- VII -

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Tra le strade semideserte e avvolte dalla Nebbia del Quartiere Commerciale vagano tre figure avvolte in un pesante mantello per contrastare il freddo pungente. Una di esse solleva la testa e ammira le ultime luci del Sole tingere di rosa e arancione il sottile strato di nuvole.
"Qualcosa non va, picciotto?"
"Niente, capo." Si volta e riprende a camminare dietro agli altri.
"Continui a pensarre a lei, ah?"
"Esatto. Sta succedendo tutto così in fretta."
"Ascolta, picciotto, lascia che ti dia un consiglio. Ti fidi del tuo vecchio, ah? Stiamo parrtendo per una missione da cui potremo non tornarre vivi e tu ti stai a fare tutti questi problemi? Che fine ha fatto il Gidan che conosco, il Gidan prronto ad andarre in capo al mondo e ad ucciderre interi eserciti di draghi per conquistarre il cuore della sua bella, ah?"
Solleva il braccio e gli assesta una poderosa manata in mezzo alle scapole.
"Questa potrebbe esserre la tua ultima occasione. Vedi di non sprrecarla, ah."
Già, la tua ultima occasione. Per dieci giorni hai viaggiato insieme a lei e non hai mai neanche provato a dirle quanto ti fossi affezionato.
Sorride.
Che stupido che sei, Gidan.

La principessa Garnet fa il suo ingresso nella grande cupola metallica attraversata da sottili venature scarlatte, al cui centro siede il Granduca.
"Volevate vedermi?"
"Certo, principessa. Prego, accomodatevi. Vedete, credo che ultimamente ci sia stata qualche incomprensione tra noi e non ci sembra giusto tenervi ancora a lungo all'oscuro. Abbiamo ragione di sospettare che vostra madre stia pianificando un'invasione su vasta scala."
"Cosa? Non potete dire sul serio."
"Purtroppo è così. Numerosi sono i rapporti provenienti dalla Porta Sud che parlano di strani movimenti di truppe e mezzi lungo il confine. Inoltre crediamo che il Regno di Alexandria possa contare su un appoggio esterno in quanto le forze di cui dispone eccedono il limite dell'esercito regolare."
"No... state mentendo!"
Eppure sa benissimo che non è così. Sotto quella luce, molte delle cose che ha visto a Dali acquistano improvvisamente un senso: la fabbrica dei Maghi Neri, la fuga sul Cargoship, l'aggressività di Beatrix. Come aveva fatto ad essere così stupida!
"Ora che sapete la verità vi rinnovo la mia proposta: voi conoscete Alexandria e la Regina Brahne meglio di chiunque altro ed ogni informazione che potrete darci sarà preziosa. Capisco che non sia una decisione facile, perciò prendetevi il vostro tempo. Potete andare."
La ragazza scatta in piedi e corre fuori dalla stanza, sforzandosi di non piangere.
Sei una stupida, Garnet! Tua madre è una tiranna, ce l'hai avuta tutto il tempo davanti agli occhi e non ti sei mai accorta di niente!
Maledetta!
Maledetto Cid e maledetta tutta Lindblum!
Corre su per le scale e improvvisamente si ritrova all'aria aperta.
Il vento gelido di quella sera d'Inverno si insinua sotto il vestito troppo leggero. Sotto di lei si stende l'immenso Granducato di Lindblum, con le sue aree recintate e le sue macchine, con le sue montagne e il suo mare.
Credevi di riuscire a cambiare, a fare o anche solo a vedere qualcosa di diverso? Sei solo una piccola e stupida ragazzina in un mondo troppo grande. Ed ora piangi, come se avesse una qualche importanza. Il mondo, quel mondo non se ne fa nulla delle tue lacrime.
Maledetti...
Passi risuonano alle sue spalle.
Si volta e lo vede.
"Ehi, principessa."
"Tu lo sapevi."
"Cosa? Cosa sapevo?"
"Di mia madre, della guerra, di tutto."
"No."
"Stai mentendo di nuovo. Forse prima potevo anche accettarlo ma ora devi dirmi cosa sta succedendo!"
"Non posso."
"Perchè?"
Gidan si avvicina e la fissa dritta negli occhi.
"Perchè voglio proteggerti. Se te lo dicessi, ti metterei ancora più in pericolo."
"Ancora con questa storia, quando mi parlerai chiaro? Quando la smetterai di mentire e nasconderti? Io..." Non piangere, maledizione, non piangere! "Non so più di chi fidarmi. Mi sento tanto sola..."
"Garnet, tu non sei sola."
"Non so più cosa devo fare... Sono solo una stupida ragazzina..."
Lei appoggia la guancia umida sul suo petto e piange tutte le lacrime fino ad ora trattenute."
No, non lo sei. Abbiamo affrontato la Foresta del Male, questo sarà un gioco da ragazzi."
Il suo cuore accelera fin quasi ad esplodere. Solleva la testa e guarda quel viso che tanto spesso si è affacciato ai suoi sogni e che ora come un sogno si sarebbe dissolto. Di nuovo sarebbe rimasta sola, ingabbiata in giorni tutti uguali di una vita senza scampo e senza amore.
"Vieni con me."
"Cosa?"
"Mi hai promesso un appuntamento, ricordi? Forza, andiamo prima che qualcuno se ne accorga."
La prende per mano, la accompagna fino al piccolo ascensore che collega i tre livelli del Castello e porge al soldato un rotolo di carta con impresso il sigillo del Granduca.
"Cosa? Come ci sei riuscito?"
Ad un gesto dell'operatore, la piattaforma metallica su cui sono seduti comincia a scendere, emettendo un sottile sibilo.
"Hai dimenticato che lavoro faccio? Ora fai silenzio finchè non siamo fuori."
Con uno scatto, l'ascensore di ferma e i due compagni si incamminano per gli sfarzosi corridoi del Livello Due e infine all'interno del Terminale Aircab dove incontrano un volto familiare.
"Allora ce l'hai fatta, brutto furfante. Principessa Garnet, siete sempre incantevole."
"Grazie, Blank."
Il ladro lancia un sacco di tela tra le braccia del suo compagno. "La città è tranquilla, dovreste riuscire a girare senza problemi. Mi raccomando, non fare troppo casino."
"Non è da me, lo sai."
"Sì, lo so. Forza ora, andate."
Garnet e Gidan saltano all'interno dell'Aircab. Con un forte sibilo, il grosso insetto azzurro abbandona la sua sede e scompare nella notte.

Il cigolio della porta risuona all'interno della locanda semivuota, coprendo le chiacchiere dei pochi avventori ancora svegli e riportando la mente dell'oste alla realtà.
"C-che cosa? Ancora tu?"
"Sì, ancora io. Ti sono mancato?"
"Per niente. E lei chi sarebbe, la tua nuova fiamma?"
"Beh, non proprio. Voglio dire, è solo..."
Lei sorride e stringe il braccio del compagno. "Mi chiamo Sara. Gidan mi stava mostrando la città."
"Certo, capisco. Ormai sono fuori dall'orario per servire alcolici ma nel tuo caso penso che farò un eccezione. Ovviamente rischio più alto significa prezzo più alto."
"Non c'è problema, lo sai."
Dopo aver scambiato le monete con un paio di bottiglie, Gidan e Garnet si accomodano ad un tavolo in disparte. Lui riempie i calici mentre lei giocherella con l'anello che porta alla mano sinistra.
"Non credevo ce l'avessi ancora."
"Avevo promesso a me stessa che l'avrei restituito ma poi è arrivata Beatrix e così..."
"Non è perchè te l'ho regalato io, vero?"
"No, figurati. Appena sarò tornata a casa, lo riconsegnerò alla sua legittima proprietaria."
La ragazza beve un sorso di quel liquido rosso fuoco per poi sputarlo e venire piegata in due da una scarica di tosse.
"Ma che... stai cercando... di avvelenarmi..."
"No, che dici, avvelenarti io? Non mi permetterei mai." Allunga la mano e le riempie di nuovo il bicchiere. "Prova ancora ma questa volta fai sorsi più piccoli."
Garnet fa passare lo sguardo da quella bevanda densa al volto sorridente di lui. "Se lo sapesse Steiner..." mormora prima di portare di nuovo il calice alle labbra. Sente il liquido bruciare lungo il suo esofago e depositarsi nel suo stomaco come piombo fuso.
"Allora?"
"Non male, solo un po'... forte."
"Tranquilla, ti ci abituerai." Gidan butta giù la sua parte di liquore. In quel momento qualcosa sembra cambiare nel suo sguardo e nella sua voce.
"C'è una cosa di cui dobbiamo parlare, principessa: ti sei mai chiesta perchè il Granduca ci abbia ingaggiato per rapirti?"
"No."
"Cid ti sta tenendo in ostaggio. Spera che la tua presenza qui dissuada Brahne dal tentare un attacco diretto."
Garnet posa il calice e si lascia sfuggire una risata cristallina. "Ecco perchè il Granduca continuava a chiedermi notizie di Alexandria. Che bastardo."
"Ma..." Gidan scoppia a ridere a sua volta. "Hai detto 'bastardo', ho sentito bene? Non è proprio da te."
"No, ora basta. Sono stanca di tutte queste regole, di avere persone intorno che mi dicano cosa fare, come comportarmi, con chi parlare e con chi non parlare. Io voglio vivere, Gidan, voglio vedere il mondo e non rimanere chiusa in una stanza. E' vero, un giorno sarò Regina, ma fino ad allora voglio solo essere una ragazza qualsiasi. Voglio poter dire che il Granduca è un bastardo e voglio anche..."
Non dirlo!
"Cosa?"
"Niente." risponde lei, abbassando lo sguardo. "Scusami, non mi sento molto bene."
Gidan la aiuta ad alzarsi e la conduce su per le scale fino ad una stanza piccola ma accogliente. Le piccole lanterne illuminano le pareti di legno, le pesanti coperte del letto, il piccolo orologio posato sul comodino e la verde massa di una pianta posata proprio accanto alla finestra. Sembra di essere tornati a Dali, quando ogni giorno era un avventura ed ogni notte era un pericolo. Ne vuoi ancora, vuoi vivere ancora l'eccitazione di quel viaggio, sentire il vento tra i capelli, le gambe pesanti per il troppo cammino, le notti trascorse alla luce delle Lune.
Garnet si volta di scatto e si piazza di fronte all'amico. E' il momento.
"Gidan, io... Chi sono io per te?"
Il giovane ladro avvicina il suo volto a quello della principessa e le posa un leggero bacio sulle labbra.
"Sei bellissima."
Le loro bocche si incontrano, si separano e si incontrano di nuovo, sempre più intensamente.
"Io ti amo."
Sente le mani esperte di Gidan condurla fino al letto e sciogliere i lacci del vestito.
"Anch'io ti amo." Garnet affonda le mani nella zazzera bionda e la stringe al morbido seno. Sta succedendo davvero?
Non è questo che hai sempre sognato? Un corpo che preme sul tuo e che dischiuda per te le le porte dell'Amore, quelle stesse porte che tu non hai mai osato varcare?
Un dolore penetrante e immensamente piacevole le esplode nel ventre e si diffonde in tutto il suo essere. Non è un sogno, Garnet. Lui rimarrà per sempre con te.
I gemiti della ragazza crescono e si mischiano a risate e a parole appena abbozzate.
Ora non sarai più sola.

Final Fantasy IX - Lost TalesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora