Capitolo XV

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La luce del mattino riportò Marcus al mondo, strappandolo dal tiepido abbraccio del sonno.
Svegliarsi alle prime luci dell'alba stava diventando oramai un'abitudine che lo portava ad rimettersi in piedi insieme con il sorgere del sole. Gli altri a breve avrebbero fatto altrettanto ma per il momento poteva godersi quell'attimo di quiete assoluta.
Il vigilante si era addormentato semicoperto da una sporgenza rocciosa che impediva alla corrente fredda del mattino di colpirlo. Per curiosità si guardò attorno, alla ricerca del mercenario. Quando la sera precedente avevano allestito il bivacco per addormentarsi gli era parso piuttosto assente, come se gli ultimi avvenimenti lo avessero affaticato più di quanto non avesse dato a vedere. Sperava vivamente di esserselo soltanto immaginato. Per quante riserve avesse su quell'individuo era comunque vero che non sarebbero arrivati fin lì ancora vivi se non fosse stato per la sua presenza. Lo faceva tremare il solo pensiero di trovarsi ad affrontare quel posto da solo.
Quale fosse però il reale motivo che lo spingeva a portarseli dietro era un qualcosa che lo metteva ugualmente in apprensione. Quell'uomo aveva un comportamento misterioso e per certi versi incredibilmente sinistro, dava addirittura l'impressione di divertirsi nel metterli a disagio in ogni modo possibile.
Si rimise in piedi buttando uno sguardo alla coperta dove l'incappucciato aveva dormito e che adesso stava appoggiata scompostamente a terra. Del proprietario invece nemmeno l'ombra. Continuando a guardarsi in giro, lo trovò poco più tardi seduto su una sporgenza di roccia posta poco più in alto di dov'era lui. Con una torsione del collo l'uomo portò i bordi del suo cappuccio in linea con i suoi occhi. Adesso si osservavano a vicenda ma sbirciare oltre le ombre all'interno di quel mantello era impossibile, come se la luce stessa evitasse spontaneamente di varcarne la soglia.
«Vedo che sei sveglio, dormito bene?», gli chiese tranquillamente con voce metallica attutita dal tessuto.
Era la prima volta che gli si rivolgeva direttamente, dava proprio una strana impressione.
Marcus sollevò la mano in un cenno di risposta, ma l'altro non rispose al saluto. Ormai aveva cominciato a farci l'abitudine al modo riservato e stravagante della loro guida, tuttavia quell'uomo continuava a metterlo tremendamente in soggezione. Dava come l'impressione di ponderare e calcolare ogni singolo gesto quasi facesse il possibile per evitare il contatto con le persone.
«E tu?», gli domandò cercando di apparire gentile.
Con una reazione che aveva dell'incredibile le labbra dell'uomo si incresparono in un sorriso.
«Benissimo grazie, come un pupo nella sua culla».
Era decisamente più loquace del solito ed il giovane si sentì portato a ripresentargli una domanda a cui l'uomo sembrava particolarmente disinteressato a dare una risposta.
«Sono curioso di farti una domanda. Mi chiedevo per quale motivo non ci hai rivelato il tuo nome, è una cosa piuttosto insolita visto e considerato che stiamo viaggiando insieme».
Non appena terminato di parlare però, preferì essersi morso la lingua. Come diavolo gli veniva in mente di intavolare una simile discussione con un uomo del genere? Sperava solo che non se la prendesse a male per una simile sfacciataggine.
In effetti ancora una volta la reazione non fu tragica come si era aspettato. Anzi l'incappucciato si limitò a fare spallucce.
« Non c'è alcun motivo per cui voi dobbiate sapere il mio nome, se avete tanta voglia di chiamarmi in qualche maniera, spremetevi le meningi e decidete per conto vostro».
Rispose con il solito tono calcolato, per poi troncare completamente la conversazione scendendo con un balzo dalla sporgenza ed atterrando leggero come un barbagianni.
Comunque il tempo per discutere era ormai giunto al termine. Le loro chiacchiere avevano ridestato gli altri e ben presto fu il tempo di rimettersi in marcia. Per tutto il resto del dì, Marcus evitò accuratamente ogni tipo di contatto con quell'individuo, anche se per quanto gli facesse ribrezzo e gli desse i brividi continuava a rimanerne inspiegabilmente affascinato. Forse per questo suo modo così imprevedibile di affrontare gli avvenimenti o per via del fatto che era l'unica persona che poteva riportarli indietro alla civiltà. Spesso si ritrovava completamente incantato a fissarne il mantello dal colore di una notte senza stelle che sembrava danzare e muoversi di vita propria, tant'è che se non si fossero visti spuntare mani e piedi avrebbe potuto tranquillamente pensare si trattasse di un fantasma.
Le ore passavano dandosi il cambio durante lo scorrere della giornata e nuovamente tornò a scendere la notte, portando il caldo soffocante a trasformarsi in freddo pungente. Dietro consiglio, all'accampamento distrutto si erano procurati altri stracci e li avevano utilizzati per farsi un cappuccio più completo che desse una protezione più ampia da quelle temperature folli a viso e spalle. Mentre si sdraiavano, poté notare che dove i soli erano riusciti lo stesso a farsi strada le scottature sulla pelle si stavano rimarginando quasi completamente, lasciando solo qualche lieve arrossamento. Alexia, Hamon e Sherry con quella carnagione azzurro pallido ed i capelli chiari ne avevano certamente patito parecchio più di lui che, per via del colorito più scuro di pelle ora mostrava solo una marcata abbronzatura. Erano arrivati ad avere persino le bolle, anche se fortunatamente si stavano rimarginando piuttosto rapidamente e tra se si domandava se l'incappucciato non ci avesse messo lo zampino, con qualcuno degli strani impiastri che si portava dietro. Aveva cominciato ad interessarsi sempre più ai problemi delle ragazze. Forse per il fatto che lo faceva sentire meno solo sapere che altri condividevano le sue sfortune o forse soltanto nella speranza di ingraziarsele.
Intanto il loro viaggio procedeva senza intoppi e grazie alle precauzioni di cui si erano dotati potevano procedere perfino durante le ore più calde del ciclo, complici soprattutto alcune correnti più fresche che avevano smorzato le temperature. Ebbero solo alcuni fugaci incontri con le creature del luogo, per lo più ombre furtive che si muovevano di notte o figure incomplete che si intravedevano all'orizzonte. L'unica occasione in cui finirono per imbattersi fisicamente in qualcosa di più reale fu quando trovarono il passo sbarrato da due grosse creature.
Stavano in posizione accucciata, erano alte circa un metro e cinquanta al garrese e ricoperte di un pelame rossiccio smorto, che in alcune chiazze appariva completamente assente. Le zampe anteriori erano due sottili e lunghe protuberanze che terminavano con delle estremità dalle forme piuttosto vaghe. Avevano due articolazioni ed un grosso accumulo di pelle, che pendeva quando rimanevano piegate. Gli arti posteriori poi assomigliavano incredibilmente a quelli di una cavalletta, non fosse stato per i lunghi unghioni alla fine e le scaglie cheratinose color marrone sulla parte alta. La coda invece terminava in un ventaglio irto di aculei. Ma la cosa più terrificante erano però le mani. Esattamente due mani poste sopra le spalle che terminavano con artigli da rapace, lunghi oltre dieci centimetri. Quale fosse precisamente l'utilizzo di queste ultime, forse la scelta più saggia era lasciarne la risposta celata.
Stavano banchettando con una carcassa, resa ormai indefinita dal lavoro costante dei loro becchi uncinati muniti di quattro denti seghettati con cui dilaniavano facilmente la carne. Un po' come il cane della prateria erano brutti e sgraziati ma sembravano essersi adattati estremamente bene a quel clima così ostile e spietato. Forse si trattava di un'evoluzione spontanea. Un naturale tentativo di sopravvivere in mezzo a quella desolazione. O forse di un'ennesima vittima inconsapevole di quello scempio senza fine.
«L'epidemia non ha risparmiato proprio niente e nessuno...», esordì il soldato. «... Nemmeno le creature di questo luogo sono uscite indenni a tutto questo delirio, diventando nient'altro che squallidi abomini e mangiatori di carogne ».
Marcus si chiese come dovessero apparire originariamente quelle creature. Era una cosa tremendamente triste il pensiero che anche l'ambiente risentisse in maniera così marcata di quella situazione incontrollabile. Quale che ne fosse la reale causa, non si trattava d'altro che di una piaga che andava fermata il prima possibile. In ogni caso non valeva la pena di correre il rischio disturbando il pasto di quelle creature, presero perciò la decisione di tornare indietro per aggirarle, lasciandosele alle spalle senza ulteriori indugi.
Da allora non avevano più avuto altri contrattempi ed alla fine del quinto ciclo di viaggio avevano ormai superato oltre la metà della catena montuosa. Proseguendo di quel passo non sarebbe mancato molto prima di affacciarsi sul versante opposto.
La sera era senza dubbio il momento migliore. Dopo una giornata di marcia forzata sotto i soli ardenti, la possibilità di un pasto rinvigorente unito ad un po' di riposo era quanto mai invitante. Avevano persino cominciato a trovare comodo il giaciglio improvvisato in cui dormivano e poi erano troppo stanchi per fare caso ai piccoli fastidi del dormire all'aria aperta. Le notti scorrevano piuttosto tranquille, per quanto le fredde temperature non smettessero mai di punzecchiarli.
Un sottile sibilo metallico lo svegliò. Il vento era completamente assente perciò poté chiaramente cogliere il rumore di qualcosa fendere l'aria e quello successivo di uno squittio di dolore a breve distanza da dove si trovava. Al buio ed incapace di capire cosa fosse accaduto sobbalzò allarmato, risvegliando anche gli altri e facendo scoppiare un piccolo pandemonio.
La calma tornò quando Hamon estrasse un globo luminoso, sollevandolo in alto per fare più luce. Una figura lunga poco meno di un metro si contorceva a terra, con l'esile forma stretta ed allungata di un coltello conficcata nel corpo. Era decisamente difficile capire di cosa si trattasse. Definirlo una Pantaghera (razze di topi giganti che vivono nelle fogne) non gli avrebbe reso giustizia. Perché a parte la silhouette vagamente simile, la testa era più piccola e con tre spuntoni che sembravano esser stati piantati a forza sulla fronte, inoltre dalla bocca sporgente si riversavano fuori in gran numero denti arcuati come uncini che fremevano durante l'agonia. Il ribrezzo colse Marcus che incapace di distogliere lo sguardo, restava immobile senza sapere cosa fare. Tutto si risolse però non appena il mercenario piantò una lama nella testa della creatura, ponendo fine alle sue sofferenze, poi rapido come una faina strappò il globo dalle mani di Hamon coprendolo all'istante.
« Devono aver dimenticato di fornirti un cervello alla nascita!», esclamò come il fischio di una sirena, recuperando il coltello dalla carcassa ormai immobile. « Vuoi per caso segnalare la nostra posizione ad ogni singolo stronzo nei paraggi? Perché già che ci sei non spari un razzo di segnalazione per farti vedere meglio? ». 
« Volevo capire cosa stava succedendo. Pensavo che ci trovassimo in pericolo ». Hamon, restando sulla difensiva, cercava ancora di collegare tutti i pezzi di quanto si era appena svolto.
« In pericolo adesso lo siamo di sicuro », tagliò corto lui. « E sta succedendo che hai appena acceso un faro bello visibile nella notte, che qualunque essere dotato di occhi a più di un ciclo di cammino avrà sicuramente notato. E se sanno far funzionare la testa probabilmente avranno anche fatto due più due. Speriamo solo che non lo abbiano trovato di loro interesse, anche se non ci punterei nemmeno un paio di mutande sporche ».
« Ma di che diavolo stai parlando? », gli rimbrottò il giovane scorbutico. Sembrava fosse chiaro per tutti che nessun essere dotato del minimo spirito di autoconservazione avrebbe mai deciso di stabilirsi lì.
« Predoni, testa di rapa dal sangue blu. Predoni. Proprio quelli che sguazzano in situazioni schifose come queste. Che assalgono i viaggiatori per derubarli, accopparli o rivenderli come schiavi. Ossia nessuna delle mie attuali priorità se proprio lo vuoi sapere».
Queste parole presero Marcus di sorpresa. Nessuno di loro quattro aveva certamente mai preso in considerazione, che tra i pericoli del viaggiare per quelle lande desolate, si potesse aggiungere anche quello dei banditi. A conti fatti però si trattava di una possibilità reale quanto quella di essere aggrediti dagli infetti e forse addirittura più probabile.
Intanto anche il soldato si era nuovamente fatto vivo e constatava l'accaduto.
« Come ti dicevo prima di partire, questo posto pullula di pericoli anche senza andare a cercare gli stramaledetti infetti. In effetti già da tempo si vociferava la presenza di predoni in queste aree, ma l'incalzare dei problemi ha sempre impedito di prendere dei provvedimenti ».
Dopodiché avvicinandosi alla carcassa poco lontano riprese.
« Un Botrat, esseri decisamente ripugnanti e talmente strani che non so assolutamente dirvi da dove provengano ne se siano naturali o solo deformità di qualche tipo. Di solito non si aggirano così allo scoperto e mai da soli. Venite, è meglio allontanarsi da qui mentre facciamo il punto della situazione ».
Fatti rimettere tutti rapidamente in cammino, ripresero a proseguire con le tenebre ancora intente nei loro compiti notturni. Mancava ancora un bel po' all'alba ed il chiarore fosco delle tre lune che attualmente si intravedevano in cielo non consentiva di muoversi molto agevolmente su quel terreno. Spostarsi così era estremamente difficile, dovevano procedere a passi piccoli tastando il terreno prima di poggiarvi completamente il peso sopra, incespicavano di continuo e procurandosi parecchie escoriazioni. Si sarebbero volentieri evitati quella tortura ma dovevano allontanarsi il più possibile ed il prima possibile.
Una volta certi di aver coperto una distanza sufficientemente lunga da poter calare un pochino la guardia, il mercenario (recuperata ormai la sua solita calma) iniziò ad esporre l'accaduto in poche parole.
« Ho sentito qualcosa avvicinarsi », disse con fischio basso. «Emanava un leggero gracidio che non presagiva nulla di buono, perciò mi sono affrettato a controllare. Ho scoperto che un gruppetto di questi esserini ci stava puntando probabilmente per farsi uno spuntino, così ne ho colpito uno e gli altri si sono subito dispersi ».
« Come hai potuto uccidere una creatura indifesa solo perché si era avvicinata troppo, non ti crea il minimo rimorso di coscienza? ».
Alexia era schizzata in avanti, indignata per l'accaduto.
« Nemmeno un po' se proprio lo vuoi sapere». Fu la tranquilla risposta che ricevette. «Il mio compito è fare quanto è in mio potere per tenere vivi sia voi che il sottoscritto, il lusso di fare domande prima di agire è un qualcosa che non sempre posso permettermi. Inoltre puoi metterti l'anima in pace, dubito fosse tanto indifesa e di animo caritatevole se è riuscita a sopravvivere in questo posto. Faresti meglio a preoccuparti invece di come ce la caveremo noi, perché ti assicuro che da qui in poi non avremo vita facile ».
L'assenza di emozioni mentre parlava dava da pensare. Benché dicesse di doverli proteggere erano certi non avrebbe esitato un attimo a prendere provvedimenti drastici, se uno di loro avesse messo a rischio la vita degli altri. Ancora una volta la mente di Marcus fu attraversata dal dubbio che fosse stata realmente una scelta saggia affidarsi a quello strano figuro, ed avrebbe potuto scommettere che anche gli altri avevano avuto il medesimo pensiero.
Sarnaras intervenne per sedare la discussione al più presto.
« Sono perfettamente d'accordo con il vostro amico. Mi spiace signorina ma i Botrat non sono creaturine amichevoli, né tanto meno inermi. Se incappano in una preda, possono divorarla viva senza lasciarle alcuno scampo. Non credo sia il caso di versare lacrime per simili mostriciattoli, abbiamo cose ben più pressanti di cui occuparci adesso ».
Nuovamente in cammino avanzavano con il sorgere del sole. Sul gruppo in marcia, era tornato a scendere un silenzio di tomba. Tutto sembrava rimanere in sospeso nella snervante attesa che accadesse qualcosa.Il mercenario era diventato nervoso e continuava a voltarsi in tutte le direzioni, si comportava in maniera persino più strana del solito ed il suo modo di fare era diventato ancora più sfibrante e sospetto.
D'improvviso assieme ai primi raggi di luce giunse riecheggiando tra le rocce un forte richiamo. Aveva un che di melodioso e cristallino, ma da come i due uomini reagirono fu chiaro che quanto si stava avvicinando fosse anche peggio del previsto.
« Infetti », disse l'incappucciato a voce alta. « E questa volta sembrano essere anche più pericolosi del solito ».
In risposta numerosi altri richiami giunsero dalle varie altre direzioni. Capire se fossero reali o si trattasse soltanto di echi, era praticamente impossibile ma di una cosa potevano essere certi, si stavano avvicinando ed anche molto rapidamente. Senza perdere tempo in domande di alcun tipo allungarono ulteriormente il passo portandosi fino allo stremo delle forze. Si trovavano ancora ben lontani da qualunque via di salvezza, persi nel bel mezzo del nulla, tra i picchi scoscesi e zone impraticabili, motivo per cui dovevano sforzarsi di continuare più velocemente possibile.
Iniziò così un furioso tiro alla fune tra gli inseguitori bramosi di raggiungerli e loro intenti in una disperata fuga, vi sarebbe potuto essere un solo vincitore in questa sfida ed in questo momento stavano perdendo. La paura continuava però a sospingerli in avanti, nessuno di loro voleva arrendersi alla sorte, malgrado tutto avrebbero lottato fino all'ultimo per continuare a vivere.
Era comunque innegabile che se non avessero trovato una soluzione, per quanto a fondo si fossero spremuti non sarebbero riusciti a tenere il passo ancora a lungo. Sherry aveva già raggiunto quel limite e loro tre adesso si davano il cambio per trasportarla. Il vigilante invece, affardellato da un gran numero di borse era impegnato nella sua corsa in solitaria per tenersi sempre più avanti di loro quattro. L'incappucciato oramai li precedeva di svariate decine di metri, non capivano se con l'intenzione di guidarli o solo per salvarsi la pelle. Sbucando da dietro alcune rocce costui li chiamò a gran voce e sbracciando come un forsennato li incitò a raggiungerlo.
Aveva trovato l'ingresso di una caverna. Non sembrava venire utilizzata da tempo, ma non vi badarono mentre con un ultimo scatto si lanciavano all'interno. Una volta superata la soglia d'entrata balzò subito all'occhio quanto tutta la creazione non fosse naturale, numerose travi di legno ormai erose dal tempo e dall'umidità, puntellavano un soffitto ormai in procinto di franare.
« Dev'essere una miniera, ma per quale motivazione risulta così sperduta e lontano da tutto? », sussurrò Alexia con un filo di voce per quanto l'eco la rendesse molto più squillante.
Nessuno si prese la briga di risponderle. Si sentivano stanchi e doloranti, inoltre la pressante sensazione di paura non li aveva ancora abbandonati. Dovevano assolutamente pensare ad un modo per sfuggire ai loro inseguitori, anche se adesso non erano più all'aperto si trovavano ancora in serio pericolo.
Intanto l'incappucciato stava tastando con un certo interesse alcuni supporti saggiandone la resistenza, alcuni scricchiolii molto espressivi ne indicarono l'innegabile fragilità. Provò a sferrare un calcio ad una di queste, colpendola con la suola dello stivale e provocando numerosi cigolii. Ad un secondo tentativo più deciso un'esplosione di schegge si staccò dalla trave, mentre questa cedeva sotto il proprio peso.
« Cosa stai facendo in nome degli Antichi. Vuoi farci finire tutto addosso? ».
Sarnaras era pallido in viso mentre parlava. I suoi occhi schizzavano da una parte all'altra, come se si aspettasse un crollo da un momento all'altro.
« Sempre che tu non abbia un'idea migliore. Bloccando questa entrata, potremmo guadagnare abbastanza tempo per trovare una via di fuga ed allontanarci senza essere rintracciati», gli rispose l'altro. «Ed ora perché invece di startene a cincischiare non vieni a darmi una mano, prima che quegli stronzi arrivino a darci il ben servito? ».
Benché tutt'altro che entusiasta anche il soldato si unì al lavoro di demolizione mentre loro quattro furono spediti verso l'interno di modo da rimanere più al sicuro. Ogni supporto che cedeva provocava una serie di brontolii che attraversavano la montagna come un monito inquietante. Percorsero un bel pezzo di galleria prima di decidersi se rallentare l'andatura per recuperare un po' di fiato. Intanto dall'entrata non giungevano altri rumori e cominciavano a chiedersi cosa diavolo stessero combinando quei due.
Un potente boato sopraggiunse da dietro, prendendoli completamente alla sprovvista, il terreno cominciò a tremare vigorosamente minacciando di buttarli a terra. Poco dopo poterono sentire la montagna lamentarsi furiosamente mentre la galleria iniziava a crollare. D'istinto si lanciarono di corsa verso l'interno. Numerosi ciottoli e frammenti di rocce iniziarono a piovere sulle loro teste, altri blocchi più consistenti invece minacciavano di franare da un momento all'altro.
Finalmente dopo un lungo scatto sopraggiunsero ad uno sbocco ove le pareti non sembravano esser state intaccate dal crollo imminente ed il soffitto appariva stabile. Pochi secondi più tardi sentirono dei passi giungere dal tunnel, mentre le vibrazioni si facevano più vicine. I due uomini schizzarono fuori a razzo mentre l'intero passaggio crollava su se stesso, chiudendo per sempre quella strada verso la superficie.
« Che mi venga un colpo, tu sei completamente sciroccato. Con quale ragionamento hai avuto la brillante idea di usare dell'esplosivo dentro una galleria così altamente instabile? È un miracolo che ne siamo usciti tutti interi ».
Sarnaras era paonazzo per la rabbia e lo sforzo, le mani gli fremevano ancora per l'adrenalina.
« Forse ho un pochino esagerato, ma non c'era tempo per fare calcoli accurati, quelle cose ci erano ormai addosso e non mi sembrava il caso di rischiare con le mezze misure. Dovresti piantala di lagnarti continuamente, siete vivi grazie a me, quindi vedete di mostrare un po' di gratitudine invece di stare sempre a sindacare... ».
Mentre si scrollava la polvere di dosso dal mantello il mercenario si rialzò in piedi osservando l'area tutt'intorno.
«... E se vuoi sapere come la penso, direi che non ne abbiamo nemmeno il tempo...», aggiunse indicando un punto imprecisato nell'oscurità. «... La strada da percorre è ancora parecchia ed ho come l'impressione che l'abbiamo notevolmente allungata ».
Si guardarono intorno per farsi un'idea di dove fossero capitati, si trattava di un'ampia caverna scura ed umida. L'aria fredda e stantia gli succhiava via il calore dal corpo, raffreddandogli il sudore sulla pelle e portandoli in breve dalle caldane ad un tremito continuo. La luminosità dei globi non riusciva minimamente a scalfire il muro di tenebra perenne, anche se qua e là si potevano notare guizzi luminosi generati da conglomerati semi lucenti che deviavano o riflettevano la luce.
« Che la benedizione della terra mi accolga, quaggiù c'è un vero ben di dio di pietre semipreziose. Ametiste, Agate, Topazio ed altre ancora, ce né abbastanza per comprarci una città a testa», il soldato era di colpo diventato eccitatissimo. «Deve trattarsi di una miniera, ma non una qualunque, sono quasi sicuro si tratti di un'antica installazione nanica. Quei piccoli ubriaconi dallo stomaco largo ed il borsello cucito hanno sempre avuto l'abitudine di costruire vicino a dove scavavano. È molto vecchia e sicuramente in disuso, potremmo persino incappare in qualche vecchia rovina ricolma di oggetti rari o di antiquariato...».
«... O magari scheletri non morti » rispose piccato Hamon. « E sempre se riusciamo a trovare una via d'uscita. Nessuno di voi grandi uomini ha tenuto in considerazione questo piccolo particolare prima di farci crollare sulla testa mezza montagna, mi sbaglio? ».
Il suo sguardo fulminante attraversò la caverna in direzione del mercenario con una tale intensità che se lo avesse incenerito nessuno se ne sarebbe sorpreso. Questi, ormai preso da altre cose, aveva già voltato le spalle al ragazzo, non privandosi tuttavia di un'ultima battuta pungente.
« La prossima volta avrò ben premura di chiedere ai miei inseguitori la gentile cortesia di attaccarmi in una zona più adatta. Dove ci sia un ampio castello munito di guarnigione e magari un bel cucchiaio d'argento da ficcarti nel culo, così non avremo più questo genere di inconvenienti e conversazioni cretine».
