Capitolo 11.

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Sono le cinque del pomeriggio e mi sembra l'ora adatta per buttarmi sul divano con Dylan a guardare Netflix e mangiare cereali, come al nostro solito ogni domenica.
Le cose sembrano andare per il meglio, non c'è più quella strana tensione che si percepiva tempo fa, anche se il rancore si sente ancora forte.
Da parte mia non posso non biasimarlo perché è stato lui a rovinare tutto, ma d'altra parte ho scelto di stare con lui e andare avanti, ed è quello che devo fare.

Dy si alza per andare a bere un sorso d'acqua in cucina. Mentre è nell'altra stanza il suo cellulare squilla. È lui.

- Mi prendi davvero in giro, eh?
- Di che parli, Jonathan?
Finge di non aver capito nonostante mi veda con il suo cellulare in mano.
- Ti senti ancora cui lui?
- Lui chi?
- Davon, il tuo ex Davon.
- Non so che dirti, io l'ho bloccato ma cambia di continuo numero di cellulare. Non rispondo mai, te lo giuro.

Cerco di calmarmi per evitare di fare scenate inutili, dato che sono l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno.
- Cosa vuole? Lo sa che sei impegnato adesso, no?
- Si si, ma lo conosci persino tu, lo sai che è un tipo possessivo e ostinato.

Effettivamente quello che dice ha senso. Mi scuso quasi imbarazzato per essermela presa ma ormai non so più quando mente e quando no. Non so cosa sia giusto fare, se dargli fiducia o indagare.

Quando Dylan esce di casa per andare ai suoi allenamenti serali, decido di prendere in mano il telefono e faccio quello che non avrei dovuto fare.

In ansia per la paura che torni prima dalla palestra, compongo il numero di Devon frettolosamente e avvio la chiamata.

Dopo qualche secondo d'attesa che è sembrata interminabile, una voce dall'altra parte risponde.

- Pronto.
- Sei Devon?
- Si, con chi sto parlando?
- Jonathan Adams, non riattaccare.
- Che vuoi?
Risponde secco e palesemente sorpreso.
- Devo vederti, ho bisogno di parlare con te e tu non lo puoi dire a Dylan.
- E perché dovrei accettare?
- Fammi questo favore, me lo devi dopo quello che mi hai fatto.
- Cosa ti avrei fatto?
- Mi hai rovinato la vita e lo sai.

Riattacca.
Mi faccio prendere dal panico terrorizzato dall'idea che possa dire tutto a Dy.
Mentre sono ancora completamente confuso sul da farsi, il cellulare squilla.

- Va bene. Charity Park, domani alle 9.30 del mattino.
- Ci sarò.

Mi lascio cadere in una poltrona, cercando di recuperare gli anni di vita persi per lo spavento.

Dylan è tornato a casa. Non sa niente.
Finiamo la serata come se niente fosse e ce ne andiamo a dormire senza aver litigato.

RESTA IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora