Sofia non riusciva a prender sonno. Un raggio di luna che filtrava tra le tende andava a cadere obliquamente proprio sul suo cuscino.
-Il Grande Gigante Gentile, Roald DahlPoggiai lentamente la tazza nel lavandino, riprendendo il telefono fra le mani.
«Buonanotte, Grae.»
La immaginai perfettamente mentre sbatteva le palpebre.«Che significa?»
Mi assicurai di aver messo tutto in ordine, prima di spegnere la luce in cucina.«Ti ho dato la buonanotte.»
«Mi piace, come suono.» uno scalpiccio.«Ripeti un po'.»
«Buonanotte.»
«Buonagrotte.»
Risi «La prima parte è buona, anche se credo che tu abbia inventato una nuova parola.»
Mentre chiudevo la porta della camera, gettandomi sul letto, la sentii ridere «Per avere ventisei anni sono già una grande linguista. Ripeti.»
Alzai gli occhi al cielo.«Dio.»
«Un'ultima volta, poi ti giuro che vado a dormire!»
«Buonanotte.»
«Buonafotte.»
Mi alzai a sedere di scatto.«Non dirlo mai più. Qualsiasi cosa accada, chiunque te lo chieda, non dire mai più una cosa del genere.»
«Parli come se avessi detto chissà che... sono sicura che non ho detto nulla di grave.»
«Te lo spiego domani a lavoro, cosa hai detto.»
«Eh no.» sicuramente anche lei era scattata in piedi.«Domani il nostro team è in pieno mood da Malcom ha un appuntamento e nessuno ci crede ancora.»
«Oh, giusto.» schiusi appena gli occhi.«Quebert mi farà una scena di mezz'ora solo perché alla fine ci sono cascato anche io. È domani, cavolo.»
«Malcom, ti sei scordato dell'appuntamento con Emma?»
Silenzio.
«Malcom!»
«Non è colpa mia! Ho un sacco di cose a cui pensare.»
«Senti.» un sospiro.«Io ed Emma siamo amiche dall'università.»
«Anche noi.»
«Tu mi odiavi.»
Sbuffai «Ti ho detto che mi dispiace! Ed è durato pochissimo. Molto meno del mio fortissimo sentimento nei tuoi confronti.»
Altro silenzio. Mi schiarii la voce.«Di amicizia, sia chiaro. Sei svenuta?»
«Coglione.» una pausa.«Certo, comunque. Io e te siamo amici. È Emma che ti porterebbe all'altare anche domani. Probabilmente ha già preso le fedi per chiederti di sposarla.»
«E smettila.» sbuffai, divertito.«Buonanotte, Grae.»
«Ciao ciao.» e attaccò di getto.
Io alzai lentamente lo sguardo su Poirot, che stava accomodato nella sua poltrona all'angolo di camera mia.
«Scena interessante, la sua.» iniziò.
In due anni, il baffuto belga era riuscito -in modo perfettamente consapevole- a leggermi con un solo sguardo, nonostante non abbia mai abbandonato il lei.
Non che la cosa mi faccia piacere.
«Illuminami.»
«Il suo sentimento sarebbe... d'amicizia?»
«Oddio, Poirot, ancora con questa storia?» sbottai, rigettandomi fra i cuscini.
«Quando la smetterà di dire... come dite voi giovani?»
«Stronzate.»
Il suo viso si scurì.«Idiozie, signorino. Non sono volgare come lei.»Mi alzai di scatto, sudato.«Poirot?»
Nessuna risposta. La porta di camera mia si appannò appena.
Scesi dal letto, gettando le coperte in terra, e andai verso la cucina.
«Poirot? Gesù, sembra di parlare con un... oh.»
Stavo preparando il caffè.
Cioè, non propriamente io, ma un secondo me con la fronte aggrottata e l'espressione tutta seria. Si poggiò alla piccola isola della cucina, bevendo un sorso.
«Da quando sei andato a vivere da solo sei molto più lento, lo sai?»
«Questo è... è un sogno, giusto?»
«Sei perspicace. E poi? Che altro vogliamo dedurre, ragazzo? Mi avevano raccontato che eri intelligente, ma rapportato a Gatsby chiunque è intelligente.»
Mi avvicinai «Conosci lui. L'uomo che ha organizzato il caso di due anni fa.»
Alzò la tazza, e i suoi - i miei occhi verdi si assottigliarono.«Corretto.»
«Sei il GGG della storia di Roal Dahl?»
Sgranò gli occhi «Scusami? Mi stai paragonando a quel troglodita che solletica le nuvole con la pelata?»
Fu il mio turno di rimanere accigliato «Tu non sei me. Ne hai solo le sembianze.»
«E come lo sai?»
«Adoro Roal Dahl.»
«Vero. Ma ho i tuoi ricordi.» oltrepassò l'isola, sorseggiando il caffè.«Grace, per esempio. La tua squadra di colleghi. Come preferisci parlare, Malcom, in italiano o in inglese?»
«In inglese va bene. E quindi, il senso di questa pagliacciata quale sarebbe?»
«Pagliacciata?» allargò le mani «Questo è un sogno coi fiocchi. Progettato nei minimi dettagli. Anzi, perdonami.» alzò un dito.«Non è un sogno: è una visione. Una visione del futuro.»
Trattenni una risata.«Certo. Una visione del futuro.»
«Non mi credi? Lo capisco. Non mi crederei nemmeno io, piccolo giovane Puro.» si schiarì la voce.«Domani sera. La ragazza, lì, Emma. Quella che non ti piace.»
«Non ho mai detto...»
«Sì. Senti, non diciamoci bugie, io e te, va bene?» allargò le mani.«Non funziona.»
«Potrebbe piacermi.»
«No.»
«Sì.»
«È elementare!» sbottò «Lei non è come te. Non si emoziona a parlare di gente morta, capisci? Non ha il brivido della caccia. Non funzionerà mai.»
Alzai gli occhi al cielo.«Piantala.»
«Sai che è così.»
«Insomma, che cavolo vuoi?»
«Domani sera indosserà un vestito verde. Credimi quando te lo dico. Forse così mi prenderai seriamente.»
Alzai gli occhi al cielo.«Va bene, Malcom del futuro. Cosa vuoi dirmi?»
«Io? Dirti niente. Mostrarti? Qualcosa d'interessante.» e si alzò la maglietta, mostrando l'addome pallido -spaventosamente pallido- con un forellino violaceo al centro, all'altezza del polmone destro.
«Vedi, Malcom, io non sono diverso.»
Non ebbi nemmeno il coraggio di alzare lo sguardo. Sentii le ginocchia diventare di gelatina.
«Io sono morto.»«Hai una pessima cera.»
«Sto bene, Grae.»
La mia amica guardò la sala vuota, in attesa del resto della omicidi. Sospirò, si avvicinò a con la sedia e agitò il suo frullato.«Okay. Che succede, Mo? È per l'appuntamento? Sei nervoso?»
Alzai gli occhi al cielo e poggiai la testa alla sua spalla, facendo girare il caffè d'asporto.«Ma no. Insomma, ci ho parlato per una settimana.»
«Ma ti ha contattato lei.»
«E poi mi è sembrata molto... carina?, quando mi fermò per avvisarmi che avevi bisogno di aiuto.»
«Aiuto? Voleva che mi facessi le condoglianze al posto suo.» e sbuffò, socchiudendo gli occhi. Un'ombra le prese il viso.
Rimasi in silenzio.«Due settimane fa erano due anni.» affermazione.
«Lo so.»
«Non mi hai chiesto di andare alla tomba.» altra affermazione.
«Lo so.»
«Non ci sei andata?» domanda, stavolta. Di chi sa la risposta, però.
«No.»
Mi scostai, senza aumentare sostanzialmente le distanze, e la guardai. Aveva gli occhi lucidi.«L'ho delusa, probabilmente. Ma faceva troppo male. L'hanno scorso era fresco, andarci è stato come strappare i punti. Non voglio... strapparli di nuovo.» e bevve un sorso generoso.
«Mi sa che te ne offrirò un altro.» accennai al frullato, e lei fece una breve risata, mordicchiando la cannuccia.
«Mio eroe. E dimmi, se non è per Emma...» mi strinse il polso, appena.«Cosa è successo, Mo?»
«Ho fatto un incubo.»
Annuì.«Era un incubo tanto brutto?»
«Morivo.»
Rise, alzando appena gli occhi al cielo.«È familiare, come incubo. È anche il mio.»
«Che muori?»
«Che tu muori.» il silenzio aleggiò nella stanza.«E io non posso salvarti. Sono un medico, insomma, credo sia la paura di tutti i medici; salvo le vite e io non posso salvare la tua. Tu...» le dita le tremarono, lo sentii dalla pelle.«Mi muori davanti. E io non riesco a impedirlo, per quanto preghi di prendermi al posto tuo.»
«Per tua fortuna sono vivo, allora.»
«E per la fortuna di Emma.»
Altro silenzio. Dallo sguardo, sembrava essersi pentita di aver parlato. Quasi che sperasse di essere ignorata.
Oh, ti piacerebbe.
«Sì. Insomma, mi hai rotto le scatole per chiederle di prendere un caffè, e adesso...»
«Va bene, Mo. Siete una bella coppia. Davvero. Emma è tutta eccitata, e...»
«Ma tu no.»
Alzò le spalle, con il bordo degli occhi rosso.«Non ho mai detto che mi andava bene, Mo. Ho solo detto che ero felice per te, e c'è una differenza.»
«So che c'è, so che significa.» specificai.«Credi che... insomma, dovremmo parlarne?»
«Mo, tu sei felice. Va bene, davvero.»
«Non ho chiesto se ti va bene, ti ho chiesto se vuoi che ci sediamo a un tavolo e parliamo.»
Stretta del polso. Scosse la testa.«No. Credo che... vada bene così.»
«Non voglio vederti in questo modo per... colpa mia.»
Una breve risata, accennata.«È che tu sei un animo buono, Malcom.»
«Non sparare puttanate, ti prego, non con me.» mi allontanai, spostando la sedia da ufficio. La feci poggiare al muro, le rotelle picchiettarono.«Io non sono un animo buono. Lo sai. Sono cinico, menefreghista, e fondamentalmente non me ne frega un cazzo di nessuno.»
«E sarcastico.»
«Grazie.»
«Ma hai anche dei difetti.»
«Il punto è...» mi massaggiai la fronte.«... che di te m'importa parecchio. E io non...»
La porta si aprì lentamente, mostrando una testa di tessuto leggero. Kanan, con lo hijab rosso drappeggiato sulle spalle, fece un cenno rispettoso ad entrambi. Vestiva all'occidentale, ma al copricapo non rinunciava mai: una tenacia che, personalmente, ammiravo e rispettavo.
«Buongiorno a entrambi. Sto interrompendo qualcosa?» domandò con voce bassa, stringendo il computer al petto. Grace mi aveva spiegato che, essendo l'ultima arrivata -ed essendo musulmana, a detta sua- sentiva sempre di essere scomoda a qualcuno, nonostante osservasse con fierezza.
«Tesoro, no.» Grae sorrise.«Va tutto bene, qui. Come stai?»
«Sto bene.» il tecnico informatico aprì il laptop e lo collegò allo schermo con l'accesso elettronico.«Voi, invece? Vi sento tesi.»
«Stiamo bene, Kanan.» misi su un sorriso.«Cosa hai per noi?»
Fu il suo turno ad accigliarsi. Si aggiustò il maglione color senape, e schiacciò un tasto.«Questo, intanto che arriva la squadra.»
Ci voltammo entrambi. Sullo schermo lampeggiò una fotografia in alta definizione.
«È... una bambola?» domandai, facendo un fischio basso.«È ben fatta. Dov'è seduta, su una panchina?»
«Che razza di telecamera è stata usata per scattare? I dettagli sono incredibili. La bambola è stata fatta per forza a mano.» mormorò Grace, alzandosi, e io non potei fare a meno di osservarla.«È anatomicamente spettacolare. Guarda la linea del naso...»
«Mi dispiace interrompere la vostra ammirazione» interruppe Kanan, sistemandosi il velo contro gli zigomi scuri.«Ma quella non è una bambola.»
Dietro di lei, pallido, entrò Poirot. Lo fissai.«In che senso, Kanan?»
«È una donna. Precisamente, la nostra vittima.»
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Cronache Gialle: Casa di Bambola
Mistério / SuspenseEhi, ti piace la trama di questo libro? Corri a leggere il primo sul mio profilo! 1/3, dieci piccoli indiani ••••• «È Maria Antonietta con un vestito orribile.» «Non hai mai avuto senso estetico, è questo il tuo problema.» «Magari ne avesse solo uno...