Capitolo 9.

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Inutile dire che ormai le mie giornate sono totalmente vuote senza di lui. Mi alzo e vivo in maniera sistematica ogni mattina come un automa, senza nemmeno rendermi conto di ciò che faccio. Passo notti intere sveglio a pensare alla prima volta che l'ho rivisto dopo tanti anni; ero così confuso ed ingenuo, spaventato ma incuriosito da quel ragazzo che ricordavo come un amico di infanzia. Non ho idea di come abbia fatto a sconvolgermi la vita, ma l'ha fatto, con eleganza e delicatezza, senza che me ne accorgessi.
So di non aver avuto un'esistenza lunga e insidiosa, ma ho passato l'intera vita a cercare quel qualcosa che mi mancava, quel vuoto che non sapevo come colmare. Be', era lui ciò che colmava il vuoto e adesso che non è qui sento di nuovo quel nulla logorante.

Ho bisogno di lui, devo riuscire a farmi ascoltare.

Decido di mandargli una mail, dato che mi ha bloccato su WhatsApp ed instagram, per chiedergli di tornare a casa un'ultima volta.

Ha accettato.
Ecco quello che ho, un'occasione.
Non posso sprecarla.

Sono le 22.
Ho passato tutta la mattina a cercare le parole giuste; ci sto ancora pensando quando il campanello suona.

Vado ad aprire e di fronte a me ho lui.
Sono sopraffatto dalla voglia di baciarlo e chiedergli della sua giornata come facevo un tempo, ma in un secondo torno alla realtà, non appena si dirige verso il divano e mi informa che non mi concederà più di dieci minuti.

- Parli o no, Jonathan?
- Allora...

Di colpo tutto ciò che gli volevo dire svanisce dalla mia mente e non vedo altro che lui.

- Ma cosa stiamo facendo? È ridicolo tutto questo, non sappiamo nemmeno come siamo finiti così.
- Come? Ci siamo traditi e non sarà mai più lo stesso tra noi.
- Hai ragione, forse tra noi non sarà più lo stesso, ma siamo una famiglia. Sei la mia famiglia, Dylan. Quella in cui io scelto di credere. Tra noi non è mai stato semplice, anzi, tutto il contrario ma questo non ci ha mai fermati.
- Eravamo più giovani ed ingenui.
- Perché ora cosa siamo? Siamo ancora due bambini spaventati che non sanno cosa sia giusto o sbagliato.
- Due bambini non sono una famiglia.
- Perché mi hai tradito?

Dylan si gela di fronte a questa domanda e tutta la sua sicurezza di essere nel giusto scompare mentre il suo volto perde colore.

- Non stiamo parlando di questo.
- Rispondi. Voglio solo sapere perché.
- Credi che lo sappia? D'accordo ho fatto un errore, ma tu non mi consideravi più, Jonathan. Eri sempre da Colette per guardare la bambina ed io ero solo sullo sfondo della tua vita.
- Stai scherzando? Sei geloso di mia figlia, tua nipote?
- Ero geloso di non poterti avere tutto per me. Sono fatto così e non ci posso fare niente.
- Non potevi parlarmene?
- Sai che sono troppo orgoglioso per queste cose. Ma tu come hai potuto dopo così poco che ci eravamo allontanati tradirmi con quello là?
- Ero furioso, ti odiavo. Mi biasimi, Dylan?

Si alza e va verso la finestra. Resta qualche secondo a respirare l'aria della serata estiva.

- Cosa ci siamo fatti, Jo? Perché è dovuta andare proprio così, perché a noi?
- Non lo so. Quello che so è che anche se non potrò mai perdonare ciò che mi hai fatto, non ho smesso di amarti e volerti nella mia vita. E tu?

Si volta e mi sorride.


Angolo autrice
Sto già lavorando ai prossimi capitoli, lo so che ciò messo tanto, vi chiedo scusa. Non odiatemi 💛🐥.

RESTA IIDove le storie prendono vita. Scoprilo ora