【 Capitolo 3 】

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Lo sento ridere e risponde «Probabilmente è perchè non ti hanno mai vista qui, non si saranno fidate e ti avranno teso trappole un po' troppo esagerate.» Corruccio le sopracciglia alle sue parole. Ma siamo nella reggia di un mafioso o qualche base militare del dopo guerra?!

«Siamo arrivati» apre una porta che penso di aver già visto e controllato. Penso.

Dentro vedo un'ufficio veramente professionale: alle pareti a destra e a sinistra sono poggiati scaffali e armadi pieni di fogli, statuette, vasi e altri ornamenti. In mezzo alla stanza c'è un grande tappeto nero a pelo corto con poltrone di pelle sempre dello stesso colore posizionate sopra e parallele alla porta, dietro ai divanetti c'è una grande scrivania e dietro ancora incrocio quegli occhi neri soliti a penetrarti.

«Pensavo ti fossi persa, invece eri con questo rincoglionito», dice appena ci vede. Si alza dalla sua poltrona sempre nera di pelle.

«Aoh, come ti permetti! Comunque hai fatto veramente smarrire lo Splendore qui presente e probabilmente avrebbe potuto anche perder la vita eh. Avresti dovuto dire alle domestiche di condurla qui». Si difende Jay, mi faccio scappare una risata a causa dall'espressione confusa ed allo stesso tempo preoccupato del pervertito. Sono l'uno il contrario dell'altro, come fanno ad essere amici?

«Muoviti a levarti dalle palle, le devo parlare...» sospira tornando a sedersi, mentre Jayden mi spinge sui divani facendomi accomodare.

«Le maniere signorino! C'è una bellissima ragazza che potrebbe essere influenzata dalle sue parole poco raffinate!» Dice ironico Jay, guadagnandosi un'occhiataccia dal suo amico e facendomi scoppiare fragorosamente in una risata. Entrambi mi guardano come se fossi un'aliena e con fatica ritorno composta, cercando di trattenere altre risate ribelli.

«Se non avessi da fare non vi lascerei qua da soli, ma invece ho da fare. Ah, le tue mutandine rosa e pizzo nero erano veramente carine Isabel!» Burla con tanto di occhiolino prima di chiudersi le porte alle sue spalle. Arrossisco involontariamente e abbasso lo sguardo stringendo le spalle.

«Eri bellissima quando stavi ridendo... anche il vestito ti dona molto» il suo complimento mi lascia un momento spiazzata, ma torno a guardarlo. Prima fa il maniaco poi fa il duro, ora mi fa i complimeti, non lo capisco proprio.

«Dovresti educare meglio le tue domestiche; ho rischiato di farmi una seconda doccia con l'olio bollente e stavo per ritrovarmi una pallottola nel cervello che tu stesso reputi ben funzionante, il tutto mentre scappo da uomini che sembrano dei gorilla armati!» Durante il racconto mi scappa un sorriso ricordandomi il calcio che ho sferrato a Jayden pensando fosse uno di loro.
«e... per poco non ficcavo un tacco nel cervello del tuo amico.»

A quest'ultima affermazione scoppia anche lui. Diciamo che la sua risata è seriamente seducente. Stop cervello inutile che mi ritrovo! Un po' di contegno Kate!

«Ho dimenticato avvisarle, perdono. E non ti preoccupare per il cervello di Jayden, quella roba è ben protetta dalla sua scatola cranica. Una volta ha dato una testata a un tizio, quella povera vittima del suo cranio è svenuto e da quel ricordo, ha rischiato un trauma cranico.» Scuote la testa sorridendo.

«Simpatico il tuo amico.» Commento, ridacchiando a mia volta.

«Sinceramente non mi aspettavo che ti mettessi veramente quell'intimo, lo avevo scelto per vederti arrabbiata e invece...» divento di un rosso pallido per il fatto che si è ricordato delle parole del castano.

Lo strozzerei volentieri. Ma poi stringo il pugno prima che se lo ritrovi in faccia.

«Ridammi le mie cose, torno a casa» mi alzo e lo fisso in attesa di una risposta, incrociando le braccia. Come se avessi altro tempo da perdere poi. Entro 5 giorni devo pagare l'ospedale per l'operazione che dovrà affrontare Nathan.

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