- XV -

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"Eccoci arrivati. Benvenuti al mio villaggio."

I due giovani seguono la bambina di nome Eiko attraverso le strade invase dalle macerie. Una serie di stracci incendiati avvolti in cima ad alti pali forniscono quel minimo di luce necessaria a non perdersi. Mikoto sussurra una frase che si perde attraverso la maschera metallica.
"Ah, che sbadata, potete togliervi quei cosi. Il come non lo so, ma la Nebbia non arriva mai fino a qui."
Il gruppetto si ferma in quella che sembra la piazza centrale, dominata da una fontana ormai asciutta circondata dai pochi resti del lastricato.
"Madain Sari... Quanto tempo è passato dall'ultima volta?"
"Quindici anni, Mikoto. Quindici anni."
"Quindici anni fa voi eravate qui? Davvero? Davvero davvero?"
"Sì."
"Quindi sapete cos'è successo? Per favore raccontamelo, ti prego."
Gidan sorride, alzando la testa verso il cielo nero.
"Anzi, che ne dite se andassimo tutti a casa mia? Dai su, venite, è da tanto che non ho ospiti, specialmente un ragazzo carino come te."
Eiko afferra la mano del giovane e se lo tira dietro.
"Ehi, calma, non mi tirare, sto arrivando."
"Dovrò preparare qualcosa che sia all'altezza però. Oddio fammi pensare..."
"Lasciami."
Non ci vuole molto per arrivare alla dimora di Eiko, l'unica struttura da cui proviene una seppur debole luce. Una logora tenda protegge l'ingresso di una piccola sala circolare. Il chiarore tremolante delle candele conferisce un aria familiare all'ambiente, oltre a farlo sembrare più grande di quanto effettivamente sia.
"Sedetevi pure, al resto penserò io."
"Umo uma bose'noma, eh Gidan?" afferma Mikoto, accomodandosi su una delle sedie e appoggiando i gomiti sul tavolo rotondo.
"Cosa? Non è affatto divertente!"
Lei si lascia sfuggire una risatina.
"Invece sì. Se questa Eiko è davvero una sciamana potremmo sfruttare la situazione a nostro vantaggio."
"Scordatelo, non sono quel tipo di persona."
Uno schianto e una serie di imprecazioni provenienti dall'altra stanza li interrompe. Dopo un attimo di silenzio, Mikoto riprende: "Hai intenzione di raccontarle tutto?"
"Sì."
"Le dirai anche di Sara?"
In quel momento la bambina rientra nella stanza e appoggia sul tavolo tre tazze e un vassoio pieno di piccoli frutti scuri.
"Prendete pure tutto quello che volete. Allora Gidan, noi avevamo una storia in sospeso. Forza racconta."
Il ragazzo beve un sorso di quell'infuso dal sapore amaro e comincia: "Io e Mikoto siamo stati portati a Madain Sari quando eravamo molto piccoli."
"E prima? Dove abitavate prima?"
"Non abbiamo mai conosciuto la nostra terra d'origine, questo villaggio è stato la nostra prima vera casa. Ricordo ancora il volto sorridente di una bambina, una delle prime ad avermi conosciuto. Ricordo la sua risata, le sue domande e i suoi scherzi. Giocavamo insieme, ascoltavamo insieme le storie su Gaia e i suoi Spiriti e soprattutto sognavamo una vita insieme. Certo, non era più di una fantasia di bambini eppure..."
Lui sorride e abbassa la testa per nascondere gli occhi umidi. Mikoto appoggia la sua tazza e prosegue il racconto.
"Non eravamo arrivati soli a Madain Sari. Con noi c'era anche un'altra persona, una persona che forse conosci come il Bianco Incantatore."
Eiko sgrana gli occhi. "No no, aspettate un attimo. E' stato il Bianco Incantatore ad aver distrutto il villaggio. Mi hanno detto che la sua comparsa è presagio di sventura, di guerra e di morte."
"E hanno ragione."
"Non è vero. Kuja non ha mai fatto niente di male."
"Guarda in faccia la realtà, Mikoto. Da quando è ricomparso non abbiamo avuto altro che guai."
"E cosa vorresti fare allora? Continuare a scappare e a nasconderti?"
Senza rispondere Gidan si alza, imbocca la porta e percorre le strade buie di Madain Sari. Le immagini e le sensazioni di quel giorno emergono dalla sua memoria. Il volto della piccola Sara si mischia con quello della principessa Garnet.
Attraversa un grande arco e si ferma, osservando le figure dipinte all'interno della cupola di pietra.
Il Muro degli Spiriti.
Gidan, non ce la faccio.
Sei lenta, Sara. Così arriveremo a notte inoltrata.
Si siede contro una delle colonne, nasconde il viso tra le ginocchia e rimane fermo in quella posizione per un'eternità, lasciandosi cullare dai ricordi della sua amata principessa.
"Ehi, Gidan."
Alza la testa e incontra gli occhi acquamarina di Mikoto.
"Vattene, ho bisogno di stare solo."
"Scusa, non era mia intenzione ferirti."
"Già, tu non sei mai scortese, non sei mai triste e mai potrai esserlo. Ora capisco perchè Kuja ti abbia sempre preferito a me."
La ragazza gli si siede accanto e comincia a carezzargli la schiena.
"Sei tu quello da invidiare. Mi piacerebbe tanto amare un'altra persona come riesci a fare tu ma non ci riesco. Mi sembra tutto così inutile, un inutile spreco di forze fisiche e mentali."
Mikoto solleva il viso verso la luce delle Lune gemelle che filtra attraverso un foro alla sommità della cupola.
"Sai, ogni tanto mi capita di sognare una forte luce blu, un sentiero di luce su cui si spalancano centinaia e centinaia di occhi e in fondo ad esso un villaggio di cristallo costruito attorno ad un lago d'acqua limpida."
"E allora?"
"Ho deciso di seguire Kuja per poter un giorno rivedere quel villaggio, per poter finalmente ammirare la luce di Terra e poter vedere il volto dei nostri fratelli."
Fa scorrere le dita lungo il braccio di lui e le stringe attorno alla sua mano.
"Dalanem uma nam'ta, ceda?"
"Ceda." sussurra lui, rimettendosi in piedi e seguendo la sorella lontano dal Muro degli Spiriti. "Quanto vorrei vivere la mia vita, accanto ai miei amici e alla ragazza che amo e non dover essere costretto a nascondere le mie origini."
"Anch'io e sono sicura che anche Kuja la pensi allo stesso modo."
"Ehi voi, siete matti ad uscire in quel modo?" Eiko si stacca dal muro della casa e si pianta di fronte a loro a braccia conserte. "Gidan, da un gentiluomo come te non me l'aspettavo proprio."
"Hai ragione, sono proprio imperdonabile e un gran maleducato."
"Tranquilla, d'ora in poi ci penso io a tenerlo in riga."
"Grazie Mikoto, meno male che ci sei tu. Forza ora, che domani ci aspetta una lunga giornata."
I due ragazzi rientrano nella piccola abitazione e seguono Eiko su per una corta scalinata fino ad una stanzetta circolare.
"Spero sia abbastanza, sapete non sono abituata ad avere ospiti."
"Va più che bene." risponde lui, tuffandosi su uno dei due letti.
Prima di lasciarli soli, Eiko si avvicina a Gidan e gli posa un leggero bacio sulla guancia. "Buonanotte, dormi bene."
"Sembra che tu abbia fatto colpo."
Il ragazzo si sfila uno stivale e lo lancia addosso alla sorella. "Non ci pensare neanche!"
"La sensazione più meravigliosa che esista."
Il secondo stivale sibila a pochi centimetri dal suo volto.
"Va bene, va bene, ho capito. Buonanotte, Gidan."
"Buonanotte."

Final Fantasy IX - Lost TalesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora