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Blue Aquarium

«Quella è la tua moto?» chiesi stupefatta a Matthew, che aveva una carrozzeria massiccia rosso fuoco posta su due ruote nere. Eravamo nel parcheggio dell'ospedale per partire verso quel posto in cui il mio vicino di casa voleva portarmi.

«Si, ti piace?» mi disse lui. Si era già messo il casco e mi stava porgendo il secondo per potermelo mettere. Nelle mie mani quel copricapo metallico mi dava la sensazione di poter volare su strada, protetta dal pericolo della corsa. Mi elettrizzava l'idea ma poi ricordai cosa fosse capitato a dei ragazzi che conoscevo: avevano superato il limite di velocità e per poco non si erano schiantati contro le auto.

«È molto bella ma...non intendo salirci.» Ero preoccupata di cadere dalla moto in corsa o di essere coinvolta in un incidente stradale e di ritrovarmi nuovamente in una stanza d'ospedale.

«Come credi che potrei portarti da qualche parte senza quella? Non devi aver paura, sono prudente alla guida.» mi cercò di rassicurare Matthew che mi invitò con la mano a salire in sella alla vettura. Vedendomi ancora esitante, aggiunse: «Non è lontano dove dobbiamo andare. Potremmo anche andare a piedi ma tu non ci riusciresti, il tuo corpo è ancora debole.»

Dopo quella constatazione, capii che effettivamente non avevo scelta quindi decisi di salire sulla moto: mi sedetti sul sedile e circondai con le braccia il mio accompagnatore. «Reggiti forte.» mi disse. Strinsi la mia presa su di lui e partimmo.

All'inizio l'angoscia mi sopraffò ma, nel momento in cui decisi di lasciare andare le mie paure, riuscii a godermi davvero il momento. Il vento mi scompigliava i capelli, mi punzecchiava la pelle e mi faceva mancare il respiro. La città si muoveva intorno a me a rallentatore e scorreva come una pellicola di un film bianco e nero. Io e Matthew eravamo sopra un proiettile che squarciava il cielo, liberi per qualche secondo dai nostri pensieri.

Appoggiai meglio la testa sulla schiena del mio accompagnatore e cercai di stringermi più comodamente a lui. Sentii così il suo cuore battere, veloce e incessante nel suo petto per l'adrenalina. Il suo suono mi dava un senso di quiete in quella tempesta di emozioni.

Arrivammo davanti un edificio imponente, dipinto di bianco e con una grande insegna con su scritto "Blu aquarium".

«Facciamo una gita all'acquario, ti va?» mi chiese Matthew una volta sceso dalla moto.

«Ma... è chiuso. Apre fra qualche ora, guarda lì.» gli risposi perplessa, facendogli notare quel piccolo particolare a cui non aveva pensato. Indicai con il dito il tabellone degli orari e poi la biglietteria chiusa.

Matthew girò lo sguardo e poi disse: «Non è un problema. Possiamo entrare dal retro, proprio da quella porta.»

«Stai scherzando, spero.» dissi con l'espressione dubbiosa. «Non possiamo farlo.»

«Si, basta scassinare la serratura, usare la maniglia e spingere la porta.» disse Matthew serio. Dopo qualche secondo in cui ero rimasta senza parole, lui piegò gli angoli della bocca all'insù e poi scoppiò in una fragorosa risata. «Scusami. Si, stavo scherzando. Non sarei mai entrato illegalmente. C'è mio nonno che è il proprietario dell'acquario e mi ha permesso di entrarci prima dell'orario di apertura.»

In quel momento mi unii anch'io alla risata, immaginandomi quali espressioni avevo fatto poco prima, talmente ero rimasta sconvolta. Ancora sulla sella della moto, appoggiai il gomito sulla gamba e poi la testa sulla mia mano.

«Come ti è venuto in mente? Mi sento una stupida ad averci creduto.» dissi.

«No dai, credevi solo che fossi uno scassinatore di porte.» disse sarcastico.

Elemen: il potere elementare~ITDove le storie prendono vita. Scoprilo ora