Capitolo 9

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"Oh, mio Dio! Cosa diavolo è successo?!" Chiede Lauren appena apre la porta di casa.

"Se magari ci lasci passare, ti spiego tutto." Dico.

"Oh, giusto, scusa." Lauren si sposta ed io cingo Ashton con un braccio. Lui porta il suo sulla mia spalla e camminiamo 'abbracciati' fino alla cucina. Lo aiuto a sedersi su una sedia e poi mi rivolgo a Lauren.

"Mi dai qualcosa per farlo smettere di sanguinare? Il fazzoletto che ha non serve a niente!" Dico. Lauren annuisce ed esce dalla cucina.

"Puoi anche andartene ora." Dice Ashton, parlando per la prima volta da quando eravamo alla gelateria.

"Non è il momento di fare lo stronzo. Voglio solo aiutarti." Dico, alzando gli occhi al cielo alla sua testardaggine.

"Non ho bisogno del tuo aiuto. C'è Lauren." Afferma il riccio.

"Almeno spiegami perché lo hai fatto!" Esclamo.

"Fatto cosa?"

"Perché hai tirato un pugno a Harry." Spiego.

"Perché mi ha chiamato idiota!" Dice, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

"No, prima. Quando mi ha baciata." Rispondo, con lo stesso tono ovvio.

"Perché.. tu non volevi essere baciata, o no?" Mi chiede, per niente nervoso.

"Si, ma non c'entra. Noi non siamo amici, tu mi odi e-"

"Non ti odio." Mi interrompe lui, parlando sotto voce.

"Cosa?" Chiedo, strabuzzando gli occhi. Lui sbuffa.

"Mi hai sentito. Non ti odio." Afferma.

"Allora perché mi tratti così?" Chiedo, sentendo la rabbia aumentare.

"Perché è divertente." Ghigna lui.

"È.. divertente?" Sussurro. Lui annuisce. "Tu mi hai fatta piangere perché.. ti diverte?" Dico, a denti stretti.

"Non volevo farti piangere." Si difende, alzando le mani in segno di arresa.

"Ah, davvero?" Esclamo. "Ne ho abbastanza! LAUREN IRWIN MUOVITI A VENIRE O TI FACCIO FARE UNA BRUTTA FINE!" Urlo, sapendo che ci sta spiando e che ci sta mettendo tempo perché vuole lasciarci da soli. Quella peste!

"Arrivo!" Esclama, entrando in cucina.

"Lauren, pensaci tu a tuo fratello. Io vado via." Dico, incamminandomi verso la porta. Una mano, però, mi afferra il polso ed io mi giro.

"Lauren lasc-" Inizio a dire. Poi mi interrompo.

Mi stupisco quando vedo che non è Lauren. Ma infondo avrei dovuto capirlo dalle grosse dimensioni delle mani.

"Dove stai andando?" Mi chiede Ashton.

"Lontano da te." Affermo, scrolladomi la sua mano.

"Ma ti avevo invitata e avevi detto di si!" Si lamenta Lauren. Apro la bocca per parlare ma il mio telefono suona. Lo prendo e vedo che zia Julie.

"Pronto?" Rispondo.

"Charlotte.." Sussurra flebilmente.

"Zia, cos'è successo?" Chiedo, iniziando a preoccuparmi.

"Ha c-chiamato l-l'ospedale." Continua a parlare a bassa voce.

"Zia, dimmi cos'è successo!" Esclamo, alzando la voce. Ashton e Lauren mi guardano confusi.

"Tua madre.. Sta peggiorando. I medici hanno detto che se dopodomani non si sveglia, le staccheranno tutti i tubi.." Dice Julie, lasciandosi scappare un singhiozzo.

"NON POSSONO FARLO!" Urlo, cercando con tutta me stessa di non piangere.

"Mi dispiace.." Sussurra.

Io mi accascio per terra e lancio il cellulare il più lontano possibile. Non mi preoccupo di vedere se è rotto o se Julie avesse riattaccato.

"Charlie, cos'è successo?!" Mi chiede Lauren, inginocchiandosi di fronte.

"Niente." Mi alzo e fingo un sorriso. "Devo andare." Dico nel modo più naturale possibile.

"N-Ne sei certa?" Chiede, insicura, Lauren.

"Si. Ci vediamo domani." Mi giro ed apro la porta dell'ingresso. Mi incammino per il vialetto e, appena esco dal cancello, lascio che le lacrime mi inondino gli occhi. Sento il petto scuotere a causa dei singhiozzi e decido di fermarmi lì.

Mi siedo a terra, con le spalle al cancello, e scoppio in un pianto liberatorio.

Non ho mai pianto in pieno giorno. Ho sempre lasciato che la tristezza mi abbracciasse di notte. Da quando mio padre ci ha lasciati, ho sempre fatto finta che non mi importasse. Sono stata io a consolare mia madre e, mentre lei moriva di dolore davanti ai miei occhi, io fingevo di stare bene. La consolavo, mentre quella che aveva davvero bisogno di essere consolata ero io.

Mia madre piangeva tutti i giorni ed io fingevo di non vedere il suo dolore. La notte, però, non dormivo. Piangevo per lo stesso dannato motivo, senza farmi vedere da nessuno. Non venivo consolata perché tutti credevano che io ero felice. Ma non lo ero. E non lo sono.

"Charlie, il cellulare!" Sento una porta sbattere e poco dopo vedo delle converse nere difronte ai miei piedi.

"Ashton, vai via." Sussurro, asciugandomi le lacrime e senza guardarlo negli occhi. Lui si inginocchia e mi prende il mento con una mano. Me lo alza e fa incrociare i nostri sguardi.

"Il tuo cellulare." Mi dice, porgendomi l'iphone con una mano e lasciando l'altra sotto il mio mento.

"Grazie." Prendo il cellulare e lo metto in tasca. "Ora puoi andare." Sbotto.

"Mi dici perché stai piangendo?" Mi chiede con tono dolce.

"Perché dovrei?" Rispondo.

Vedo l'indecisione nei suoi occhi poi, però, distoglie lo sguardo. Sposta la sua mano da sotto il mio mento e si alza. "Hai ragione. Non dovresti." Dice, per poi avviarsi dentro casa.

Sento le lacrime riniziare a scendere quando la consapevolezza che sono stata abbandonata si fa spazio nella mia mente.

Sono stata abbandonata. Di nuovo. A lui non interessa di me, mi ha chiesto il motivo per cui stavo piangendo solo per educazione.

Si sa che, quando qualcuno ti chiede come stai vuole solo essere gentile. Non gli interessa di come stai, vuole solo che tu gli faccia la stessa domanda per scaricarti addosso tutti i suoi problemi. Tu sussurri un 'Bene' e loro non fanno caso ai tuoi occhi tristi. Aspettano che tu gli chieda 'Tu?' per poi lamentarsi della loro vita di merda.

E magari la loro vita è perfetta mentre la tua, con tua madre in coma e tuo padre che ti ha abbandonato, fa schifo. Ma tu non ti lamenti, non vuoi scaricare i tuoi problemi su di loro.

Ma a loro non interessa se la tua vita fa schifo, avranno sempre da ridire sulla loro vita perfetta.

Ed anche per me è così. A nessuno interessa davvero come sto. Nemmeno ad Ashton.

No, soprattutto ad Ashton.

Fuck you, Irwin! ~ Ashton IrwinWhere stories live. Discover now