Capitolo cinque: Remember?

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Tre anni prima, nell'altro universo

Il mondo stava diventando sempre più invivibile: l'HYDRA ormai padroneggiava praticamente incontrastata e si viveva costantemente nella paura; fortunatamente c'era ancora qualche accenno di civiltà, ad esempio alcune scuole erano rimaste aperte, alcune attività quotidiane si riuscivano ancora a compiere, sebbene sempre nel terrore che qualcosa avrebbe peggiorato la situazione. Non ci volle molto prima che questo timore si concretizzasse.
Uscito da scuola, dopo qualche passo, sensi di ragno di Peter lo avvisarono che stava per succedere qualcosa. Infatti, dopo qualche secondo sentì per tutta la città numerosi boati dovuti ad esplosioni. Doveva essere un colpo grosso dell'HYDRA.
Il primo pensiero di Peter non fu quello di mettersi la tuta, ma controllare che zia May stesse bene. E così fece: subito corse a casa. O meglio, dove fino a qualche minuto prima c'era casa sua: tutta la zona era stata completamente rasa al suolo; c'era gente disperata, che piangeva o correva via, mentre buona parte degli edifici erano crollati.
Peter, agitato, iniziò a guardarsi attorno, ma era difficile capirci qualcosa con tutta quella confusione e certamente l'ansia che stava provando non aiutava affatto.
Provò quindi a chiamarla al cellulare, ma risultava irraggiungibile. Aveva una sensazione terribile addosso, ma cercava disperatamente di ignorarla, doveva rimanere calmo e tenere la mente lucida, per quanto possibile.
Si guardò attorno un'altra volta e capì che probabilmente avrebbe dovuto cercare fra le macerie. Iniziò subito, anche se non era facile, visto che gli tremavano le mani. Sentì poi un rumore familiare e vide l'armatura di Tony atterrare accanto a lui.
"Non... Non so dove..." Provò a parlare Peter, con scarsi risultati. Era decisamente troppo ansioso per fare qualsiasi cosa.
"Me ne occupo io, okay?" Propose Tony. "Tu cerca di calmarti".
Peter annuì, sedendosi sconfortato a terra e guardando in basso. Non voleva vedere cosa stesse accadendo attorno a lui.
Perché non stava riuscendo a fare niente? E perché si sentiva così agitato? Non era neanche certo che lei si trovasse a casa, durante l'attacco dell'HYDRA. Poteva tranquillamente essere sana e salva, per quanto ne sapeva.
Dopo una decina di minuti, sollevò lo sguardo accorgendosi che qualcuno si stava avvicinando a lui: era Tony ed era fuori dall'armatura. Si sedette silenziosamente vicino a lui, mostrando uno sguardo decisamente affranto.
Peter nascose il viso fra le ginocchia.
"No, per favore..." Sussurrò, con la voce già spezzata.
"Mi dispiace tanto" rispose sinceramente Tony.
Subito, Peter iniziò a piangere disperatamente, mentre la sua schiena era scossa dai singhiozzi.
"P... Perché?" Chiese retoricamente. "Perché sempre a me?"
"Non lo so, Peter, non lo so davvero" rispose Tony addolorato mentre lo stringeva in un abbraccio. Non si era mai mostrato particolarmente affettuoso nei suoi confronti, ma sapeva che da quel momento ne avrebbe avuto bisogno. "Non meriti affatto tutto questo dolore. So solo questo".
Peter non rispose, continuando a piangere senza dire nulla per un bel po'.
"Sono rimasto solo" disse ad un certo punto, all'improvviso. Oltre al dolore, c'era anche paura nel suo tono di voce, mentre pronunciava quella frase.
Tony scosse la testa. "Non lo sarai mai, te lo prometto. Non ti lascerò mai da solo. E non permetterò mai che qualcuno ti faccia del male. Ci sarò sempre io a proteggerti. Ti prometto anche questo".

Tre anni dopo, nel nostro universo

Guardandolo, Tony non riusciva proprio a non sentirsi in colpa. Non era riuscito a mantenere le sue promesse. L'aveva deluso, ne era certo, così come era certo che se fosse tornato in sè l'avrebbe odiato comunque per non aver mantenuto le promesse. A Tony sarebbe andato bene così, ma non voleva che Peter lo odiasse perché qualcuno glielo aveva ordinato.
"Non voglio farti del male" precisò subito Tony. "Voglio solo farti tornare in te".
Dalla bocca di Atrax uscì quella che avrebbe dovuto essere una risata, ma sarebbe stato un azzardo definirla così. Era un suono che trasmetteva freddezza e crudeltà, non aveva nulla a che vedere con la solita risata contagiosa e innocente di Peter.
"Non credere che ricambierò il favore. Ti farò molto male". Rispose Atrax, prima di lanciarsi contro Tony con un calcio che, per fortuna, venne schivato. Atrax, però, lo colpì da dietro così velocemente che Tony non ebbe nemmeno il tempo di girarsi nuovamente verso di lui, figuriamoci di evitare il colpo. Venne così atterrato. Atrax fece per colpirlo di nuovo, ma si accorse che qualcuno si stava avvicinando molto velocemente. Infatti, venne colpito qualche secondo dopo da un calcio in pieno volto da Peter, il quale aveva approfittato di un momento di distrazione di Rhodes per raggiungerli.
Atrax, colpito, cadde a terra.
"Peter? Cosa ci fai qui?" Chiese Tony, spalancando gli occhi. Fece poi per alzarsi ma, con sua grande sorpresa, Peter gli bloccò entrambe le braccia con le sue ragnatele.
"Mi dispiace, ma non voglio che ti faccia del male. Non posso permetterlo".
"Peter, liberami subito. E non colpirlo di nuovo, ti prego".
Non appena lo disse, Atrax si lanciò con rabbia contro Peter, mentre Tony tentava disperatamente di liberarsi.
Per i due risultava praticamente impossibile attaccarsi realmente: si muovevano allo stesso modo e si colpivano allo stesso momento, con la stessa forza e con gli stessi attacchi.
C'era una cosa che però non avevano in comune: Peter, al contrario di Atrax, non era affatto crudele e non ci sarebbe mai andato giù pesante. Non avrebbe quindi anticipato una mossa particolarmente spietata.
E così, Atrax lo buttò a terra, per poi bloccargli le braccia con le proprie gambe e iniziare a colpirlo ripetutamente in viso.
"Smettila!" Esclamò Tony. "Lascialo in pace, prenditela con me!"
"Oh, lo farò" rispose Atrax, senza fermarsi. "Ma prima finirò qui".
"FRIDAY, aumenta la temperatura esterna dall'armatura. Subito". Ordinò Tony e lo strato esterno si riscaldò abbastanza da permettere che le ragnatele che lo bloccavano si sciogliessero.
Una volta libero, si alzò e, istintivamente, quasi senza accorgersene, per fermare Atrax lo colpì in petto. La parte peggiore è che si accorse anche di averlo ustionato. Dannazione, la temperatura esterna stava ancora crescendo.
"FRIDAY, porta subito la temperatura dell'armatura alla normalità" ordinò.
"N... Non volevo" disse poi, sentendosi nuovamente in colpa.
Atrax tossì un paio di volte per poi mostrare una smorfia di dolore. Nel frattempo, Peter si alzò lentamente.
"Stai bene?" Gli chiese Tony e annuì mogiamente, nonostante fosse in realtà parecchio dolorante.
"Torna dagli altri. Me ne devo occupare io" gli ordinò poi Tony. Peter fece per ribattere, ma Stark lo interruppe subito. "È probabile che quelli dell'HYDRA mandino rinforzi dal mio mondo. Hanno bisogno di te. E io ho bisogno di concludere questa faccenda".
Peter sospirò e controvoglia si allontanò, non prima di aver raccomandato a Tony di stare attento.
"Peccato, era divertente" osservò Atrax, rialzandosi. "Con te è decisamente troppo facile".
"Eppure mi sembra di essere ancora qui" ribattè Tony.
"Oh, non per molto".
Detto ciò, Atrax si avventò nuovamente contro di lui, riuscendo a colpirlo violentemente con un calcio. Fece poi per staccargli il casco di dosso, ma Tony riuscì a bloccargli le mani con abbastanza forza da tenerle ferme, ma non abbastanza da fargli male.
"Peter, ascoltami, ti prego" iniziò a parlare. "Mi dispiace. Mi dispiace così tanto. Ti ho deluso. Quindi, se vuoi prendermi a pugni perché ti ho deluso fai pure, ne hai tutto il diritto. Ma non farlo perché te l'ha ordinato qualcuno. Loro non sono tuoi alleati, Peter. Nè tantomeno tuoi amici. L'hanno uccisa, ricordi? Hanno ucciso zia May, Peter. E poi ti hanno fatto del male, tanto male. Perché avrebbero dovuto farlo, se tu fossi stato davvero uno di loro?"
Atrax conosceva solo l'odio e il desiderio di fare del male. Non aveva mai provato altro, neanche ricordava che esistesse altro. Quindi non riusciva davvero a spiegarsi perché in quel momento sentisse il respiro pesante, le braccia tremare, nè, tantomeno, uno strano pizzicore agli occhi.

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