Jacob
Andare via per sempre.
È stato sempre questo il mio obbiettivo nella vita. Essendo un pirata non sono mai stato nello stesso posto per troppo tempo, solo tra il mare e il cielo. Mio padre non era un pirata, era un falegname in un piccolo paese, mentre mia mamma non aveva un lavoro, si preoccupa solo di noi. Amavo i miei genitori con tutto il mio cuore, appena compii l'età adulta decisi di andare a lavorare per portare i soldi a casa e aiutare i miei genitori. Lavoravo in un forno, guadagnavo una miseria ma era abbastanza per un tozzo di pane.
Dopo un mese che iniziai a lavorare mia madre si ammalò e io e mio padre non avevamo abbastanza soldi per le cure. Se ne andò dopo 2 settimane. Penso che non ho mai provato una collera così forte, ma mai quanto mio padre.
Dopo la morte di mia madre lui ne uscì distrutto, non andava più a lavorare, rimase a letto per mesi senza vedere la luce del sole. Gli davo da mangiare, gli facevo compagnia ma niente poteva distruggere quel senso di solitudine e tristezza dentro di lui. L'ultima volta che mi parlò disse "Volevo essere forte per te, figliolo. Volevo essere la tua colonna, qualcosa su cui tu potevi sempre contare..la tua roccia. Ma ho capito che la mia forza era tua madre. Niente a più senso senza di lei" mi prese con fatica le mani e gli diede un bacio "ti voglio bene. Perdonami" il giorno dopo chiuse gli occhi per sempre. Andai via dal quel paese. Sono scappato via dalla mia trsitezza, via dalla solitudine e via dai miei sentimenti. Non ho mai accettato la loro morte e se fossi rimasto lì avrei visto i loro volti in ogni angolo di quel paesino. Volevo evadere dal mondo, abbandonare questa terra insensibile e dire addio a tutto. Ma, avevo pochi soldi e non sarebbero mai bastati per un viaggio. Andai verso il mare, una distesa d'acqua piena di barche dirette chissà dove. Chiesi al prorpietario di ognuna se mi potevano dare un passaggio ovunque fossero andati, ma non tutti erano d'animo buono. Alla fine, vidi una barca gigante con una bandiera nera e un teschio disegnato, piuttosto insolito nella mia realtà. Ma dovevo raccogliere ogni mela che trovavo. Mi avvicinai e chiesi ad un uomo alto, ricoperto da una giacca di pelle lunga, due occhi azzurri come il cielo e il viso decorato da cicatrici che sembravano le linee su una vecchia quercia. Ma la cosa che più mi risaltò all'occhio fu che nella mano sinistra aveva un uncino apposto della mano sinistra.
Mi presentai a quel tizio e gli chiesi se c'era un posto sulla sua nave e lui mi disse che la sua nave non era una carrozza, bensì la definiva come un trampolino di lancio per mille avventure ed era lì solo per una sosta di rum. Ma non capivo ancora di cosa si trattasse. Incuriosito, decisi di fargli qualche domanda e scopri che erano pirati. Non avevano una buona fama dalle mie parti, uomini sporchi che rubavano tesori e le donne degli altri, dei delinquenti del mare. Mi ricordo ancora il nostro discorso ,"Essere un pirata è la cosa più nobile del mondo. Domini le onde, sfidi i cieli in tempesta e assaggi il vero sapore dell'avventura. E, poi, sei lontano dalle seccature" gli risposi che era proprio questo il mio desiderio, allontanarmi dal passato "Si amico, lo so. Il bello di un pirata è che non rimani mai nello stesso posto, non hai il tempo di affezionarti, di provare simpatia o, addirittura, di innamorarti. Perché, ricorda, ogni persona a cui gli offrirai il tuo cuore ti dirà addio. Se ne andrà senza preoccuparti di te e l'unico a pagarne le pene sarai tu. Quindi, mai rimandare e andare sempre via." Dall'ora questa frase è sempre stato il mio motto è mi ha aiutato a non soffrire come no fatto il passato. E' qui che inizia la storia del pirata Jacob. Mi convinse subito ad entrare nella ciurma, era come se sapesse esattamente di cosa avevo bisogno. Non dimenticherò la sensazione di quando mi disse il suo nome "Io sono il capitano, capitano uncino" in una solo frase ,capi la potenza di quell'uomo. Mi ha insegnato un sacco di cose e mi ha reso un pirata degno del mio nome. Si , uncino mi lascio da solo nella nave che precipitava ma non ci ho mai dato la colpa. Un'altra regola di uncino e "mai fidarsi dei pirati". Quindi, nonostante quell'incidente, gli devo tutto. Lui mi ha salvato da un mondo che andava in fiamme.
Dall'inizio non mi ero mai affezionato a nessuno, mi sono goduto la vita da pirata. Cambiavo città ogni settimane. Nuotavo ogni mattina in mezzo a mille specie di pesci differenti, mi divertivo nei combattimenti, tesori sperduti e cavalieri del mare. Era davvero una bella vita e non ho provato un senso di tristezza. Dopo una sera in una città uncino porta sulla nave una ragazza come governante della nave, essendo pirati uomini era diventato un porcile. Era alta, scura di pelle con capelli ricci nero corvino che sembravano una cornice e lei era il capolavoro. Si chiamava Elena. Appena incrociai il suo sguardo le regole di uncino svanirono nella mia mente. Ci innamorammo perdutamente, amare lei era come un rosso che bruciava, era era come far correre un cavallo libero tra le foreste. Finché un giorno non ci fermammo in un posto chiamato l'isola che non c'è. Uncino non ci disse perché eravamo lì ma solo che aveva un affare in sospeso. Andò a controllare la zona. Ed è stato lì che persi la mia Elena. Amare lei era rosso, perderla è stato come un blu mai visto e sentire la sua mancanza era come un grigio scuro che invadeva il mio mondo. Mi sentivo così stupido, non dovevi dimenticare le regole di uncino. Mai dare il tuo cuore ad una persona, lei ti abbandonerà.
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Lost Girl| Peter Pan Ouat
FanfictionPan, dopo aver lasciato suo figlio, Tremotino, può finalmente vivere nel suo mondo "Nerland". I giorni passano ma lui lui si sente solo, quindi, va nel mondo in cerca dei suo bimbi sperduti. Quando si ferma a Londra il ragazzo si inoltra nei giardin...