- XVII -

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All'alba del secondo giorno i tre viandanti giungono ai piedi dell'enorme Albero di Lifa.
Eiko si ferma su una di quelle sgradevoli cortecce pulsanti, ansimando all'interno della maschera bucherellata.
Non è solo l'aria troppo pesante e umida, no, c'è qualcos'altro. Quel vapore ti entra nella testa, ti confonde i pensieri. Sussurri, voci, volti.
Eiko, torna indietro. Eiko, salvati. Eiko, vattene.
Si volta e getta un'occhiata ai suoi compagni. Anche loro sembrano altrettanto provati, camminano chini come sotto un enorme peso, i volti nascosti dalle cappe stracciate quasi non si volessero far riconoscere.
Forza, non è questo il momento di arrendersi!
Pochi metri più avanti la radice su cui stanno camminando sfocia in un piccolo spiazzo al cui centro vi è un foro circolare largo tre-quattro metri. Eiko si ferma e fissa i due fratelli.
"Davvero volete entrare là dentro?" chiede attraverso il filtro del respiratore. "Nessuno lo ha mai fatto da... beh, da sempre."
Gidan annuisce. Il suo respiro si fa più rapido e irregolare.
"Bene allora."
Si volta verso Mikoto che nel frattempo ha tirato fuori un rotolo di corda da sotto il mantello e ne ha legato un'estremità ad una piccola radice sporgente. Lei risponde con un alzata di spalle prima di calarsi all'interno della buia voragine.
La bambina si acquatta e con un balzo si aggrappa alla schiena di Gidan. Sotto la stoffa spugnosa del mantello Eiko sente un battito veloce, un battito che sa di paura e di tensione. Da quanto tempo non sente un cuore che non fosse il proprio?
Lui afferra la fune e comincia a scivolare verso il basso.Sente i suoi muscoli sotto le manine e la forma delle vertebre sul petto. Da quanto tempo non sente un corpo così?
Le sue fantasie vengono interrotte dal tonfo degli stivali sul legno vivo. Le radici interne, di un legno più morbido e scuro rispetto a quelle esterne, si avvolgono attorno ad un grande condotto di luce che sembra incanalare la Nebbia verso l'alto.
Si ferma accanto a Mikoto, intenta a misurare un altro segmento di corda, e getta un'occhiata nell'abisso.
Nei suoi libri aveva letto che l'Albero era solo una minuscola parte di un organismo antico quanto la stessa Gaia. Però i suoi compagni ne parlavano più come una sorta di macchina incredibilmente complessa, una macchina che doveva essere fermata.
Con Eiko accomodata di nuovo sulla schiena di Gidan, il trio riprende la discesa, accompagnati da un ronzio sempre più forte, da un'aria sempre più pesante e dal timore di non avere abbastanza fune per arrivare in fondo.
Mikoto atterra sull'ennesima radice scura, solleva la testa e punta il dito prima verso Gidan, poi verso di sè e infine verso il basso.
Persino le maschere anti-Nebbia sembrano arrivare al limite. Devono risparmiare energie per ciò che li sta aspettando.
Dopo aver aiutato Eiko a scendere, Gidan si siede e comincia a svolgere il suo rotolo di corda.
Sei davvero pronto a condannare Sara, Blank, Marcus, e l'intera Lindblum?
Sfodera il pugnale, taglia la fune e la lascia penzolare fino alla radice successiva.
E se non fosse quella la soluzione?
Solleva la testa e lancia un'occhiata a Mikoto e alla testolina di Eiko che le spunta da sopra la spalla.
Ormai è tardi, non si torna più indietro.

Appollaiata sulla schiena di Mikoto, Eiko studia con attenzione l'ambiente circostante.
"Ehi..." bisbiglia nell'orecchio della compagna. "Lo senti anche tu?"
La ragazza scuote la testa, facendo ondeggiare le treccine.
"C'è qualcosa, qualcosa di... strano, non so. Non sono i versi rabbiosi che di solito sento nella Nebbia. E' qualcosa di diverso, sembrano parole."
Mikoto balza su un grosso ramo, deposita a terra il suo fardello e avvicina la maschera bucherellata al suo orecchio.
"Fed, ve carenei to'na... Venite da me."
"Esatto. Allora lo sentite anche voi."
"Sì."
Dopo incalcolabili minuti passati a scendere nelle più oscure profondità dell'Albero, il gruppo si arresta sull'orlo di una grande voragine scavata attorno ad una lunghissima pianta elicoidale a cui sono collegate tre grandi foglie verdi e dure come il legno.
"E' tutto esattamente come Kuja lo aveva descritto..." mormora Gidan, accostandosi alla sorella.
"Già. Allora sei pronto?"
"Ehi voi due, non avrete intenzione di scendere ancora?"
"Certo Eiko. La vedi quella luce verde laggiù in fondo?"
"Fin laggiù?"
"Esatto. Allora, vieni con noi?"
"E me lo chiedi? Certo che vengo." mormora.
I tre amici saltano su una delle grandi foglie che dopo aver lampeggiato per un paio di secondi si solleva e comincia una velocissima discesa a spirale nelle profondità della terra. Mikoto si siede e dopo essersi tolta il respiratore, comincia a liberarsi degli strani vestiti grigi e rossi.
"Ehi ehi ehi, calma. Non mi sembra questo il modo di..."
"Non senti che caldo fa qua sotto?" sbotta lei, ormai rimasta solo con una sottile fascia rossa a coprire il seno appena accennato.
Eiko si volta verso Gidan solo per trovarlo a torso nudo, intento a controllare i suoi pugnali.
In effetti si sta facendo caldo. Caldo e umido.
Il suo cuore comincia a battere all'impazzata. Perchè si è lasciata convincere?
La grande foglia verde si arresta accanto ad una piccola struttura avvolta nella stessa penetrante luce verde visibile dalla cima. Le radici sempre più sottili si riducono ad una fittissima ragnatela di fibre luminose attraverso cui viene pompata una sostanza biancastra.
"Siamo in fondo all'Albero. Non ci posso credere, siamo in fondo all'Albero! Gidan, è incredibile. Questo posto è antichissimo, avrà centinaia se non migliaia di anni."
"Già."
Il ragazzo la raggiunge sul bordo della piattaforma e insieme fissano quella abbagliante luce verde.
"Quindi è qui che viene prodotta la Nebbia."
"Sì, credo di sì."
"Pensa un po'. Io e te, in fondo all'abisso più profondo..." La bambina allunga una mano e la stringe attorno ai suoi fianchi.
"Ehi, fermati. Davvero Eiko, non mi sembra il caso di..."
"Di?" fa lei, un po' stizzita.
Un leggero spasmo si diffonde lungo la corteccia, seguito da un urlo disumano.
"Gidan, sta arrivando!"
"Che succede?"
Lui piega le ginocchia e la fissa dritta negli occhi. "Nasconditi. Qualsiasi cosa succeda, non venire fuori per nessun motivo. Hai capito?"
"Io..."
"VAI!"

Gidan e Mikoto corrono verso una terrazza su cui una fitta massa di vene scure si sta contorcendo ed intrecciando.
Eccolo. Finalmente ci siamo.
Il groviglio si allunga verso l'alto, rivelando grossi blocchi di pietra ammuffita e una rigogliosa chioma agitata da un vento inesistente. La creatura emette un profondo gorgoglio, rivolgendo l'arcigno volto da insetto verso il basso.
"Gaze'taba, vere orsoma far'dato."
Mikoto drizza le spalle, solleva la testa e gli risponde in quella stessa lingua aliena.
"Sa, sena dal'modi sado va'reo."
"Ti valasi te'volai? Came sada rua'to ro'neo alona. Alo'te, vecar Terra'ne... Sei dibami ri'du alece?"
Un grande spadone dalla lama azzurra compare nelle mani della ragazza. "Noi non apparteniamo più a Terra! Gidan, sei pronto?"
"Pronto."
Le enormi braccia del mostro si sollevano e si abbattono su di loro. I due giovani evitano il colpo e corrono su quel groviglio di liane viscide.
Mikoto salta e pianta la sua lama nella corteccia marcia.
"Tu'maga!"
Gidan lotta per mantenere la presa mentre la creatura ondeggia avanti e indietro.
"Stai zitto!" sussurra, lanciandosi nel vuoto. La sua coda si avvolge attorno alla caviglia della sorella e gli fornisce lo slancio per afferrare uno dei blocchi di pietra.
Un fremito si diffonde lungo la chioma. Una singola, piccola foglia si stacca e gli sfiora il braccio, lasciandosi dietro una scia rossastra.
"No..."
Il suono proveniente dalla gola del mostro si fa più acuto, unendosi alle urla di dolore dei due giovani.

Eiko osserva quasi ipnotizzata quel vortice di foglie miste a sangue.
Perchè non sei rimasta a Madain Sari? Perchè li hai seguiti?
La morte cammina al loro fianco, non ricordi?
Prima lui poi lei cedono sotto i colpi del gigantesco nemico.
La vista della bambina si annebbia e le prime lacrime le scorrono lungo le guance.
Sono in pericolo. E tu non puoi fare niente.

"Er'nagaro, sagi bare Gaia'rala! Sada Terra'ma!"
Mikoto fa forza sulle mani. Con fatica riesce a mettersi prima in ginocchio e poi in piedi. Stringe i denti e ingoia il dolore delle innumerevoli ferite.
"Io non mi arrendo!"
Raccoglie le sue ultime forze e scaglia un piccolo cristallo verso il punto in cui la sua lama ha scalfito la corteccia. L'incantesimo del Ghiaccio penetra in profondità, fiorendo in una stella di gelide lame che squarciano il legno.
Evoca due corte spade, scatta in avanti e percorre per la seconda volta il tronco saltando da uno spuntone di ghiaccio ad un blocco di roccia.
Un secondo vortice di foglie si separa dalla chioma e la investe. L'impatto con il suolo le spezza il respiro. Vorrebbe urlare ma la sua bocca emette solo un debole mormorio.
Se Kuja ci ha affidato questo compito è perchè siamo gli unici in grado di portarlo a termine.
Già, noi eravamo gli unici in grado di portarlo a termine e abbiamo fallito.
Sente qualcosa sfiorarle il braccio. Volta la testa e incontra lo sguardo risoluto di Gidan.
"Ce la faremo, sorellina. Vedrai che ce la faremo..."
Un'orrida risata echeggia sulle pareti pulsanti della caverna, mentre un'altra tempesta di lame mortali si abbatte su di loro.
"Basta, smettila subito!"
Eiko balza fuori dal suo nascondiglio e fronteggia l'enorme creatura, sforzandosi di controllare il tremore alla voce.
"Ida'gada?"
"Non mi importa capirti, non mi importa sapere chi sei o cosa stai facendo."
Abbassa lo sguardo su Gidan e Mikoto, riversi nel loro stesso sangue.
"Per troppo tempo sono rimasta sola, chiusa tra le pareti di quella città morta. Non ti permetterò di fare loro del male, hai capito? Madeen, che ruggisci oltre l'eternità, guida le mie mani, donami la tua forza." Un'accecante luce bianca si irradia dal corno sulla fronte della bambina. Il suo piccolo corpo si espande, raggiungendo i quasi quattro metri di altezza, i muscoli delle braccia e delle gambe si gonfiano e il viso si allunga in un muso felino.
Eiko si acquatta, emettendo un ringhio minaccioso.
Ci sono troppe cose che dobbiamo ancora vedere, troppe cose che dobbiamo ancora fare.
Avanza a grandi balzi verso il suo nemico, ignorando le minuscole lame che le penetrano nella carne.
Non finirà qui. Non finirà oggi.
Raccoglie le gambe al petto, compie un altissimo salto e avvinghia le braccia attorno al sottile collo del mostro. Lui si agita, tentando di scrollarsela di dosso. Grida, ma questa volta non è un grido di trionfo. E' un grido di paura.
Eiko spalanca le fauci e affonda le zanne nella corteccia.
Non farai più del male a nessuno.
Porta indietro il braccio, lo avvolge in un alone di luce dorata e lo affonda nella nuca del mostro, provocando un penetrante stridio di dolore.
La chioma verde viene avvolta dalle fiamme, le liane scure si contorcono fino a spezzarsi. L'intero corpo ondeggia fino a crollare su se stesso.
Spasmi percorrono il pavimento nodoso e si trasmettono lungo le radici, mentre centinaia di grida disumane si uniscono agli ultimi gemiti del loro padrone.
"Forza, dobbiamo andare." guaisce, raccogliendo i corpi esanimi dei suoi amici. "Resistete."
Spalanca le grandi ali purpuree e spicca il volo, seguendo la grande vite pulsante.
Crepitii di energia scarlatta avvolgono il groviglio, trasmettendosi da una radice all'altra.
La Nebbia, dapprima pompata in superficie, viene risucchiata da una forza sconosciuta e imprigionata all'interno dell'Albero.

Quando tutto finisce il popolo di Gaia, per la prima volta da quando ne ha memoria, può finalmente rivedere il cielo.

Final Fantasy IX - Lost TalesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora