4. Mama Mia

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Ed è realmente così. Andiamo in un pub scelto da Brendon e iniziamo a parlare del più e del meno davanti ad una bella birra. Mi piace molto la sua compagnia, sento una forte connessione mentale, mi sembra di conoscerlo da anni.
E quel posto nell'angolo è divenatato nostro nei giorni a seguire, ogni giorno dopo la spiaggia veniamo qua e stiamo delle ore semplicemente a parlare di qualsiasi cosa. Con Brendon potevi portare avanti una conversazione per ore anche senza avere un vero e proprio argomento. È incredibile, senza freni, senza peli sulla lingua.
Avrei continuato così per sempre ma Brendon decide di rompere la quiete.

"Andiamo in discoteca?" Mi propone, sorseggiando la sua sangria con un sorriso. Io ci rifletto su un paio di secondi: non c'è nulla che potrebbe andare storto, sarà divertente, devo solo bere poco e stare lontano dalla droga, non posso finire come l'ultima volta...
Annuisco e Brendon batte le mani euforico e si alza di scatto. Mi prende per mano e si dirige verso l'uscita, io osservo le nostre mani allacciate con una punta di vergogna e imbarazzo e vado a sbattere contro di lui.

"Brendon, perché ti sei fermat-" mi blocco non appena vedo Dallon, l'animatore bastardo, proprio davanti a noi. È insieme a due ragazze, una delle quali mi sta guardando un po' troppo per i miei gusti.

"Ciao ragazzi" ci saluta con un sorriso tirato "cosa fate qui?"

"Stiamo andando in disco" risponde pacato Brendon.

"Quale disco?"

"Mama mia"

Nell'udire quel nome, Dallon rivolge uno sguardo soddisfatto e un po' malizioso a Brendon e io rispondo per lui con una smorfia. Mi sta sul cazzo ma devo capire perché ha fatto quella faccia. Che locale è? Cosa sa che io non so?

"Veniamo anche noi" squittisce una ragazza e così tutti insieme appassionatamente ci dirigiamo verso questa discoteca. Dallon si appiccica a Brendon ovviamente e una delle due ragazze, quella che mi guardava, una bionda, bassina, a me. Mi sento molto a disagio, la presenza di queste persone mi irrigidisce ma non posso fare nulla, solo continuare a camminare e cercare di non dare di matto. Buon viso e cattivo gioco, mi diceva sempre mia madre

"Bren" lo chiamo sottovoce "perché Dallon ti ha guardato così quando hai pronunciato il nome della discoteca?"

"Beh" Brendon ride, ė completamente rilassato e felice, al contrario del sottoscritto "è una rinnomata discoteca gay"

"Cosa?" Sbraito attirando l'attenzione di Dallon, che mi lancia un'occhiataccia "sei matto? Io non sono gay"

"Tranquillo, ti starò vicino io, nessuno ci proverà con te" ride beato, mettendomi una mano sul petto. Sento le guance andarmi a fuoco, un po' per l'imbarazzo, un po' per la rabbia, un po' per l'alcol. Si prospetta una serata indimenticabile cazzo.

Appena entrati dentro la prima cosa che mi colpisce è la puzza di sudore. Dico davvero, ci sono livelli di testosterone assurdi qua dentro. Ci sono insegne a neon e bandiere arcobaleno  ovunque, sulla pista da ballo le luci esplodono in mille colori sui corpi mezzi nudi di tutti quegli uomini che ballano uno contro l'altro, in gruppo o da soli.
Mi sto sentendo male. Mi fiondo subito al balcone e mi assicuro di avere Brendon attaccato al culo.
Ordino del whiskey con ghiaccio e lo butto giù in un sol fiato. Brendon ride divertito, buttandomi un braccio attorno alle spalle e me ne ordina un altro che fa la stessa triste fine del primo. Dritto nello stomaco di un adolescente ansioso e teso.

"Ti senti meglio adesso?" Mi chiede, urlando per sovrastare il rumore della musica. Sta giocando con il bordo della mia camicia, guardandomi con sguardo languido.

"Decisamente" urlo io di rimando, facendo un passo in avanti, riesco a sentire il suo fiato puzzare di vodka, le sue pupille dilatarsi. Ma ovviamente Dallon si mette in mezzo e spezza la magia.

"Mi concedi un ballo?" Chiede a Brendon, facendolo ridacchiare poi si rivolge a me con un sorrisino strafotttente:"Spero non ti dispiaccia"
Lo prende per mano e lo trascina letteralmente in pista. Sto là a guardarli strusciarsi uno contro l'altro per un paio di secondi fino a quanto un ragazzo con i capelli biondo ossigento non mi si para davanti.

"Ho capito che sei geloso ma potresti renderlo anche meno palese"

"Scusa?" Sbotto indispettito. Cosa cazzo vuole questo?

"Si vede lontanto che tu piaci al moretto e lui piace a te. Sta solo cercando di farti ingelosire"

"Lui non mi piace" dico secco, stringendo con forza il bicchiere ormai vuoto.

"Però lo stai continuando a guardare" mi fa notare il ragazzo e così distolgo subito lo sguardo da Brendon e Dallon per rivolgerlo verso di lui. Ha dei lineamenti molto femminili, ancora più dei miei, indossa delle lentine viola e una camicia azzurra mezza sbottonata.

"Cosa dovrei fare allora, Cupido dei gay?" Gli chiedo un po' seccato. Lui ride probabilmente per l'appellattivo e mi cinge le spalle con un braccio, vorrei spostarmi ma lo lascio semplicemente fare: ha un buon odore, di rosa come.

"Fai quello che sta facendo anche lui: rendilo geloso. Impazzirà"

"E con chi dovrei fare questa cosa? Con te?"

"Oddio no" esclama lui quasi schifato, togliendo il braccio "non sei il mio tipo, tesoro. Ma quella biondina là ti sta fissando da quando sei arrivato. Non condivido ma approfitta" mi dà una pacca sulla schiena e se ne va, saltellando verso un tipo che  è almeno il doppio di lui. Ora capisco perché io non sono il suo tipo. Aspetta ma sono appena stato rifiutato da un gay?!

Ad ogni modo, rivolgo uno sguardo alla bionda,  l'amica di Dallon, che, effettivamente, mi stava guardando, mordendosi le labbra, le mani sotto le clavicole, vicino al seno scoperto.

Brendon voleva ballare. Bene, allora. Balliamo cazzo.

Hurricane | RydenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora