Capitolo 12

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XII

«Aspettate, questo punto lo riconosco. Ci siamo già stati prima », esordì inaspettatamente la voce di Alexia rompendo il silenzio.

Presi alla sprovvista da quell'improvvisa reazione tutti quanti si voltarono verso di lei, trovando intenta a guardarsi attorno come se cercasse di cogliere qualcosa che le sfuggiva.
« Si, sono certa di non potermi sbagliare », continuò rivolta all'incappucciato. « Questo luogo è dove ci trovaste la prima volta. Riconosco quel gioco di intarsi sulla pietra, lì e lì ».

Marcus rimase in silenzio senza dire nulla. Per quanto la sua memoria ed il colpo d'occhio dimostrati fossero impressionanti, non capiva a cosa potesse servire un'uscita del genere.
Fu però Hamon a dare una risposta a questo quesito.

« Aspettate è vero », ribadì con un sussulto. « E, se la memoria non mi inganna, in quel frangente diceste che quaggiù non c'era niente. Allora potreste spiegarci la motivazione per cui ci stiamo dirigendo proprio da quella parte? ».

Con la stessa tranquillità di un gatto sornione sdraiato al sole, l'uomo voltò il cappuccio, riprendendoli con tanto di risposta pungente.

« Ovviamente intendevo che per "voi" lì non c'era assolutamente niente. Lo stesso però non si può dire per il sottoscritto. Diciamo che ho una cosa da sbrigare in quella direzione prima di andarcene ».

Non fu una notizia accolta con molta gioia. Tutti e quattro non vedevano l'ora di lasciare quel posto maledetto. Perciò, scoprire che si stavano nuovamente infilando nello stesso dedalo di cunicoli dove neanche sette cicli prima avevano quasi trovato la morte, non li incoraggiava per niente. Ciononostante, la loro guida non parve toccata dalle loro preoccupazioni, proseguendo con passo deciso.

Alla fine, dopo un periodo di tempo imprecisato ed una miriade di svolte dopo, finalmente si fermarono. Il mercenario cominciò a questo punto a guardarsi attorno, tastando con i polpastrelli delle dita le asperità della pietra. Estrasse poi un coltello da sotto il mantello e, tenendolo per la punta, iniziò a battere con il manico ascoltandone il suono emesso.
Qualunque cosa stesse cercando, evidentemente lo trovò poco più a sinistra di dove si erano fermati, giacché iniziò a smuovere il terreno con la suola dello stivale finché una superficie riflettente non iniziò a spuntare da sotto lo strato di terra e polvere. Ripulita a debita maniera tutta la zona, né risultò un quadrato in pietra delle dimensioni di un foglio di carta.

Mentre l'uomo si dava da fare tutti e quattro si avvicinarono incuriositi di sapere cosa fosse di preciso. Da una diversa angolazione si poteva notare che la pietra trasparente, più che riflettere la luce, in realtà la convogliava tramite un piccolo canale che si perdeva nell'oscurità.
Tramite un piccolissimo globo messo all'interno di un contenitore cilindrico, il mercenario puntò il fascio luminoso sulla superficie completamente liscia, rischiarando uno specchio posto più in profondità. Il suddetto specchio, convergendo a sua volta la luce verso un terzo punto a loro invisibile, funse da interruttore, attivando un meccanismo in lontananza. A quel punto, con un rumore sommesso e una successiva scossa, il pavimento si aprì, rivelando una scalinata che si estendeva oltre quanto riuscissero a scorgere nel buio.

Erano tutti senza fiato ed un pochino eccitati. Com'era possibile che ci fossero delle scale in un luogo così desolato e fuori dal mondo? E dove avrebbero mai portato?
Il mercenario si infilò con cautela all'interno del passaggio, controllando che non celasse trabocchetti di sorta e facendo cenno di seguirlo. Dopodiché vi sparì all'interno.
I gradini in pietra si snodavano a chiocciola verso il basso e c'era così poca luce che non si riusciva a vedere se le pareti vi fossero realmente o se l'intera scalinata desse totalmente sul vuoto sottostante. Potevano sentire l'eco dei passi rimbombare al loro passaggio come un'infinita litania.

Nome in codice "Lune di Sangue"Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora