Capitoli 4-5

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IV

D'improvviso due grosse manone afferrarono Marcus, ridestandolo e riportandolo bruscamente nel mondo dei vivi.
« Ma cosa diavolo... », cerco di pensare, mentre, assalito dal panico e con il cuore in gola, tentava con tutte le sue forze di dimenarsi per sfuggire a quella stretta.
Il suo aggressore allora ( la cui figura risultava celata dal buio) gli premette una manona contro la bocca per zittirlo, mentre con l'altra gli bloccava i polsi. Sembravano due enormi prosciutti, con cui riuscì a caricarselo in spalla come nulla fosse e portarlo fuori dalla stanza.

Tutte le luci erano oramai svanite e l'oscurità aveva ripreso possesso dei suoi territori, ostacolato soltanto da un tenue raggio di luce beige che filtrava dall'esterno. Lume di certo troppo fioco per distinguere qualcosa di più della sagoma abbozzata dell'immane figuro che lo stava trasportando. Dalla posizione in cui si trovava poteva vederne soltanto la larga schiena, mentre sentiva la sua clavicola piantarglisi nello stomaco. Le spalle massicce ed ampie quanto una pista d'atterraggio, davano sulle forti fasce muscolari di collo e scapole, mentre la folta peluria sudaticcia su cui era costretto a poggiare il mento, cresceva irsuta ed arricciata un po' dappertutto.
Mentre avanzava con passo pesante costui non aprì bocca. L'unico rumore che si poteva percepire era soltanto il roco risucchio del suo respiro. Chi fosse e quali intenzioni avesse non era chiaro, era troppo confuso per mettersi a pensare in maniera lucida. L'unica cosa che poteva fare era rimanersene bloccato in quella scomoda posizione.

Dopo un tempo apparentemente infinito si fermarono, dopodiché si udì una mano battere in maniera ritmica e delicata su una superficie metallica.
Neanche cinque secondi più tardi una porta si aprì, investendoli in un cono di luce. L'ambiente che si manifestò loro aveva tutta un'altra atmosfera rispetto allo sgabuzzino in cui Marcus aveva soggiornato per tutto il tempo. Qui, la luce illuminava caldamente l'interno del grande stanzone con le tonalità più variegate, dal bianco candido al verde fosforescente fino al rosso Bordeaux, in un caleidoscopio di colori.

Sollevando appena la testa vide che, rialzati rispetto a loro (quasi in prossimità del soffitto), giacevano appesi numerosi globi. Da ognuno di essi veniva emanato un riflesso diverso, che contribuiva creare un'atmosfera quasi festaiola.

A questo punto il giovane fu delicatamente poggiato a terra, e quindi lasciato finalmente libero di muoversi.
L'atteggiamento dello sconosciuto era adesso molto più rilassato e cordiale. Marcus poté vedere un sorriso amichevole formarsi sul suo viso di mezz'età, aggiungendo numerose rughe a quelle che già si vedevano. Aveva una carnagione molto più scura di Wevyr e di sua figlia, un naso molto prominente ed ammaccato, e due occhi limpidi come l'acqua. Spiccava inoltre per la testa completamente priva di capelli che, assieme ad un pizzetto incolto e l'imponente mole, gli dava un'aria da picchiatore incallito, non fosse stato per i modi estremamente gentili.
Questi con gesti lenti si scusò, indicandosi più volte la gola, mentre dalle sue labbra non usciva un solo sibilo. Il ragazzo dedusse da tutto quel gesticolare che l'uomo fosse incapace di parlare, seppur non riuscì a comprendere altro di quell'incomprensibile serie di movimenti. Si limitò perciò ad un semplice cenno di assenso con la testa, lasciandolo poi andare per la propria strada.

Finalmente libero di darsi un'occhiata in giro, il giovane rimase subito colpito nel vedere quanta gente vivesse nascosta la sotto. Doveva trattarsi di almeno un centinaio di individui. L'intero posto sembrava esser stato messo insieme alla bell'e meglio. C'erano tavoli, sedie, pezzi d'arredamento e perfino un bancone recuperati chissà dove. Attorno a quest'ultimo vi si era accumulata una piccola folla intenta a mangiare, mentre, chi da una parte e chi dall'altra, si davano da fare per ottemperare alle varie esigenze di un tale numero di persone. Altri invece passavano il tempo in maniera meno vistosa. Chi intagliando un pezzetto di legno, chi incidendo sul muro linee artistiche o chi semplicemente restandosene in panciolle.

Nome in codice "Lune di Sangue"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora