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Mi rassegno all'idea che dovrò passare i prossimi pomeriggi qui, così decido di utilizzare il tempo a disposizione per fare qualcosa di utile.
Mi volto lentamente per accertarmi che nessuno stia facendo caso a me ed effettivamente è così: Hearly sta dipingendo le sue unghie di rosso, Malcom legge un libro di politica estera e Castiel dondola sulla sedia fissando il soffitto.
Approfittando della situazione prendo il mio zaino e tiro fuori l'occorrente per disegnare.
Mi mette estremamente in imbarazzo disegnare davanti ad altre persone, quello che non dico a parole potrebbe fuoriuscire attraverso i miei schizzi e ciò non mi piace.
Non mi piace non averne il controllo.
Così inizio e lentamente, tutto prende vita.
Non so mai cosa voglio disegnare, la mia mente vaga, cerca e scava dove non mi è possibile arrivare e il resto lo crea la mano.
Così faccio una bozza, un albero che inizia ad assomigliare sempre di più ad un ciliegio in fioritura: bello, forte e rigoroso nonostante la sua natura dedicata.
Lo guardo allontanando di poco il foglio, lo dipingerò su tela, magari con degli acquerelli così da far risaltare i suoi colori tenui.
Soddisfatto alzo di poco lo sguardo e mi congelo sul posto quando mi rendo conto che lo sguardo di Everghit è dritto nei miei occhi.
La sua testa è appoggiata svogliatamente alla mano sinistra e così, silenziosamente, mi osserva in maniera quasi...curiosa?
Distolgo lo sguardo scottato, cosa sto andando a pensare?
"Tu, biondino, guardami."
Porca troia, cosa ho fatto adesso?
"Parlo con te, angioletto mancato.
Guardami quando ti parlo."
Penso che un giorno di questi mi ritroveranno morto, in una fossa e carbonizzato, probabilmente irriconoscibile.
Mi maledico per l'ennesima volta quando alzo lo sguardo perché Everghit scatta in avanti nella mia direzione ed io mi sbilancio all'indietro, ovviamente sorpreso dal gesto repentino.
Mi aspetto di sentire dolore al sedere e alla schiena ma non ne sento la botta, quindi mi convinco a riaprire gli occhi e una scena ancora più sorprendente mi si prara davanti: Castiel mi tiene per la vita e le nostre facce a tre centimetri di distanza.
Tre fottutissimi centimetri.
"Scendi sempre così tanto in basso Julien?"
La voce irritante di Malcom mi risveglia da questo breve momento di shock, mi allontano velocemente dal mio salvatore oscuro e lancio un'occhiataccia a quel verme di Varroe.
"Potrai anche non parlare, ma sai sputare veleno dagli occhi."
Lascio perdere Varroe e raccolgo velocemente i miei schizzi da terra, noncurante degli sguardi su di me.
"Volete altre due ore di punizione qui dentro?
Seduti voi due, immediatamente!"
Urla il professore responsabile della nostra punizione
"Sorprendente, di bene in meglio."
sento sussurrare acidamente dal ragazzo al mio fianco.
Quindi sa essere anche ironico, interessante.
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Dopo il richiamo, ma soprattutto dopo la minaccia di allungare la punizione, tutti noi piombiamo nel silenzio.
Ormai resta solo mezz'ora da scontare e poi potrò correre dritto al mio parco preferito, al sicuro, nascosto e indisturbato.
Per quasi un'ora ho sentito il suo sguardo su di me, indagatore e bramoso.
Il mondo in cui mi guarda mi terrorizza, sono gli occhi che ti portano guai quelli.
"Beh, mi rimane poco tempo a disposizione per fare amicizia. Un po' mi dispiace però, non ho potuto ancora fare la tua dolce conoscenza, honey"
Hearly prende parola spezzando il silenzio in aula
"Sono curioso però, questi due posso anche immaginare, ma perché tu sei qui, angelo?"
continua sempre lui.
Lo guardo leggermente ammaliato, è davvero una calamita vivente questo ragazzo.
Così decido di  rispondergli, prendo le sigarette e gliele mostro con sguardo sofferente.
"Le apparenze ingannano, biondino..."
Sussurra Castiel così flebilmente da farmi dubitare del mio stesso udito.
Fortunatamente la "conversazione" si interrompe con l'arrivo del professore che finalmente ci lascia uscire.
Ora, devo solo scomparire e non mi riuscirà difficile....almeno spero.

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