Capitolo 8

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6 giugno

"Nives Black"
Mi alzai dalla sedia nella quale mi trovavo e passai le mani sulla tunica rossa e riposizionai il tocco, cappello tipico della laurea, che indossavo nel capo. Quanto lo odiavo, era così scomodo.

In più eri così ridicola!

Mi diressi verso il palco allestito nel giardino della scuola, salii i gradini cercando di non cadere e fare la figura dell'imbecille e raggiunsi il preside che mi strinse la mano e mi consegnò un foglio arrotolato e fermato da uno spago di velluto rosso: il tanto atteso diploma.
"Grazie preside Robinson."
Guardai la platea che si affacciava proprio difronte al palco ma le centinaia di sedie erano completamente vuote.
Rimasi perplessa.
Che fine avevano fatto tutti quanti?
Andai alla ricerca dei miei genitori, di Noah e di Alice.
Ma niente.
Non c'era nessuno.
Entrai nel panico.
Chiusi gli occhi e strinsi i pugni.

Cosa credevi che comparissero tutti così? Puff?

Riuscii a piegare su se stesso il rotolo che avevo in mano, ma non era la mia preoccupazione più grande in quel momento.
Quando li riaprii cercai nuovamente tra le sedie.
Una figura attirò la mia attenzione: indossava pure lui la tunica ed il cappello.
Mi guardava con aria fiera ed io rimasi pietrificata: Brandon.
Sorrideva mentre pure lui impugnava il diploma.
Non capivo se quello fosse uno scherzo.
Non era affatto divertente.
Guardai alla mia sinistra, dove si trovava il preside, ma non lo trovai.
Ma che cazzo?!
Riportai lo sguardo sulla sedia della quarta fila ma non c'era più nemmeno Brandon.
"Non capisco."
Imprecai più volte finché qualcuno mi sorprese scuotendomi la spalla.

"... ora di sistemarti!"
Riuscii solamente ad udire.
Indovinate un po'?
Era tutto un sogno.
Un sogno del cazzo.
Portai le braccia fuori dal piumone facendole ricadere sopra di esso.
Mia madre iniziò a vagare per la stanza in cerca di qualcosa da mettermi.
"Mamma smettila, ti prego."
Portai le mani sul volto, strofinandomi gli occhi.

Era realmente il giorno del diploma ma sia io che i miei amici non avremmo potuto partecipare alla cerimonia, nonché alla consegna dei diplomi.
Saremmo stati contattati singolarmente da dei docenti per comunicarci i nostri esiti.
Mia madre voleva che mi preparassi, dopotutto non avrei vissuto l'esperienza del 'graduation day'.
Scostai il piumone e scesi dal letto diretta al bagno.
Mi lavai e misi i vestiti che tanto aveva progettato di farmi indossare la donna che si trovava nell'altra stanza.
"Allora? Quanto ci metti?"
Mi disse ansiosa di vedermi.
"Calmati, ho finito. Adesso esco."
E feci così: aprì la porta del bagno e vidi che oltre mia madre c'era mio padre e Noah.
Tutti quanti indossavano abiti eleganti ma casual allo stesso tempo, proprio come il mio.
Sorrisi a Noah e gli strizzai una guancia.
"Sei proprio carino con questa."
Indicai la camicetta che indossava: aveva dei quadratini celesti chiaro e tutti i bottoni erano legati fino all'ultimo.
"È ora."
Mi ricordò mia madre e ci dirigemmo allo studio di mio padre.

Era una stanza grande, piena di librerie, certificazioni e premiazioni, fotografie di famiglia ed una immensa scrivania in mogano con un computer fisso di alta generazione.
Mi sedetti sulla poltrona girevole ed inserii i miei dati per collegarmi con il mio istituto.
Aspettai l'entrata di ogni docente che accendessero la propria videocamera.
Cazzo che brutti!
Erano quasi tutti più che sessantenni ma non si curavano della propria estetica.
L'unica professoressa più giovane aveva sulla quarantina ed era proprio bella.
Insegnava letteratura inglese ma nonostante la serietà si poteva scorgere una donna gentile e paziente.
Dopo una bella chiacchierata sul mio rendiconto e sul mio futuro, finalmente mi diedero la conferma del mio diploma.
I miei genitori si affrettarono a seguirmi davanti alla telecamera e ringraziarono ogni docente.

Hai sconvolto la mia vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora