei e non ho mai superato il lutto.
La settimana successiva alla sua morte l'ho passata a letto. Senza mangiare, senza alzarmi, senza lavarmi, bevendo ogni tanto da una bottiglia mezza vuota. Mio padre pensava che fosse per il trauma, effettivamente era così ma questa cosa è continuata per anni. Passavo lunghissimi periodi a letto, mi hanno portato all'ospedale un paio di volte a causa delle infezioni alle vie urinarie, solo che non ero capace ad alzarmi, qvevo il corpo completamente irrigidito. Ricordo una volta che mi ero alzato perché avevo l'acne che mi faceva talmente male da non riuscire ad appoggiare la faccia sul cuscino" mi tocco le guance in automatico dove ora ci sono le cicatrici di quelle esperienze.
"Eri dimagrito più o meno 20 chili e non ti dico quanti capelli perdevo quando, magari dopo tre settimane che non mi lavavo, mi facevo la doccia. Fa schifo, lo so. La depressione fa schifo. Ogni aspetto di questa malattia, soprattutto quelli che nessuno ti racconta"

Faccio una piccola pausa per ricacciare indietro le lacrime e continuo.

"Poi a quasi diciassette anni ho iniziato a prendere medice. Antidepressivi, farmaci per l'ansia e per la rabbia. Sì, non riuscivo a gestire la rabbia, diventavo un animale. Sono finito all'ospedale con dita rotte, unghie strappate e cose così. Però ero contento perché mi davano delle pillole che mi facevano sentire da Dio, le ho rubate per un paio di mesi ma ho smesso quando mio padre mi ha scoperto e mi ha picchiato quasi a sangue. Aveva iniziato a bere ed era diventato violento. Mi picchiava e mi insultava di continuo. A volte quando è ubriaco lo fa ancora ma ora rispondo al fuoco, non ho più paura.
Ho iniziato a comprare cocaina con i suoi soldi, l'ho provata un paio di volte e una di queste mi è quasi stata fatale" faccio un'ulteriore pausa pensando a quei giorni dove sono quasi morto "Avevo compiuto diciott'anni da pochissimo. Da allora sono pulito, prendo le medicine con regolarità - inutile dire che prima le prendevo come cazzo mi pareva e mi facevano stare ancora peggio - e non mi drogo più. Almeno fino a questa sera" mi asciugo una lacrima con rabbia "non accadrà più, voglio essere migliore"

Ripeto questa frase fino a quando, sfinito, non mi addormento tra le braccia di Brendon.




Questa storia mi fa cagare, ora come ora, ma so che siete in quarantena e non sapete cosa fare, spero vi tenga un po' di compagnia

Hurricane | RydenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora