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Tommy

«Ci conviene correre.» bisbigliai.

«Davvero? Guarda, io sinceramente avrei aspettato qui per farmi punire dai nostri dirigenti.» disse ironico Matthew, quando mi prese per mano per la nostra precipitosa fuga.

Corremmo a più non posso, con Carlos e Miranda alle calcagna, verso quello che il mio compagno definì il luogo più sicuro per nascondersi, ovvero l'imponente labirinto dei giardini, dove ci addentrammo senza esitazione. I muri erbosi della siepe dividevano i cunicoli più insidiosi ma, seguendo Matthew che sapeva benissimo dove svoltare dopo ogni angolo, riuscimmo a raggiungere il centro del labirinto senza incontrare alcun vicolo cieco.

Nel piccolo spiazzale dove giungemmo, c'era soltanto una fontana su un pavimento, con mattonelle poste come un mosaico per raffigurare lo stemma della scuola.

«Matthew, non per dire, ma non credi che siamo più in trappola di prima? Dovremmo renderci invisibili agli sguardi di chi ci insegue. Come credi di...»

«Ascoltami, qui di solito non ci riesce ad arrivare nessuno. Sai quanto abbiamo percorso per arrivare fino a qui? Un kilometro e mezzo. Io so come percorrerlo, perché mio padre mi ci portava sempre da piccolo quando giocavamo insieme, ma nessun'altro sa come fare. Quindi tranquilla e aspettiamo che se ne vadano.» mi spiegò lui che, invece di rasserenarmi, mi fece sorgere altri dubbi.

«Io penso che invece possano raggiungerci in un batter d'occhio e che abbiamo perso solo tempo. Con i loro poteri non possono aprire un varco tra la siepe o cos'altro?» Ero veramente preoccupata.

«In verità no perché questo labirinto è stato progettato appositamente per far sì che i poteri non possano essere utilizzati in alcun modo. Mio padre è stato ingegnoso a costruirlo proprio per questo. Miranda e Carlos non riusciranno mai a trovarci e staranno anche ben attenti a non perdersi.»

«Ok, quindi aspettiamo...Quanto pensi che sia necessario?» chiesi ansiosa.

«Una decina di minuti per essere sicuri di non incontrarli, comunque stai tranquilla.» mi rispose Matthew, che si sedette sul bordo della fontana a rimirare il riflesso della luna sull'acqua. Mi sedetti accanto a lui e restammo entrambi in silenzio per qualche momento.

Il vento mi accarezzava le guance e mi scompigliava i capelli mentre mi immergevo nei miei pensieri, come al solito le domande non finivano mai.

«Mi chiedevo una cosa, anzi due, ma forse ti assillo troppo con i miei interrogativi.» dissi con un sorrisetto nervoso, mentre ancora guardavo l'acqua.

«Certo che non la finisci mai...» disse sorridente, scuotendo la testa. «Comunque non mi infastidisci, mi piace sapere cosa ti passa per la testa. Spara.»

«La preside Miranda come mai ha gli occhi viola? Cioè, non capisco quale elemento lei domini.» domandai per soddisfare finalmente una curiosità che mi aveva accompagnato per tutto il pomeriggio.

«Bella domanda. Diciamo che in realtà non lo sa nessuno del perché i suoi occhi sono di quel colore. Sappiamo però che controlla tutti gli elementi ma, in questo caso, gli occhi dovrebbero mostrarsi rossi, blu, azzurri, verdi e castani. Tuo padre aveva proprio questa particolarità, ad esempio.» mi informò lui, che inconsapevolmente mi fece tornare alla memoria i miei sentimenti di sconforto sul mio papà. Se solo sapessi qualcosa su di lui...

«Sai, da quando sono venuta a conoscenza della scuola e degli Elemen, continuo a pensare di non conoscere così bene mio padre.» feci una pausa e poi continuai. «Mi ha tenuto all'oscuro del tutto della sua vecchia vita, il problema è che quella è anche la mia. Mi sarebbe piaciuto crescere come te ed Alex, conoscendo e sapendo già padroneggiare i miei poteri ecco.» confessai con tono abbattuto.

Elemen: il potere elementare~ITDove le storie prendono vita. Scoprilo ora