【 Capitolo 26 】

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«No, ora mi dici come ti sei guadagnata questo appuntamento mentre eravamo in ospedale. Cazzo, la gente va in ospedale per visitare o farsi visitare, non per organizzare appuntamenti!» Direi che Asher sia arrabbiato, se non fosse che so che considera questo "incontro" una distrazione da Alexander.

So che lui non farà mai per me, so che mi considera un giocattolo del sesso o solo una donna da istruire e poi farsi. Ma so anche che non è indifferente a me, non mi tratta come se fossi solo una battona, altrimenti tutti quei baci, vestiti e regali non avrebbero senso. Devo chiederglielo: ho bisogno di sapere se solo io quando posa le sue labbra sulle mie, sento scariche elettriche che partono dal punto in cui ci uniamo, se solo io sento alleggerirmi tutta, quella sensazione di impotenza ma che allo stesso tempo mi fa capire di essere indistruttibile al momento. Devo sapere se solo io sento quel senso di unicità che fa provare.

«Ash, ho solo intenzione di ringraziarlo con un caffè e ridargli la giacca. Se vuoi una dimostrazione, allora vieni anche tu.» Non voglio avere uno di quei incontri in cui si inizia a discutere degli anni, del lavoro, situazioni familiari e tutte quelle robacce lì.

«Ma tu sei tutta fatta! Da come me l'hai descritto, sembra un dio greco dagli occhi verde prato primaverile – ovviamente io sono più bello —, è un'occasione perfetta per rimorchiare e farti un tipo onesto», fa uno scatto in avanti mettendosi davanti a me e continua a correre, ma all'indietro. Mi trafigge con lo sguardo e continua il suo discorso sul tipo, dicendo qualcosa come che io debba vestirmi bene, truccarmi, flirtare...

Ma la mia attenzione viene catturata da un'Aston Martin parcheggiata a una decina di metri dall'uscita del parco.

Il mio cuore inizia a battere ancora più veloce, e non è stato scatenato dalla corsa...

«Capito? Devi. Portartelo. A. Letto.»

«Ma se si rivela un serial killer?», chiedo con tono scherzoso, ignorando quella calamita di macchina, come se fossimo due poli diversi e quindi fortemente attratti.

Rallentiamo il passo, mentre lui si rimette al mio fianco, pulendosi il sudore con l'asciugamano appeso al suo collo. «Mi mandi un messaggio e io ti chiamo facendo finta che sia un'emergenza, così te la svigni. Anzi, starò a un paio di tavoli di distanza, se vedo o sento che la situazione sta prendendo una piega che non piace al sottoscritto, allora ti chiamo. In ogni caso, finchè il tipo non mi piace, ti chiamo. Se anche sembra un cesso, ti chiamo. Tu as comprend?»

«Sì, ho capito.» Butto la testa indietro, alzando gli occhi al cielo.

Certe volte il suo livello d protezione e preoccupazione supera quello di una mamma orso. Può diventare anche fastidioso per determinate persone, ma Asher è Asher, non si può non adorarlo. Sue testuali parole.

«Brava, ora ripeti.»

«Appena gli restituisco la giacca, ti chiamo.» Trattengo un sorriso alla sua espressione accigliata. «Ho solo fatto il riassunto di quel che hai detto.»

«Io non ho detto questo!»

«Oh, sì, invece», mi fermo sul marciapiede davanti all'entrata. «Be', ci vediamo più tardi.» Dato che vuole scegliermi l'outfit lui.

«Okaaay», mi stampa un bacio sulla tempia. «A dopo, Pannocchietta Arrapante.» Gli tiro un pugno sul bicipite, facendogli una smorfia.

Ash si dirige a sinistra, mentre io proseguo a destra, avvicinandomi sempre di più alla macchina lussuosa. Rallento il passo a qualche metro di distanza, fino a fermarmi davanti allo sportello.

Guardo dritto il vetro oscurato, come se riuscissi a vederlo. Non sono nemmeno sicura che sia in auto, ma sento i suoi occhi bruciare sulla mia pelle, ci sono le fiammelle che ardono sotto la carne.

Mafia HeartDove le storie prendono vita. Scoprilo ora