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Schizzo fuori dall'aula con un'agilità che non pensavo nemmeno di possedere e mi dirigo verso il mio posto preferito: un piccolo parco poco conosciuto vicino casa mia.
Arrivato, decido di appoggiarmi alla mia solita quercia e di respirare a pieni polmoni, rilassato.
Dopo una buona ora di intensa lettura dei dolori del giovane Werther mi accorgo che si sta facendo buio, così decido di raccogliere le mie cose e tornare a casa.
Incredibile quanto quel libro mi faccia perdere la condizione del tempo, l'avrò letto circa sedici volte eppure ci trovo sempre qualcosa di nuovo, di importante, degno di una sottolineatura.
Esco dal parco salutando con la mano il custode: Angelo, cinquant'anni di pura pazienza e gentilezza, sopratutto con me.
Tento di attraversare la strada quando improvvisamente, mi passa davanti tutta la mia vita in 3,6 secondi esatti.
Una moto nera opaca di chissà quale modello super costoso sfreccia ad un palmo del mio naso rischiando quasi di uccidermi.
"Dimmi un po', stai cercando di farti prendere sotto?"
Prima ancora di realizzare il tutto, la moto è ormai accostata ed il guidatore viene verso di me togliendosi il casco, una visione paradisiaca se non fosse che ho rischiato la morte.
Mi ricordo della domanda che mi ha fatto e l'osservo alzando un sopracciglio, sto deficiente non solo andava a 100km/h e mi stava palesemente ammazzando, ora vuole anche litigare?
Per quieto vivere, decido semplicemente di fare cenno di no con la testa e andarmene ma i miei piani vengono interrotti.
"Oh oh oh, fermo un secondo amico. Stai bene...giusto?"
Annuisco, scocciato, sta decisamente rallentando i miei piani serali.
Così prendo il block notes e la prima penna che trovo nello zaino e scrivo: "tutto ok, non mi hai sfiorato. Ora devo andare"
Semplice e coinciso, allungo il biglietto verso di lui e mi prendo un minuto per osservalo:
alto e robusto, capelli scuri tenuti all'indietro e occhi penetranti che ricordano vagamente qualcuno.
Mi risveglio, rimproverandomi di non imbambolarmi più così facilmente in situazioni come questa.
Faccio per andarmene e per la seconda volta vengo interrotto
"Sicuro che io non ti abbia procurato qualche trauma? Anche prima eri muto?"
Per la seconda volta sento chiudermi la vena, mi giro verso di lui velocemente e gli strappo dalle mani il foglietto, per poi andarmene.
Fortunatamente, aumentando il passo, non lo sento richiamarmi e finalmente torno a casa.
Sono devastato dalla giornata di oggi, anche se non ho fatto praticamente nulla.
Andrei volentieri in coma ma mi ero ripromesso di finire il disegno del ciliegio, così preparo tutto l'occorrente ed inizio a disegnare i contorni dell'albero sulla tela bianca.
Spero di riuscire a finirlo entro due giorni, vorrei mandarlo a mia madre in Canada per il suo compleanno e si sa, i tempi di spedizione sono quelli che sono.
Così passo la serata e pian piano, sono già nel mondo dei sogni.

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Mi sveglio infastidito dalla luce accecante del sole puntata dritta dritta sulla mia faccia, perché non posso nemmeno dormire in pace?
Poi ricordo, quell'amara consapevolezza mi stringe il petto in una morsa straziante: mi sono addormentato disegnando sulla sedia e probabilmente sono anche in ritardo.
Mugolo alzandomi, ho la schiena a pezzi e praticamente non sento più la testa.
Controllo l'orario sul telefono che segna le 11.15 , tanto vale restare a casa e andare solo oggi pomeriggio per scontare la punizione.
Sospiro rassegnato, userò questa mattinata per mettere un po' in ordine questo schifo.
Mi rimbocco le maniche e inizio dall'armadio, poi sistemo le tele e il materiale per pitturare.
Solo quando il mio stomaco inizia a brontolare rumorosamente mi rendo conto che il giorno prima non avevo fatto la spesa.
Mi preparo velocemente per scendere, skinny neri, maglia bianca e stivali neri, così scendo e faccio una scorciatoia per andare al supermercato ma mi blocco quando sento urlare alle mie spalle
"Ehi tu! Ragazzo suicida!"
Che Atena mi dia la forza di sopportare questa giornata.

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