XI
Fu un lungo viaggio, disseminato di ombre e nebbia.
Lampi di ogni tonalità di tanto in tanto illuminavano tutto, in un guazzabuglio colorato. La risalita dall'abisso per ritornare alla luce era stata lenta e faticosa, ma con determinazione aveva nuovamente raggiunto il bordo. Aggrappandovisi con tutte le sue forze, mentre con un ultimo sprazzo di energia era riuscito a spingersi oltre il baratro.Marcus si risvegliò. Era confuso e turbato. Si guardò intorno cercando di capire dove fosse finito, scoprendosi nuovamente sdraiato dentro la sua cella. Non riusciva però a capire come ci fosse arrivato. I frammenti di ricordi si intasavano nella mente, impedendogli di ricostruire in maniera comprensibile gli ultimi avvenimenti. Provò a mettersi seduto, ma un forte attacco di nausea lo costrinse a fermarsi. Era madido di sudore. Alcune goccioline scivolavano giù dalla fronte, rigandogli il viso fino a ricongiungersi sul mento per poi precipitare verso il pavimento. Sentiva all'interno della bocca i tagli premere ad ogni contrazione del viso ancora gonfio e pesto.
Nelle camere adiacenti gli altri tre si voltarono all'unisono nella sua direzione. Era troppo intontito per capire se fossero o meno preoccupati per lui, ma Hamon non impiegò molto a dargli una chiara risposta.
« Sembra proprio che tu non voglia liberarci della tua ingombrante presenza! », c'era una chiara nota di irritazione nella sua voce. « Non so come, ma pare che tu sia riuscito a metterci in una situazione ancora più complicata di prima. Certo che averti intorno è persino peggio dei malefici di una Xaasx ».
Era proprio di pessimo umore, ed avrebbe continuato ancora se Alexia non lo avesse ripreso.In ogni caso Marcus non li stava più ascoltando. La testa gli pulsava dolorosamente e, nel tentativo di far passare il capogiro opprimente che lo avvolgeva, si era riadagiato sulle coperte, riaddormentandosi così in un attimo.
L'aria fredda e stantia penetrava nelle narici ad ogni respiro, lasciando ogni volta una sensazione angusta. Persino nel sonno veniva difficile non provare disgusto. Erano rinchiusi in quelle celle di vetro ormai da diversi cicli, e niente dava segno di voler cambiare. Per tutto il tempo i soldati li avevano tenuti sotto stretta osservazione, interrotta soltanto dai turni dei pasti ed i viaggi al bagno. Dopo l'ultimo strampalato approccio del Feers non c'erano stati nuovi tentativi di controllare le loro menti, ed ora gli uomini che entravano ed uscivano dalla stanza mantenevano sempre un certo riserbo e distacco nei loro confronti. Evitando a volte di rivolgergli persino la parola.
Quel mattino però un nuovo ed insolito particolare attirò l'attenzione quando si risvegliarono. Le onnipresenti guardie, così silenziose da sembrare arredamento, erano scomparse. La cosa li stupì non poco soprattutto considerando il terrore che sembravano provare nei loro confronti. Com'era perciò possibile che, di punto in bianco, avessero deciso di lasciarli soli ed incustoditi ?
In breve stavano già discutendo per venire a capo dell'enigma. Nessuno sembrava avere un'opzione più valida di un'altra, perciò potevano soltanto guardarsi gli uni con gli altri in attesa che qualcosa accadesse.Passarono così i minuti, forse anche le ore, ma nessuno si ripresentò. La tensione si faceva sempre più palpabile con lo scorrere del tempo, non si udiva alcun suono o rumore che indicasse la presenza di anima viva.
In effetti, a pensarci bene, persino il comportamento dei soldati sollevava dei sospetti. Malgrado infatti fossero sopraggiunti in città da parecchi cicli ( come da loro stessa ammissione), non avevano fatto alcun tentativo per riconquistarla. Anzi, nonostante avessero girato le strade in lungo ed in largo, non ne avevano incontrato alcuna traccia lungo il cammino. Difficile definirla proprio una vera e propria operazione di recupero. Anche non avessero avuto intenzione di riprendersi Terrotànis, se avessero inviato delle squadre di perlustrazione per la città, difficilmente non sarebbero incappati nella colonia, o quantomeno il loro Saahavi ne avrebbe notato la presenza. Invece se erano riusciti ad imbattersi in loro era stato solo ed esclusivamente per un puro caso. Cosa che lasciava molti dubbi e molte domande senza risposta.
D'altro canto Hamon era decisamente contrario a quel tipo di supposizioni, respingendole fortemente, ed accusando chiunque si azzardasse a formularle ( principalmente lui) di essere soltanto uno sporco ingrato che infangava la misericordia che lo aveva salvato.
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Nome in codice "Lune di Sangue"
FantasíaUn mondo sconosciuto in desolazione, una città in rovina che trasuda morte da ogni anfratto, una dilagante minaccia che non lascia alcuna speranza. Come reagiresti se ti risvegliassi un giorno, senza alcun ricordo, in una situazione simile? Scoprilo...