Capitolo 7.

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-Sul serio, ho bisogno di un aiuto, Lukey- mi lagno, ignorando le occhiate che mi lanciano i miei compagni mentre passo nel corridoio della scuola.
-Sul serio, io non capisco niente di vestiti, non puoi chiedere a Wilson e Cooper?- chiede di rimando il mio migliore amico, mentre mangia qualcosa dall'alto capo del telefono.
-Chiederò anche il loro parere, ciò non significa che non me lo debba dare anche tu- sbuffo irritata, alzando gli occhi al cielo, mentre esco nel cortile della scuola -Quindi? Vestito nero, rosa carne o celeste?- chiedo mentre raggiungo Amalia e Scarlett in un tavolo in legno, loro stanno studiando, o almeno dicono di farlo, credo che Amalia si stia subendo tutti i gossip di cui parla Scarlett.
-Il nero è troppo scollato, so solo questo, e credo di avertelo già detto- borbotta sicuramente con la bocca piena. Alzo nuovamente gli occhi al cielo e mi siedo al tavolo, le due ragazze sollevano lo sguardo su di me e non le faccio nemmeno salutare, interrompendole.
-Vestito nero, rosa carne o celeste?- chiedo subito, con Luke al telefono.
-Nero, assolutamente- rispondono in coro sorridendomi -Quel vestito ti fa davvero sexy- continua compiaciuta Amalia, facendomi l'occhiolino.
-Hai sentito Luke, così dovresti comportarti. Ci sentiamo dopo- gli chiudo la telefonata in faccia, tanto non si offenderà, anzi, gli ho fatto un piacere visto che l'ho svegliato dal suo eterno riposino -Ciao ragazze, scusate- le saluto, lanciando un'occhiataccia a delle cheerleader che ci osservano più del dovuto.
-Eri al telefono con Jhonson?- chiede Scarlett, facendomi un gigantesco sorriso.
-Si, gli ho chiesto un parere e ha scartato assolutamente il vestito nero- rispondo buttando la borsa ai miei piedi.
-Che vuoi farci, è un maschio- Amalia fa spallucce, divertita -Non ascolterai il suo parere, vero?- chiede ancora, osservandomi -Il vestito nero ti sta davvaero bene-
-Però è tanto scollato per una serata di beneficienza- osservo, prendendo il libro di matematica per rileggere la lezione di oggi.
-Principessa, ti sei sbronzata ad una serata di beneficienza, non credi che avere un abito scollato non sia nulla in confronto?- chiede Jacob, sedendosi di scatto accanto a me, seguito poi da Ethan e Damian. Sbuffo annoiata, non distogliendo lo sguardo dalle parole sul mio libro.
-Mio padre potrebbe mandarmi dall'altra parte del mondo se faccio un passo falso- rispondo mordicchiandomi le labbra, mentre cerco di capirci qualcosa della spiegazione del professore.
-Ad ogni modo devi indossare l'abito nero, ti obbligo- interviene Scarlett, lanciando una penna contro Ethan, che la schiva benissimo -Cosa studi?- chiede curiosa, io la guardo male.
-Non ci sto nemmeno provando a studiare questa merda, è impossibile capirci qualcosa- sbuffo di nuovo, riportando lo sguardo sul libro -Credo di odiare la matematica-
-Suvvia, solo Damian capisce la matematica, non sentirti tanto stupida- dice scherzando Jacob, osservanomi, io punto lo sguardo sul fratello maggiore, che mi lancia un'occhiata agghiacciante, minacciandomi con lo sguardo di non dire una parola -Non guardare così la nostra sorellastra, fratellone- dice sempre scherzando Jacob, però nel tono della voce sento una sorta di avvertimento,che mi fa corrugare la fronte.
-Sorellastra un corno- borbotto, lanciando un'occhiataccia al ragazzo accanto a me, che ghigna divertito. Incominciano a palare del più e del meno mentre faccio uno schema, completamenta privo di senso, seguendo gli appunti che ho cercato di prendere durante la lezione -Oddio che hai detto?!- strillo verso Ethan, che mi guarda stranito, corrugando le sopracciglia.
-Che sabato ho bevuto un Mojito schifoso?- chiede come se fossi stupida. Mi sbatto la mano in fronte, mordendomi le labbra. Cazzo, mi sono completamente scordata!
-Tranquilla principessa, nessuno vuole rubarti il tuo primato di alcolismo, Ethan non voleva ferirti- dice Jacob, fingendosi serio e dispiaciuto. Lo fulmino on lo sguardo e prendo il mio telefono, chiamando il numero di casa mia.
-Casa Thompson, come posso essere utile?- chiede cordialmente la voce di Rosa.
-Rosa ciao, senti, potresti farmi un favore enorme?- chiedo, aspettando una risposta.
-Che devo fare per te, Charlene?- chiede con tono di rimprovero misto a dolcezza.
-Mojito, deve fare il vacino questa mattina e mi sono scodata, puoi portarlo tu, per favore?-
-Smemorata che non sei altra, ci vediamo a pranzo- mi chiude la chiamata in faccia e io sorrido, sospirando.
-Mojito sarebbe?- chiede Scarlett, osservandomi con un sorriso divertito.
-Il mio Chihuahua- rispondo con un'alzata di spalle.
-La femmina l'hai chiamata Vodka?- chiede Jacob, ridendo. Non riesco a tenere un sorriso divertito, inclino la testa e lo osservo.
-Preferisco Piña Colada- rispondo, riportando subito l'attenzione sul mio libro e sui miei schemi totalmente inutili.
-Ho l'improvvisa voglia di sbronzarmi con te, principessa- scoppio a ridere, perchè non ha idea di come sono da ubriaca fradicia, divento tremendamente molesta.
-Sono tremendamente imbarazzante, non ti conviene- rispondo, scrivendo una frase scritta in grassetto sul libro nel mio schema, nel primo spazio libero che trovo. Se è scritta in grassetto significa che è importante, no?
-Allora dovresti vedere come diventa lui da sbronzo- borbotta Amalia, lanciando un'occhiataccia al diretto interessato.
-Ancora più simpatico di quel che già sono, giuro- continua divertito il ragazzo accanto a me.
-Voi non avete lezione?- chiede Scarlett, scrutando sospettosa i ragazzi seduti a questo tavolo.
-Abbiamo saltato quest'ora- risponde Ethan con un'alzata di spalle -Voi no?-
-Noi due abbiamo ora buca, non saltiamo le lezioni- riponde dura Amalia -Sapete che il football non è il centro del mondo?!-
-Sono sportivi, il loro cervello non concepisce questa cosa- borbotto a mezza voce, ironica. Non so quante volte ho avuto questo discorso con Cristopher e Luke.
Scarlett annuisce contenta della mia affermazione -Siete stupidi- aggiunge tranquillamente, come se non gli stesse affatto insultando.
-Siete spregievoli- sbotta Ethan, guardandoci male.
-Realiste- lo correggo con una smorfia, osservando l'orario, poi mi concento su matematica mi si chiude lo stomaco. Non ce la farò mai. -Vi da fastidio se chiamo Luke?- chiedo guardando i ragazzi, ma prima che possano rispondere penso che lo chiamerei in ogni caso, per infastidirlo e per chiedere un consiglio -Sinceramente non me ne sbatte nulla se vi da fastidio, quindi lo chiamo- ammetto sincera, Jacob spalanca la bocca stupito e io avvio la chiamata.
-Che cosa vuoi?!- sbraita dall'altro capo del telefono, io sorrido teneramente a questa dimostrazione di affetto.
-Romperti le scatole, ovviamente- ribatto di cuore, guardando i fogli davanti a me -Ho il test di matematica tra cinque minuti- lo informo nervosa, passandomi una mano fra i capelli.
-E quindi?!- chiede acido, io alzo gli occhi al cielo e sbuffo, irritata.
-Smettila di essere fare l'idiota con me, Johonson- borbotto, mordendomi il labbro -Non so niente di niente di niente, che faccio?-
-Mi hai svegliato, nuovamente, per questo, Charlene!?- si lamenta come un bambino.
-Sei un dannato scansafatiche, ancora non capisco perchè sei diventato capitano visto che non fai nulla oltre mangiare e dormire- commento annoiata, osservandomi le unghie.
-Con il mio carisma, il mio simpaticissimo carattere e la mia indubbia bellezza- risponde divertito, e se lo conosco abbastanza bene si è appena passato la mano fra i capelli.
-Sicuro- ribatto sarcastica, sorridendo lievemente -Aiutami, idiota- sbotto, mordendomi le labbra.
-Quanto sai del programma svolto da uno a dieci- ma che razza di domande fa questo coglione?
-Zero- rispondo come se fosse ovvio, lo sento sbuffare e muoversi.
-Allora non ti presentare, non ti serve a nulla un "non classificabile" già al'inizio dell'anno- sorrido e annuisco contenta, nonostante non possa vedermi.
-Lo avrei fatto comunque, mi serviva solo la conferma- ammetto come se nulla fosse -Vedi che servi a qualcosa, quando vuoi?-
-Non mi infastidire per tutta la mattina, principessa- mi chiude la chiamata in faccia, non me la prendo assolutamente e rimetto il cellulare in borsa.
-Che ti ha consigliato di fare?- chiede titubante Scarlett, osservandomi.
-Di non presentarmi- faccio spallucce e chiudo il libro di matematica senza un minimo di senso di colpa -Prenderei un pessimo voto, non capisco nulla di quella materia- mi giustifico, vedendo la sua espressione contrariata, che non vacilla nemmeno un minimo dopo le mie parole, così le rivolgo un sorriso dolce, inclinando la testa -Ho il massimo dei voti in tutte le altre materie, è sempre andata così ogni anno, matematica è il mio tallone d'achille però me la scampo tutti gli anni, tranquilla- lei annuisce, scettica, poi mi sorride.
-Com'è sembrate due amici normali e non parlate di cose da snob come ho immagginato per tutti questi anni?- chiede Ethan, osservndomi serio, io fccio un sorriso falsissimo.
-Perchè avete visto quello che volevamo che vedeste, e perchè, detto schiettamente, siete coglioni tanto quanto noi- sospiro e mi alzo, raccogliendo la mia roba -Vado in biblioteca per una relazione di greco, ci sentiamo- dico alle ragazze, poi lancio un'occhiata ai ragazzi seduti al tavolo e mi mordo il labbro, rassegnata -Ciao ragazzi- gli saluto prima di allontanarmi e dirigermi verso il mio istituto. Seduti al tavolo più vicino all'entrata ci sono tutti i popolari della mia scuola, mi blocco sul posto quano sento Robinson chiamarmi. Assumo il mio atteggiamento da snob e mi avvicino, osservando tutte le cheerleader e i giocatori della squadra di football avvolti dalle loro divise.
Inconsciamente mi accorgo di come loro le sfoggino con vanto, mentre Ethan, Damian e Jacob si vestono normalmente e, nonostante questo, attirano l'attenzione nel modo in cui tutti i giocatori della squadra della North non faranno mai.
Sento gli sguardi dei ragazzi con cui ero seduta al tavolo pochi istanti fa bruciarmi la schiena, però continuo ad avanzare.
-Robinson- dico gelida a mo' di saluto, aspettando che mi dica quel che deve dirmi, anche se ho una mezza idea dell'argomento.
-Ciao Thompson- ricambia il ragazzo davanti a me, con la maglia del capitano addosso -Abbiamo notato che stai parlando con il nemico, quella feccia- dice schifato, alzando il mento in direzione dei ragazzi seduti al tavolo lontano da noi, in un attimo mi infiammo.
-L'unica feccia qui è chi si crede migliore di loro- ringhio irritata -Sono libera di parlare con chi voglio, Robinson, fareste meglio a sbattervelo dentro la testa una volta per tutte-
-Quelli odiano te e tuo fratello, per non parlare di quelle due stronze- sibila in risposta, scrolladosi di dosso una cheerleader che gli stava baciando il collo. Guardo lei dalla testa ai piedi, si innervosisce visibilmente sotto al mio sguardo.
-Prima di giudicare quelle ragazze dovresti guardare quelle che hai al tuo fianco, Robinson- sorrido maligna, fissando ancora la ragazza.
-Come, come ti permetti, brutta stronza ingrata!?- strilla Brigitte, facendo un passo verso di me, furente, io la guardo impassibile.
-Io ingrata?- chiedo fingendomi stupita, gelida, poi scoppio a ridere, una risata sarcastica -Ti ricordi quando mi baciavi i piedi, Brigitte?- chido tranquillamente, con un sorrisetto derisorio -Ti ricordi il perchè tu sei popolare come lo sei ora?- chiedo nuovamente, tagliente -È solo perchè io ho avuto pena di te, appena sei arrivata qui. È solo grazie a me se ora sei quel che sei ora- sibilo maligna -Ricordatelo bene, Brigitte, ricordati bene a chi devi la tua popolarità e la tua influenza, ma ricordati bene che se voglio, con uno schiocco di dita, io mi riprendo tutto quello che ti ho dato- mi giro e vado via, infuriata. Vaffanculo a loro, vaffanculo a tutti.
-Charlene- Dylan mi prende il polso e mi fa fermare di scatto, siamo a pochi passi dal tavolo di Damian, Jacob e compagnia cantante.
-Lasciami, Dylan- ordino gelida, fissandolo negli occhi. Lui mi fissa duro, non è lo stesso ragazzo che mi ha parlato il primo giorno di scuola.
-Stai giocando col fuoco, Charlene-
-Fidati, io posso giocarci quanto voglio che siete voi che vi ustionerete- ringhio furente -Ti ho detto di lasciarmi- strillo, stracciando via il polso, ma la sua presa è forte, è fottutamente forte.
-La tua vita non sarà la stessa, a scuola, Thompson-
-Era una minaccia, Brown?- chiede gelido una voce alle mie spalle, Jacob si fa più vicino -La state davvero minacciando?- chiede tagliente, schifato -Ti conviene lasciarla ora se non vuoi che mi incazzi davvero- ringhia, mettendosi al mio fianco.
-Oh, adesso ti fai difendere da loro, Charlene? Non sai farlo da sola?- chiede cattivo Dylan -Prima ci pensava tuo fratello, no? Ora che sei anche senza la protezione di Jhonson hai assunto loro- ora mi sto davvero incazzando, lo faccio fuori.
-Vuoi davvero vedere come mi difendo, Brown?- ringhio furente.
-Ho detto di lasciarla, coglione!- Jacob sembra pronto a sbranalo vivo.
-Perchè non chiediamo al tuo caro amichetto da compagnia cosa ne pensa dei tuoi nuovi amici!?- chiede Dylan con un ghigno malefico, osservandomi e tenendomi ancora il polso, lo stringe fino a farmi male.
-Perchè invece non chiediamo a Jhonson che ne pensa di voi, che minacciate la sua migliore amica?- ruggisce tagliente Damian, mettendosi nell'altro mio fianco, e per un attimo mi sento destabilizzata.
Cosa diamine stanno facendo?
-Sarei disposto a chiamarlo io stesso- ora il tono del maggiore degli Scott è gelido e cupo, incute paura -Mio fratello ha detto di lasciarla, Brown, ma a quanto pare non lo hai capito, per cui te lo ripeto io: toglile quelle luride mani di dosso- Dylan alterna lo sguardo da Jacob a Damian, poi lo posa su di me e mi lascia, facendo un sorriso sghembo.
-E Christopher..-
-Non nominare mio fratello- urlo come se mi fossi scottata, facendo un passo in avanti. Devono smetterla, devono smetterla di nominarlo e di pensare di sapere come avrebbe reagito mio fratello. Devono smetterla cazzo, tutti quanti.
-Ah giusto- sussurra ghignando -Tuo fratello è morto- la mia mano scatta incontrollata e la fiondo sul suo viso, con rabbia.
-Volete la guerra, luridi schifosi!?- chiedo in un sussurro, con gli occhi ignettati di sangue -Tornerete a strisciare ai miei piedi come facevate prima, solo per avere un minimo della popolarità che avevo. Mio fratello ha dato a te e a quel coglione il posto nella squadra, ora guarda come la sua sorellina innocente ve lo straccia via- ringhio, prima di voltarmi e andare via.
Lancio a terra la borsa con un urlo, passandomi le mani fra i capelli.
Tuo fratello è morto, tuo fratello è morto.
Mio fratello è morto.
Mi prendo il polso che pulsa di dolore nella mano, rabbiosamente, e noto che ho dei lividi, quel bastardo mi ha lasciato dei fottuti lividi.
-Ora la pretendo, la sbronza insieme a te, principessa- borbotta Jacob dietro di me, in un attimo mi è davanti e prende il mio polso fra le mani, scrutandolo con preoccupazione -Le ha lasciato i lividi, Damian- dice, alzando il viso e guardando alle mie spalle. Il ragazzo viene verso di noi lentamente, fissandomi, Jacob si fa da parte e anche Damian prende il mio polso fra le sue enormi mani, io vorrei andarmene ma non ci riesco, non dopo la scossa elettrica che il suo tocco mi ha procurato.
Osserva attentamente la mia pelle, la sfiora con le dita e poi mi osserva il viso, io non lo guardo ngli occhi, non posso e non voglio.
-Devi dirlo a Jhonson- dice gelido, lasciando il mio polso.
-Non lo farò- sbotto irritata, facendo un passo indietro
-Quelli ti detestano perchè parli con noi, e ti hanno minacciato- obbietta duramente Jacob, guardandomi male.
-Anche Damian lo ha fatto, Jacob, eppure non sono andata a dirlo a Lucas, come hai notato- ringhio in sua direzione, fulminandolo con lo sguardo -Sono solo dei palloni gonfiati che non sanno con chi hanno a che fare, nessuno, nemmeno voi, mi conosce, e di certo non sono una bambina indifesa-
-È una situazione molto diversa- sbotta Jacob, quasi offendendosi, e io non ci vedo più.
-Certo che è una situazione diversa!- sbraito, fuori di me -Loro non avranno mai le palle di farmi nulla, voi mi odiate solo per il cognome che porto- urlo in faccia ad entrabi, Jacob mi guarda allibito e Damian mi guarda indifferente, gelido -Non so perchè mi abbiate difeso, ma io non sono il vostro dannato giocattolino- me ne vado, e questa volta nessuno mi insegue.

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