- XI -

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Le parole del Re risuonano ancora nella testa di Fratley: "Tu sei la nostra unica speranza. Vai e salvaci tutti."
Digrigna i denti e sprona il suo fedele chocobo.
Sir Fratley, il Leggendario Esploratore, colui che ha viaggiato fino agli estremi confini di Gaia, che si è trovato faccia a faccia con le bestie più terrificanti.
I suoi occhi individuano l'accampamento, la sua mano stringe l'asta della lancia. Il piccolo motore a Nebbia montato sulla sua schiena si attiva, scalzandolo di sella e proiettandolo in avanti.
Il primo soldato viene schiacciato dalla forza dell'impatto. Le teste del secondo e del terzo volano per aria, gli stanchi sorrisi ancora stampati sul volto.
"No... No, ti prego, no!"
L'unico superstite si volta e fa per correre. Dopo solo tre passi, viene impalato dalla lancia del draghiere.
Sir Fratley, il Leggendario Assassino.
Si toglie il cappello e lascia i lunghi capelli sporchi di sangue in balia della brezza.
Chiazze di fiori variopinti cominciano già a macchiare il verde della pianura, attirando i primi sciami di insetti. Presto gli stormi dei Blu Avis avrebbero di nuovo invaso i cieli e i branchi di Fang avrebbero percorso le terre.
La natura si stava risvegliando, pronta a strappare il mondo dalla gelida e opprimente morsa dell'Inverno.
Piantandogli un piede sulla schiena, Fratley estrae la sua arma dalla schiena del cadavere e salta in groppa al chocobo.
"Mi dispiace." sussurra prima di spronare la sua cavalcatura in direzione delle montagne.

"Ehi Freya, sei sicura che questo posto sia veramente dove hai detto tu?"
La burmesiana non risponde, concentrandosi sulla pista di fronte a loro.
Ritrovarsi nelle sue terre le risveglia ricordi che avrebbe tanto voluto cancellare. Ricordi di tutti i giorni trascorsi al suo fianco, di tutti i mostri che avevano ucciso insieme, di tutte le battaglie che avevano combattuto insieme.
Poi lui se n'era andato, lasciandola sola.
Gidan una volta le aveva detto che il vero amore vince sempre. Niente di più falso. Il vero amore, come lo intendeva lui, non esiste.
"Dovremmo raggiungere il Rifugio dei Draghieri prima che scenda la sera."
"A me sembrava molto più lontano."
"Perchè non ci fai tu da guida, visto che conosci Burmesia meglio di me?"
"Che è s-successo?"
"Niente, Vivi."
Già, niente. Non succede mai niente.
Senza voltarsi, Freya dirige lo sguardo verso un casolare in lontananza.
Il Rifugio dei Draghieri è una tappa obbligata per chiunque percorresse quelle terre e di solito è visibile da miglia e miglia di distanza. Invece ora sembra solo una vecchia costruzione abbandonata.
Blank la affianca, le fa un cenno e devia la marcia del chocobo. Anche lui sente puzza di bruciato. Non è un buon segno.
Allunga una mano e sfila la lancia dal suo sostegno.
Se Alexandria ha davvero intenzione di sferrare un attacco, il Rifugio costituirebbe un obiettivo di importanza vitale.
Posa i piedi sulla sella, raccogliendo le ginocchia al petto.
Finestrone al primo piano. Bersaglio facile.
Le gambe della draghiera scattano. Un battito di ciglia, l'erba che scorre, un rumore di vetri infranti. Rotola su sè stessa e scatta in piedi.
La sala comune, una volta piena di persone, di bottiglie e di risate, ora è ridotta ad un antro buio e silenzioso, i tavoli rotti o rovesciati, le sedie sparse dappertutto.
Allora è vero.
Avanza con cautela, la lancia pronta a colpire. Non c'è sangue, non ci sono cadaveri e nessun segno di imboscate o trappole.
Allora è davvero stato abbandonato. Perchè?
Un leggero rumore di passi proveniente dal piano di sotto la riscuote.
"G-giù n-non c'è n-nessuno."
"Cosa credi sia successo?"
"Non lo so." getta un'occhiata alla stanza deserta. "L'importante è che non si siano portati via tutte le scorte."
Freya si avvicina al vetro in frantumi e osserva l'alone rossastro ancora visibile sopra l'orizzonte.
"S-signorina Freya, v-va t-tutto bene?"
"Ti stai dimostrando un po' troppo sensibile per un burattino."
"S-s-scusa. E' solo che i-io n-non so p-più... S-sono u-un n-nemico?"
Vivi trema, le braccia avvolte attorno al corpo, gli occhi luminosi nascosti dal cappello.
"I-io ho s-sempre seguito gli o-ordini dei Walzer e ora n-non so p-più c-cosa fare. S-signorina Freya vi p-prego, a-aiutatemi. C-cosa devo f-fare?"
La burmesiana raccoglie una sedia dal pavimento e vi si lascia cadere sopra.
"Sono l'ultima persona che potrebbe aiutarti, Vivi. Io ho consumato la mia infanzia tra ordini da seguire, missioni da compiere e doveri da rispettare."
"C-cosa volete d-dire?"
Lei solleva la testa, abbandonandosi al fiume dei ricordi.
"Fin da piccola, il mio più grande sogno era di diventare un draghiere. Li osservavo ogni volta che tornavano da una spedizione ed ero affascinata da quella luce nei loro occhi. Era come se non gli importasse nulla di essere feriti, mutilati o addirittura uccisi. Per loro il corpo non era altro che uno strumento sacrificabile, quello che davvero importava e che andava coltivato era il coraggio, l'onore e la fratellanza.Una volta raggiunta l'età, mi arruolai e poco dopo conobbi Fratley, una recluta proveniente da Cleyra. Da compagni di addestramento presto diventammo amici e infine ci innamorammo."
"D-davvero? C-come Gidan e la p-principessa?"
"Gidan è solo uno stupido che crede troppo nell'amore. Fratley invece credeva più nella sua ambizione che in me. Una volta completato l'addestramento ha lasciato Burmesia e nessuno l'ha più rivisto. Ormai sono sette anni che lo aspetto, dubito che si ricordi ancora di me."
Vivi continua ad osservarla. Sotto quella scorza dura e insensibile, anche Freya nasconde un animo buono, ne è sicuro.
Blank risale la scala e si avvicina alla coppia.
"Ho interrotto qualcosa?"
La burmesiana scuote la testa, scacciando quei pensieri sgradevoli.
"No, nulla di importante."
"Bene. Purtroppo giù c'è rimasto cibo per uno, forse due giorni di viaggio."
"Basteranno. Entro domani saremo a Burmesia."
"Ma..."
"Se non ti sta bene, puoi sempre tornare indietro."
Il giovane sbuffa, voltandosi e scendendo di nuovo la scala.
"Come desiderate, vostra grazia."

Final Fantasy IX - Lost TalesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora