Capitolo 10.

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La sveglia suona.
Mi volto liberandomi dal lenzuolo. Accanto a me c'è di nuovo lui, ancora addormentato e con il volto premuto contro il cuscino; mi sento in cima al mondo in questo momento.
Sì, siamo stati insieme per tanto tempo, per questo non ho potuto fare altro che continuare quello che avevo iniziato a costruire.

Ovviamente nessuno sa di stanotte, ma negli ultimi tempi ho sviluppato un implacabile bisogno di confidarmi. Sembrerà strano ma da quando Maggie è morta, ormai oltre un anno fa, la mia più fidata confidente è Colette, quella Colette.

Decido di uscire di casa prima che Dylan si svegli e di approfittare della scusa di vedere Amanda, che per altro voglio vedere davvero, per andare a trovarla.

Passando per il vialetto noto che la macchina di Julian, il marito di Colette, è parcheggiata, il che è strano dato che solitamente a quest'ora è al lavoro. Suono al campanello e dopo una breve attesa la porta si apre.

- Hey, Jo. Che ci fai qui?
- Ciao, Col. Scusa per l'ora ma ho davvero bisogno di parlare con te.

Lei si blocca e mi scruta per qualche secondo.
- L'hai perdonato, vero?

Rido imbarazzato per essere stato scoperto così velocemente.

- No, ho deciso che non posso perdonarlo, ma credo che siamo tornati insieme.
- Credo? E che significa?
- Be', stanotte siamo stati insieme ma non so ancora di preciso cosa siamo.
- Mio Dio, Jo sei un disastro!
- Lui è ancora a casa.
- Te ne sei andato mentre dormiva??
- Ecco...sì.
- Corri a casa, razza di idiota.

Sorride divertita dai guai che auto-genero nella mia vita.

Seguo il suo consiglio, saluto le bimbe, Julian e lei e scappo a casa nella speranza che Dylan non si sia ancora svegliato.

Una volta arrivato apro la porta silenziosamente, cercando di non farmi sentire, ma appena svolto l'angolo per andare in cucina e fingere di essermi alzato a preparare la colazione, Dylan spunta di fronte a me.

- Ciao, ero solo andato...
- Lascia stare, mia sorella mi ha appena chiamato, voleva dirmi che qualcuno è andato a farle visita.
- Te la sei presa?
- No, ma se hai qualcosa da dire lo dici a me.

Dice recuperando la maglia che aveva lasciato sulla poltrona.
Si appoggia al tavolo e mette le braccia conserte, fissandomi dritto negli occhi.

- Che vuoi?

Chiedo fingendo indifferenza quando in realtà non so descrivere quanto sia felice di averlo di nuovo a casa.

- Non sai che cosa siamo, eh?
- Omioddio, Colette non sta mai zitta quando si parla di te!
- Jo. Cosa pensi che siamo?
- Due idioti.
- Anche - ridacchia - ma per quanto mi riguarda, se lo vuoi ancora, sei il mio ragazzo.
- Si lo voglio.

Prende da una mensola il suo accendino, rimasto qui per tutto il tempo, e si accende una sigaretta.

- Non te l'ho detto mai spesso, Dylan, ma ti amo.
- Anche io, Jo.

RESTA IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora