Nothing to Declare

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A tutti i mali ci sono due rimedi: il tempo e il silenzio.
-Il conte di Montecristo, Alexandre Dumas Padre

«Avete appena chiamato la gallina dalle uova d'oro del Massachusetts.» Salutò Kanan.«Chiedetemi tutto quello che volete.»
Il cambiamento al telefono di Kanan era qualcosa di piacevolmente spiazzante, ma non si ha sempre tempo per queste cose. Poggiai il telefono al cruscotto:«Domanda veloce.»
«Spara.»
«Nello stomaco di Greta, a livello di alimenti, cosa c'era?»
«Biscotti.»
«Biscotti come?»
«Te lo faccio sapere subito.» rumore di dita contro la tastiera. Nocche che schioccano.«Bene. A giudicare dalla lista di ingredienti in biscotti all'ingrosso, rullo di tamburi: sono fatti in casa.»
«E gli ingredienti? Dei nostri, intendo.» Coulson si piegò sul display.
«Cioccolata, uova, latte, zucchero... insomma, mai fatti i biscotti con la nonna?»
«Io riempivo i cannoli.» Coulson sorrise, io mi accigliai.«Non è una battuta.»
«Ah.»
«E comunque grazie, Kanan. Hai appena semplificato le cose.» sospirai.
«Dovere, Malcom.»

«È la nostra copia versione mummia in decomposizione!»
Ridacchiai in direzione del telefono, finendo di allacciarmi le scarpe. Tolsi il vivavoce e lo incastrai tra spalla e orecchio.«Ti ha fatto un effetto così positivo? Lui?»
«In relazione al caso è totalmente inutile, ma socialmente parlando è la persona più illuminata che conosca! Lo adoreresti. Ha una linguaccia, Mac, non hai idea.»
«No, hai ragione.» esitai sulla pistola che sostava sul comodino, poi la lasciai lì. Mi alzai.
«Ti sento strano.» tono diverso, stavolta.
Poirot fece schioccare il giornale «Lo vediamo tutti, signorino Sullivan!»
Mi poggiai un dito sulle labbra, guardandolo male.
«La aspetto sveglio, presumo.» continuò. Annuii.
«Sto uscendo, Sull.»
«Ohhh. Stai uscendo. Con Emma.»
«Sento delle allusioni o sei solo contento che io abbia una vita sentimentale?»
«La tua vita sentimentale mi riguarda pienamente, dato che ne faccio parte. Sono il tuo fidanzato segreto.»
Alzai gli occhi al cielo.«Rincoglionito.»
«Ti voglio bene anche io.» borbottò.«Torni tardi?»
«No, mamma. Torno presto.»
«Non parlare in lingue che non conosco, stronzetto, anche se ho imparato che significa. Avrò ventisei anni e una vita spericolata, ma voglio passare dopo per sentire come va.»
«Vieni a cena, allora.»
«Chiamo Graese e le faccio prendere il sus-...»
«Odio il sushi.» un attimo.
Io non l'avevo interrotto. C'era stato un silenzio di qualche secondo, fra me e lui.
«Sull? Sullivan?»
Silenzio.
«Chris? Chris, che cazzo, ma che fine hai fatto?» Poirot alzò gli occhi azzurri su di me. Inarcò le sopracciglia.
«C'è una donna su un'altalena.»
«Porca puttana, Sull, ho perso sei o sette battiti! Una donna su un'altalena, a Boston, è praticamente ordinario! Mi spieghi che-»
«Malcom, 'sta zitto.»
Mi zittii.
«Ha dei boccoli castani.» continuò, lentamente. Io mossi la mano sulla pistola.«E un abito color albicocca.»

Essere un poliziotto porta la sua dose di considerevoli soddisfazioni, vantaggi e obbiettivi personali.
Ma, come le piccole avvertenze sui medicinali, ha una controparte: le giornate di merda.
Le giornate di merda, nella vita di un ordinario ufficiale, esistono. Iniziano con un intrattabile testimone e finiscono con un omicidio. Iniziano -spesso, volentieri e senza tanti complimenti- con un sacco di sangue e finiscono con due anti infiammatori per il mal di testa.
O, semplicemente -condizione che si verifica molto più spesso- iniziano con un numero ridicolo di ore di sonno.
«Signorino, è già arrivato a metà tazza, non dovrebbe—»
«Sono tornato dalla centrale tre ore fa. Ho dormito due ore. Sto tornando alla centrale, e ho dato buca a mia madre ed Emma nel giro di, dodici ore?, quindi credimi: ho bisogno di questa tazza.»
«Non credo che un quantitativo così alto di caffeina faccia bene al suo—»
«Poirot.»
«Mi dica.»
«Hai rotto il cazzo.»
Alzò le mani.«Come vuole, signorino. Abbiamo tutti brutte giornate.»
«La mia vita sembra una brutta giornata.» sbuffai, afferrando il cappotto.

«Se ti spingo cadi dalla sedia o rimbalzi come i pupazzi a molla?»
Grace alzò gli occhi al cielo «E che cazzo, Mo. Non fa ridere.»
«Sembri una canna da fiume al vento.» ridacchiai.«Ondeggi che è una pacchia.»
«Invece di fare lo stronzo, vai a fare un caffè a Kanan, che non è tornata nemmeno a riposare. Coulson e Quebert sono lì, credo. Non ci giurerei.»
«Lil?»
«Sta arrivando. Sull, mi fai venire il mal di testa, così.»
«L'unico modo per non morire è continuare a girare su questa sedia. Per sempre. Finché le mie cellule cerebrali non si sciolgono e colano dagli occhi.»
«Che schifo, amico.»
«L'ho visto fare.» mormorò Poirot, soprappensiero.
Grace fece una smorfia.«Vai a fare il caffè a Kanan, Mo, dai.»
«Sempre perché sono un'anima buona eccetera eccetera.»
«Esatto.»
Sbuffai, le lasciai il mio caffè davanti e mossi la sua sedia mentre andavo verso la caffetteria. Grace non disse nulla, ma bevve un sorso.

«Credo di amarti. Con tutte le variabili che la mia religione può conferire.» mormorò Kanan, afferrando la tazza.
«Prenderò quello che capisco come un complimento, Kan. Come se ti avessi ringraziato.»
Mi lasciai cadere sulla sedia, guardando Ben, che fissava la sua tazza con le sopracciglia aggrottate. Lo spostai e parve non notarlo.
«Fantastico, siamo tutti fritti.»
Grace mi allungò il caffè da asporto, io lo afferrai.
«Adesso sì che ho il morale alle stelle.» annuii.
«Se ti fa così schifo dallo a me.» Sull allungò una mano, io alzai il braccio.
«Fottiti.»
«Buongiorno a tutti.» ridacchiò Coulson, aggiustandosi il maglioncino.
Lilith si scostò i capelli dal viso.«Ci siamo visti qualche ora fa, Cou. Ormai vedo più voi che la mia famiglia.»
«Siamo noi la tua famiglia.» Sull si picchiettò le dita sul mento.«Nel bene e nel male.»
«In salute e in malattia.» si accodò Ben.
«In omicidi, suicidi e rapine.» questo ero io.«Finché il governo non ci separi.»
«E dopo questa toccante promessa di amore eterno», Quebert si infilò gli occhiali «Che ne dite di sentire il nostro medico legale sul referto?»
Grace si raddrizzò sulla schiena, come un gatto, e intrecciò le dita.«Non ho niente da dichiarare.»
«Clinicamente impossibile.» mormorò Poirot dall'angolo della stanza.
Coulson fece un fischio basso.«Non me l'aspettavo.»
«Nemmeno io. Sono sinceramente colpito.» ammisi.
«Eddai, Mo.» scosse i capelli mossi.«Sto solo dicendo che il modus operandi non è cambiato di una virgola. Tale e quale. Sarebbe inutile dire le stesse cose di cui, per altro, ho già scritto un referto.» e alzò la cartelletta.
«Non so se dichiararmi stupito o preoccupato. Forse tutti e due. Insomma, per fare una cosa del genere con questo metodo ci vuole una certa lucidità. E per cucire una parrucca su una testa...»
«... devi essere maniacalmente bravo. E totalmente pazzo.» Ben si grattò la barba sottile.«Stiamo ufficialmente dichiarando il nostro SI mentalmente instabile o è ancora ufficioso?»
«Non possiamo più negare che il nostro omicida—»
«Serial Killer.» mormorai, interrompendo Coulson.
«—Sì, dicevo, non possiamo negare che abbia una lucida follia in corso. Probabilmente è sempre stato instabile, ma qualcosa -le bambole?- l'ha tenuto sedato.»
«Quindi le bambole, o meglio, l'assenza delle bambole, sono il fattore scatenante.» Sull sbirciò la lista.«Se il nostro assassino è una persona così precisa, a rigor di logica l'ipotesi che abbia tutte le bambole si conferma. Ma la collezione non manca a nessuno.»
«I due dati si annullano.» concluse Kanan.
«Vero. Però» Ben scattò sulla sedia «Abbiamo detto che l'SI non sceglie a caso. Ha un viso, un modello, un ideale che rende fisicamente compatibile. Lui vuole credere che queste donne siano le bambole, gli sta dando solo l'aspetto giusto.»
«Quindi lui non ha perso le sue vere bambole.» picchiettai la penna sulla sedia.«Ha perso l'occasione di vedere quelle donne che accostava alla collezione. Chi è la ragazza nella foto, Grae?»
«Melissa Withman, diciassette anni. Suonava il sassofono nella banda della sua scuola, la Colin Bloom, è scomparsa cinque giorni fa.»
«Si sta sveltendo. Cinque giorni in meno di reclusione.» Lilith spostò lo sguardo su Coulson.«Capo, mi sa che è giunto il momento di fare un bel comunicato stampa.»
Lui annuì.«Sì, ma un sassofono e un violino? Quando possono essersi incontrate?»
«A certe domande, Internet ti da una risposta.» Kanan schioccò la lingua.«Indovinate chi ha fatto lezioni di piano per anni alla CB, scuola prima di Greta e poi di Melissa, e possiede una collezione di bambole Country Ladies?»
«Scommetto che si chiama Jules Cross.» Sull schioccò le dita.«E ha la faccia del nostro pianista.»

Cronache Gialle: Casa di Bambola Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora