Capitolo 15.

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Cerco di rimanere lucido.

Corro di nuovo da Abel e busso alla porta così forte da sfondarla.

- Ma che diavolo vuoi ora?
Dice infastidito venendo ad aprire.
- Dammi la tua auto, devo andare in ospedale! Dylan...
- Ti ci porto io, Jo. Sei troppo sconvolto per guidare.

Mentre stiamo andando verso l'ospedale il più velocemente possibile racconto ad Abel quello che è successo. Lui cerca di farmi forza, ma non posso fare a meno di pensare che tutto questo è successo a causa mia e solo mia. Maledizione, perché non gli ho detto che l'avrei raggiunto io, che faceva troppo buio per guidare!

Mi sento esattamente come è Dylan ora: in bilico tra la vita e la morte.
Non voglio, non posso vivere in un mondo dove non ci sono lui e i casini che si porta dietro.

La strada sembra interminabile. Più i minuti passano e più diventa realtà la possibilità di non fare in tempo a dire addio alla persona che ho amato di più in tutta la mia vita e che di certo amerò per sempre.

Finalmente siamo arrivati.

Abel resta fuori mentre io corro verso il reparto di terapia intensiva che mi è stato indicato.
In fondo alla sala d'attesa, con il volto tra le mani e la lacrime che scendono da sole c'è Colette.

Vado verso di lei e non appena mi guarda scoppio a piangere invaso dalla più terribile delle paure.

- Ti prego, Colette. Dimmi che sta bene, che ce lha fatta. Ti prego, dimmelo.
- Non lo so, è ancora in sala operatoria. Jo, ho paura.

Ci stringiamo forte per cercare di darci forza reciprocamente, ma sappiamo entrambi che niente di questo sarà utile se non ci daranno la notizia che aspettiamo.

Restiamo ad aspettare per almeno mezz'ora. Colette è seduta su una sedia e singhiozza silenziosamente. Io invece non riesco a stare fermo, e continuo a camminare avanti e indietro, sperando e pregando che qualcuno venga a dirci qualcosa.

Finalmente un medico si dirige verso di noi. Gli andiamo incontro e gli chiediamo immediatamente se ha notizie di Dylan Smith.

- Dylan ha avuto un gravissimo incidente. Le sue gambe sono entrambe fratturate, come il braccio sinistro. Ha subito un forte trauma cranico e al momento non è sveglio. Detto questo, potete vederlo.

Non ci fermiamo nemmeno a gioire del fatto che lui sia vivo, ma corriamo subito nella stanza in cui ci ha detto di andare il dottore.

Colette entra immediatamente nella camera e si siede accanto a lui, stringendogli la mano.

Io resto sulla porta.
Non riesco a vederlo così, non sembra nemmeno lui.

Dopo qualche minuto Col si asciuga le lacrime e carezza suo fratello, per poi dirigersi verso di me.

- Vado a cercare un medico che mi dia più informazioni. Stai qua tu, Jo.

Colette se ne va ed io mi avvicino piano a lui. Gli poggio una mano sul viso e non posso fare a meno di versare qualche lacrima.
Gli stringo forte la mano.

- Dylan. Dy, mi senti? Ti prego dammi un segno.
Mormoro tra i singhiozzi.

Decido di lasciarlo riposare, non voglio dargli fastidio. Gli do un bacio e mi alzo.

Sto camminando verso la porta quando sento la sua voce.

- Jo.

Mi volto di scatto in lacrime.

- Resta.

RESTA IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora