CAPITOLO 18 - Un volto familiare

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= Scuola di Magia e Stregoneria di Beauxbatons (Francia). 3 aprile 1954 =

Come una condannata al patibolo, la giovane ex De Lorraine - ormai nuova Lady Malfoy - aveva seguito il suocero lungo i corridoi della Scuola quando lui e la zia erano venuti a prenderla.

La ragazza aveva avuto due giorni per prepararsi: aveva fatto i bagagli in silenzio, aveva salutato con sobrietà le compagne e aveva restituito alla Preside la divisa grigio-azzurra che non le apparteneva più. Nessuna lacrima, nessun fronzolo, nessuna festa d'addio: nel codice morale del loro Istituto le minorenni in gravidanza diventavano invisibili, venendo espulse con disonore, al punto da mettere in ombra anche le poche che - come lei - seguivano semplicemente il volere delle loro Famiglie, interessate più a un erede che al Diploma.

Si era preparata a lasciare la Francia come ci si preparava a morire: salire sulla carrozza che l'avrebbe portata in Inghilterra equivaleva abbandonare tutto e tutti, pertanto visse quella mattina con lo stesso distacco di chi è pronto a lasciare la vita terrena. Era la fine di tutto: progetti, speranze, amicizie, quotidianità. Salita su quella carrozza, niente sarebbe stato come prima. Aveva messo piede in quella struttura da bambina e giovane promessa della musica moderna, e vi lasciava le mura da moglie e da madre intenta a raggiungere la sua nuova casa e la sua nuova terra.

Ogni singolo passo compiuto dietro il suocero era stato vissuto come il perdere dei frammenti della propria anima, metro dopo metro, mettendo a tacere l'urlo che cresceva in lei impotente. Lord Malfoy, vestito con un elegante mantello da viaggio nero, non si era voltato nemmeno una volta per controllare di essere seguito: in parte ascoltava i passi della ragazza dietro di sè, e in parte non dubitava che lei sarebbe stata docile nell'abbandonare Beauxbatons: il regolamento stesso le impediva di proseguire gli studi all'interno della struttura, in qualità di 'pessimo esempio' per le altre ragazze in una età tanto immatura e fragile. No, il suocero non aveva alcun dubbio di essere seguito senza il minimo capriccio.

Arrivati nello spiazzo davanti alla Scuola, si era soffermata a guardare l'uomo disporre la sua valigia all'interno della carrozza. Jalisse salì per prima sulla vettura, tenendosi al braccio che il cugino le porgeva. Accomodatasi, Lord Malfoy porse lo stesso braccio alla nuora.

[Septimus] « È il momento, Sophie », disse solennemente.

La giovane incrociò le sue iridi grigie: l'espressione dell'adulto era seria, e quasi vi scorgeva una traccia di... Dispiacere?... Possibile? L'uomo che le aveva fatto "quello" era al tempo stesso rammaricato per il suo destino? Sembrava contraddittorio, o forse semplicemente era più umano di quanto avesse immaginato.

[Septimus] « Potrai tornare da privatista, quando e se lo vorrai », aggiunse dopo un momento di silenzio; nella sua voce non c'erano emozioni, ma al tempo stesso non c'erano nemmeno scherno o rimprovero; l'aveva detto come un semplice dato di fatto, quasi un permesso, un'opportunità.

La Strega si voltò un'ultima volta a guardare l'Istituto che l'aveva ospitata per cinque lunghi anni: avrebbe dovuto dare i G.U.F.O. quell'Estate, invece tutto si era sgretolato davanti ai suoi occhi mese dopo mese, fin da quando aveva saputo che il padre l'aveva venduta ai Malfoy per i troppi debiti accumulati. Quanto era stata ingenua a credere che per 7 anni avrebbe avuto il controllo sulla propria vita, arrivando alla maggiore età coi normali problemi degli adolescenti: gli ormoni, l'ansia dei voti, l'altalena di simpatie e antipatie fra compagne, la cotta innocente per uno studente, i progetti riguardo alla musica; l'immaginarsi adulta, altrove. Era stata così innocente fino a pochi mesi fa.

Eppure Septimus non aveva tutti i torti: quello non era necessariamente un addio; avrebbe potuto dare gli esami più avanti, e in tal caso sarebbe stata una sua scelta. Adesso aveva altre priorità e, a detta della zia, era normale per le ragazze del loro lignaggio. Doveva essere forte: non intendeva lasciare la Francia in lacrime, o umiliarsi nuovamente a supplicare di cambiare i programmi apposta per lei. Portava all'anulare sinistro la dimostrazione che piangere non servisse a nulla dinanzi a quell'uomo, inoltre - monito molto più incisivo di un pezzo d'oro - portava in grembo un figlio generato da un rapporto del quale non ricordava assolutamente niente. Entrambi le ricordavano che i Malfoy non si sarebbero fermati di fronte a nulla: coi loro soldi e con i loro agganci potevano ottenere tutto ciò che volevano, pertanto non avrebbe perso altro tempo a chiedere l'impossibile, né a loro né a una divina provvidenza presumibilmente sorda, visti gli scarsi risultati.

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