Con il discorso ormai ad una piega morta l'ennesima domanda di Alexia giunse in maniera del tutto inaspettata.
« Cos'erano quelle cose che ci stavano dando la caccia? All'inizio credevo si trattasse di semplici infetti, ma quei versi non mi era mai capitato di udirli. Erano così soavi e melodiosi, di cosa poteva trattarsi? ».
Quelle poche parole agirono come un catalizzatore per tutti loro. Nella fretta di fuggire non si erano nemmeno domandati quale fosse la natura del pericolo che li stava incalzando.
La risata che ottennero come risposta dette l'impressione di provenire dalle viscere dell'inferno. Sotto le pieghe del cappuccio la loro guida si concesse un sipario di puro divertimento a loro spese, di cui non apprezzarono minimamente il pessimo gusto.
« Ebbene... », iniziò con voce divertita. «... Sappiate che stavamo per fare la conoscenza diretta con qualcosa di più pericoloso di ciò che comunemente chiamate infetti. Si tratta di un'ulteriore evoluzione di quelle schifezze, con capacità di gran lunga peggiori. Hanno un modo tutto loro di comunicare, l'acuto da soprano che abbiamo sentito prima era il modo specifico di questo qui per richiamare gli altri esemplari al di sotto del suo comando. Si potrebbe definirli semplicemente dei capibranco o esemplare alfa se preferite, a cui tutti gli altri si sottomettono in una specie di gerarchia. Ecco con cosa ci stavamo per incontrare ».
L'impatto di quanto avevano sentito, aprì numerosi dubbi e domande all'interno delle loro menti, chi incredulo, chi confuso, cercavano di farsi una ragione di quanto appena detto dall'uomo. Marcus ripensò tra se all'orribile visione del gigantesco infetto durante l'attacco alla colonia ed il pensiero che tutti gli altri potessero obbedire ai suoi comandi non gli apparve tanto illogica.
« Ed adesso per gli antichi dove diamine avresti intenzione di andare, perché invece non pensi ad un modo per farci uscire da qui dentro?». Domandò nuovamente Hamon alla figura ammantata mentre questi per conto proprio si addentrava in un passaggio scavato nella roccia che si perdeva tra le ombre.
« Questo perché, ragazzo di poca fede e ancor meno cervello...», lo stuzzicò il mercenario. «... Ci sono buone possibilità che posti come questi non abbiano un solo ed unico accesso. Ragion per cui se hai finito di frignare lasciami fare il mio lavoro e chiudi quella ciabatta una buona volta».
E con queste parole l'uomo scomparve attraverso il buco.
Nessuno di loro sentiva la necessità di invischiarsi in un'altra stancante discussione, neppure Hamon, per quanto continuasse a mostrarsi con aria fiera ed atteggiamento bellicoso. Perciò con animi nuovamente uniti dalle circostanze, il gruppetto stabilì un bivacco preparandosi ad affrontare quella nuova e snervante prova.

Rimasto un po' in disparte Sarnaras con l'intenzione di controllare la parete di semipreziosi osservava la scena senza aprire bocca, indeciso se parlare o meno.
Quanto detto dal mercenario non lo aveva particolarmente impressionato. Negli Shila successivi alla scoperta dell'epidemia erano stati riscontrati già alcuni casi analoghi di infetti dalle particolari capacità, che si muovevano all'interno dei gruppi come capi. Sembravano mostrare segni di mutazioni molto più marcate e differenti dei loro fratelli su cui si imponevano rendendoli subalterni e piegandone il limitato cervello come dei servitori o schiavi, dando inoltre adito a supposizioni circa il fatto che disponessero anche di maggiori capacità intellettive.
Purtroppo però se n'era sempre saputo piuttosto poco a riguardo, queste entità tendevano ad essere più schive degli altri ed a mostrarsi piuttosto raramente, cosa che aveva reso quasi impossibile studiarle. Non era certamente una cosa molto felice scoprire di averne uno o più alle calcagna, c'era seriamente il rischio che la cosa si facesse complicata. Forse avrebbe dovuto cominciare a prendere maggiori provvedimenti.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Apr 04, 2020 ⏰

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Nome in codice "Lune di Sangue"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora