Capitolo 13.

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Non sono tornato a casa. Non ce l'avrei fatta ad affrontarlo.

Non so perché, ma sento che Davon non ha mentito, ed è una sensazione terribile.
Sento che Dylan non ha smesso di frequentarlo né di amarlo. Ho come la sensazione di capire per la prima volta che in realtà non mi ha mai amato davvero, ma ero più un capriccio, qualcosa che voleva ottenere e ci è riuscito.

Dopo il confronto con Devon, sono montato in auto e ho guidato fino alla casa al mare, per la seconda volta.
È incredibile, non sono andato in quella casa per anni e ora mi ci ritrovo di nuovo nel giro di pochi mesi.

Il cellulare squilla.
Ultimamente odio questo suono.

- Pronto.
- Hey Jo, sono Col.
- Ciao, che c'è?
- Jonathan oggi devi andare a prendere Amanda all'asilo, ti ricordi?
- Dannazione! Me ne sono dimenticato! Proprio non riesco oggi, Colette.
- Questa storia deve finire, non ci credo che hai qualcosa di più importante di tua figlia, non la vedi mai!
- Mi dispiace da morire, settimana prossima la andrò a prendere sempre io.
- Uff, fa che sia così.

Mi dispiace sul serio, ma non posso proprio tornare indietro, ormai sono qui.

Cerco di raccogliere le idee e decidere cosa fare. Voglio solo un'ultima conferma, se la troverò non rivolgerò mail più la parola a Dylan.
Spengo il cellulare per non essere disturbato e apro il Mac.
Conosco la password dell'account di Dylan, per cui la inserisco ed accedo alle sue mail.
Non dovrei farlo ma a questo punto non me ne importa più di cosa è giusto e cosa è sbagliato.

Apparentemente sembrano non esserci mail strane. Sto per chiudere il Mac quando la mia attenzione viene catturata da una cartella nel fondo con scritto Lavoro.
Questo è assurdo dato che lavora in una pizzeria per pagarsi gli studi e dubito riceva mail di lavoro.

Seleziono quella cartella, un po' convinto di non trovarci niente, ma non appena la apro scopro quello che non avrei mai neanche sospettato di vedere...

RESTA IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora