Il silenzio divenne padrone dell'aula mentre il proprietario di un caffè italiano attendeva il suo destino. Dietro di lui sugli spalti sedeva suo fratello maggiore che teneva stretta la mano a quella del fidanzato spagnolo, entrambi respiravano a malapena. Il tempo sembrava essersi fermato; era come se le lancette del grande orologio appeso alla parete sopra la panca del giudice non potessero muoversi. Feliciano poteva sentire solamente i battiti del suo cuore spaventato rimbombargli nelle orecchie, il suo respiro veloce e ansimante, quasi in iperventilazione, mentre un membro della giuria consegnava un foglietto di carta al giudice.
Un oggetto così semplice. Un pezzo di carta quadrato bianco con una parola scarabocchiata al centro. Sembrava un atto così insignificante; la consegna del verdetto. Eppure avrebbe avuto un impatto molto grande sulla vita del giovane, colpevole o innocente; era questa la domanda. Qualcuno simpatizzava per l'italiano? Credevano nella sua versione della storia? Ora non c'era più speranza. Fu presa la decisione, e il vecchio dietro la panca avvicinò il foglietto di carta al viso per leggere il verdetto attraverso le lenti degli occhiali.
«Feliciano Vargas.» disse il giudice attraverso il microfono, spezzando il silenzio che si era creato. La sua voce echeggiò forte in tutta la stanza aumentando la tensione oramai papabile. L'italiano era sull'orlo di un attacco di panico e smise di respirare aspettando il suo destino. «È stato raggiunto un verdetto» continuò mentre posava lentamente la carta sulla panca. «Alla luce dell'eccezionale prova del DNA contro di te, aggiunta alla mancanza di testimoni e prove per dimostrare la tua innocenza...la giuria ha decretato che in realtà sei colpevole dell'assalto fisico sul signor Kiku Honda...»
«CHE COSA?!» era stato il fratello maggiore dell'imputato a parlare, o meglio dire urlare, mentre saltava su delle tribune col viso rosso dalla rabbia. «Questa è una cazzata!»
«Signor Vargas!» il giudice parlò duramente, picchiettando il martelletto sulla panca. «Voglio ordine nella mia aula di tribunale»
«Il mio fratellino è innocente!» ruggì Lovino, mentre il fidanzato cercava di tenerlo a bada.
«Signor Vargas!» urlò il vecchio martellando forte sulla panca. «Se non ti calmi ti farò togliere da questa aula di tribunale.»
L'italiano sul banco degli imputati non riusciva a sentire la confusione attorno a lui. Nel momento in cui la parola "colpevole" aveva lasciato le labbra del giudice il suo cuore era affondato come la pietra più pesante nella fossa stessa del suo stomaco. Non sapeva nemmeno se stesse respirando o no. Era come se fosse bloccato nel più orribile degli incubi realistici; nei mesi prima a questa data del tribunale questo scenario era apparso nella sua fragile mente...mai in vita sua avrebbe potuto immaginare di sentirsi così. Il suo corpo si intorpidì e i suoi sensi si allontanarono. Suo maggiore continuava ad urlare in aula, ma le sue urla gli sembravano un eco in lontananza.
Un altro colpo del martello lo fece rinsavire; Antonio era riuscito a trattenere Lovino e il giudice era pronto a dare la sentenza. «Feliciano Vargas, questa corte ti condanna a due anni di prigione federale per il tuo crimine; questa condanna deve essere scontata consecutivamente e deve iniziare immediatamente.» batté il martelletto per l'ennesima volta, sigillando il destino dell'italiano.
«QUESTA È UNA CAZZATA! MIO FRATELLO È INNOCENTE! MI SENTI?! INNOCENTE!» Lovino imperversava mentre lo spagnolo faticava a trattenerlo.
«Lovi, per favore, calmati...» lo implorò Antonio, anch'egli contrario al verdetto.
Due guardie carcerarie si stavano già dirigendo verso l'italiano tremante, prendendogli un braccio ciascuno lo scortarono in una stanza. Feliciano stette in silenzio, le spalle tremavano e le mani si sfioravano ad ogni passo per lo spazio delimitato imposto dalle manette che indossava. La sua mente annebbiata non aveva ancora capito cosa stesse succedendo. Stava...stava davvero per essere portato in prigione? Per un crimine che non aveva commesso?! Gli ultimi mesi erano passati così in fretta, come in un sogno, ma stava succedendo per davvero. Feliciano fu portato in una stanza vuota; un veicolo di trasporto bianco fuori dal tribunale.
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Shades of Innocence || 𝒂 𝒈𝒆𝒓𝒊𝒕𝒂 𝒇𝒂𝒏𝒇𝒊𝒄
Hayran Kurgu| È molto più difficile dimostrare l'innocenza di un innocente che difendere un criminale | [IN PAUSA] AU. Feliciano Vargas era solo un uomo nel posto sbagliato al momento sbagliato. Incarcerato per un crimine che non aveva commesso, l'Italiano inco...