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Le ore in detenzione passano veloci, ogni tanto il mio sguardo incrocia quello di Everghit che viene beccato a lanciarmi occhiatine fugaci ed Hearly che osserva entrambi con la testa piegata da un lato, curioso.
Io, nel mezzo di questi due, cerco di finire uno schizzo di un paesaggio da ben due ore.
Sospiro sollevato quando il professore ci dice che possiamo andare a casa, raccatto la mia roba e faccio per andarmene quando sento qualcuno mi strattona il braccio e penso "cosa c'è adesso?"
A trattenermi è Castiel, che appena realizza di avermi tirato il braccio con un po' troppa forza ritira la mano, quasi scottato.
Il suo sguardo vacilla per un secondo prima di ritornare al suo atteggiamento seccato e sicuro di se.
"Hai da accendere?"
Lo chiede in modo così fermo e duro che sento tremarmi le gambe.
Che ridicolo che sono, non può mica pestarmi, per cosa poi dovrebbe pestarmi? Non l'ho mica infastidito...giusto?
A interrompere il mio flusso di pensieri è sempre lui, che adesso con affare canzonatorio mi dice "allora? Lo hai o no?"
Mi riprendo velocemente, dandomi dell'imbecille e inizio a frugare nel piccolo zaino color panna che mi porto sempre dietro.
Nel farlo, si devono intravedere alcuni miei schizzi col carboncino perché Everghit se ne esce con "Ah però, sei bravo a disegnare"
Avvampo immediatamente, non avrebbe dovuto vederli, sono personali...perché mai sono così impacciato in tutto quello che faccio?
Alzo lo sguardo e gli allungo l'accendino rigorosamente azzurro pastello con piccoli disegni stampati sopra e quando sono convinto che non potrò mai andare più a fondo di così, Everghit per l'ennesima volta mi sorprende "Vuoi fumare? Ho una sigaretta in più. Io non ne fumo di quella marca."
Così, mi ritrovo in una situazione ancora più bizzarra: io, a penzoloni sul piccolo muretto fuori scuola ed Everghit, seduto sulle scale con sguardo vago e assente.
Finisco la sigaretta velocemente, mentre il ragazzo che mi sta di fronte adesso mi scruta più attentamente.
"Perchè non parli? Sei muto o qualcosa del genere?"
Con fare scocciato allungo la mano verso il piccolo block notes e scrivo semplicemente "non mi piace parlare, non mi va."
Everghit annuisce pensieroso, quasi come se lo avesse sempre saputo e concordasse con me.
"Oggi non sei entrato a scuola"
Sorpreso da questa affermazione rimango un attimo attonito, come fa a saperlo? Se n'è accorto? In questa scuola ci saranno circa trecento studenti.
Colpito, mi sento quasi in dovere di dare una giustificazione e scrivo con sguardo chino sul piccolo foglietto
"Non è suonata la sveglia..."
Che poi, perché mi sono dovuto giustificare? Mi prenderei a schiaffi da solo, giuro.
Non è mica un mio amico, si potrebbe definire un conoscente, forse nemmeno.
La nostra conversazione viene interrotta dal rombo di una moto abbastanza familiare, da cui il proprietario scende lentamente con fare disinvolto.
A venirci incontro non è altro che Damien, lo stunt-man suicida, che va dritto verso Everghit e solo dopo essergli saltato addosso e avergli incastrato la testa sotto il braccio si rende conto che ad assistere alla scena ci sono anch'io.
Sgancia Castiel da quella presa mortale e mi guarda con fare interrogativo.
"Ehi tigre, ci sei anche tu qui!
Non sapevo che conoscessi il mio fratellino."
Aspetta, il suo cosa?
Il mio sguardo vaga velocemente da Damien a Castiel notando solo adesso la palese somiglianza tra i due.
In quel momento giuro di aver sentito anche l'ultimo mio neurone funzionante abbandonarmi al mio tragico destino.
Sono fottuto.

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