Capitolo 3.

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Sono le cinque del mattino ed io sono già in piedi. Non riesco a dormire, figuriamoci a ripartire da zero.

Esco di casa e dopo pochi passi mi trovo sulla spiaggia, ancora una volta completamente in balia dei miei pensieri. So che sembra stupido, ne sono consapevole, ma mi sembra che la mia vita sia finita; ho solo diciannove anni ma non so che farmene di un futuro senza Dylan, non lo voglio un futuro senza Dylan.

Eppure lo devo accettare.

Non riuscirò mai a perdonargli le bugie che mi ha detto, tanto meno i baci che si è scambiato con Devon. Mi ha sempre detto che per lui un ex è solo un ex, che non può tornare a far parte della sua vita. Invece chissà da quanto andava avanti questa storia.

Il cellulare squilla.
Mi assicuro che non sia Dylan a chiamarmi, poi rispondo:
- Pronto -
- Jonathan, stai bene? -
- Perché non dovrei, mamma? -
- Tesoro, so di Dylan -
- Lascia stare, per me è morto -
- Jona non dire così. Pensaci -

Riattacco il telefono in preda all'ira.
Possibile che nessuno si renda conto che essere traditi non è facile da mandar giù? Sembra che tutti vogliano decidere con chi devo stare, prima con Colette, ora con Dylan.

Torno in casa. Mi siedo sul letto un istante, poi scoppio a piangere.
Mi basta qualche secondo per capire di non buttarmi giù, decido quindi di regalarli una bella giornata sulla spiaggia.

Prendo un salviettone e mi metto il costume da bagno, poi vado verso la spiaggia riservata alla balneazione.
Una volta arrivato mi stendo sulla sabbia a godermi il sole caldo sulla pelle.

- Jonathan! Jonathan Adams! Sei tu?! -
- Si? - mi tiro seduto confuso.
- Ommioddio! Ti ricordi di me? -
- Penny! Certo che mi ricordo! -
- Oh, fatti abbracciare! -

La ragazza che sto abbracciando è Penny Gomez, la persona con cui ho passato tutte le mie estati da quando avevo cinque anni fino ai sedici.

- Ma che fine avevi fatto? -
- Non ho avuto tempo di venire al mare -
- Sei qui solo? -
- Si -
- Dai vieni, ti presento i miei amici -

Mi trascina entusiasta fino allo stand bar, dove sono seduti un gruppo di
ragazzi che sembrano miei coetanei.

- Ragazzi, lui è Jonathan. È un mio vecchio amico, passerà la stagione con noi -

Non mi da il tempo di ribattere che parte a presentarmi tutti:
- Lei è Scarlett, lei Abby, lui Coby, Sebastian, Paul e Abel -
- Ciao ragazzi - tutti ricambiano il mio saluto, sembrano molto simpatici.

- Allora Jonathan - dice Abby, credo - Come mai sei qui tutto solo? -
- Ehm, così. Volevo staccare la spina -

Non me la sento di dire a tutta quella gente che stavo con un ragazzo, non sono così coraggioso da sventolare al modo di essere gay; soprattutto perché non è stato niente di importante.

Decidiamo di andare a fare un bagno, poi beviamo un drink, prendiamo il sole e dopo ancora ci sfidiamo in una partita di beach volley. In questo tempo ho anche modo di conoscerli: Scarlette è la classica anima del gruppo, Abby quella responsabile, Coby e Paul i casinisti, Sebastian l'esibizionista e Abel il solitario. Tutti rendono questa compagnia davvero bilanciata e piacevole.

Non me ne rendo conto che sono già le otto di sera. Penso che sia stata una tra le giornate più belle che abbia mai passato.

Sto per tornare a casa, ma una di loro, Scarlett, mi ferma:
- Hey Jo, che ci vieni alla mia festa stasera? Ti da Penny l'indirizzo -
- Ehm, ok. Ci sarò -
- Forte. A stasera ragazzi -

Torno a casa, contento come un bambino. È incredibile come questa gente mi faccia sentire accettato, parte di qualcosa di vero.

RESTA IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora