Someday, I will kill myself or kill you

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L'orgoglio si riferisce all'opinione che abbiamo di noi stessi, la vanità a ciò che vorremmo gli altri pensino di noi.
-Orgoglio e Pregiudizio, Jane Austen

Erano le tre del mattino, le luci nella mia cucina erano accese, e io stavo per beccarmi una denuncia.
Io.
Uno sbirro.
«Signorino, credo che lei debba...» un piatto volò oltre la sua testa.«Signorino!»
«Il figlio del Mago di Oz?» urlai in italiano «Mi stai prendendo in giro?! Tu stai cercando il figlio del fottuto Mago di Oz, che vive qui a Boston, e NON ME LO DICI?»
«Signorino, sembra una donna che ha scoperto l'adulterio da parte del marito. Molto, molto arrabbiata. E i suoi vicini...» gli lanciai un bicchiere.
«Ecco cos'erano quelle tue scappatelle a parlare con chissà chi senza dire nulla! Dire nulla a me?! Ti ammazzo!»
«Il mio italiano è abbastanza ferrato per sapere che non mi sta...» evitò un coltello, che si ficcò nel muro.«Signorino!»
Strinsi il marmo dell'isola della cucina, indeciso se ficcarglielo in gola o romperci la sua testa ad uovo sopra. Optai per entrambe non appena si sarebbe distratto.«Okay. Da oggi tu, piccolo stronzetto, mi aggiornerai su tutta questa faccenda del cazzo. Niente se e niente ma, intesi? Voglio sapere se lo trovi, e voglio parlare con lui.» sibilai in inglese.«Chiaro?»
«Cristallino. Ha finito?»
«Per niente.» sbottai.«C'è altro che non so? Tipo, rivolta popolare delle Carte di Alice? Governo Monarchico del Giovane Holden? Tuoi eventuali figli segreti, mini-Poirot che vivono chissà dove?»
«Niente di tutto ciò, signorino. Non ci sono più segreti, fra noi due. E, a meno che non si conti lei, no. Non ho altri figli.» concluse, a voce più bassa.«Ormai la vedo come tale. È passato parecchio tempo.»
Qualcosa mi si accese nel petto, caldo e rassicurante. Era orgoglio?
No, probabilmente avevo solo fame.
«Vaffanculo, vado a dormire.»
«Signorino...»
«Uno di questi giorni», continuai, voltandomi.«Io mi ucciderò, o ucciderò te.»
«Sissignore.»
«Bene. Ci vediamo.» mi voltai di nuovo, sobbalzai, strinsi i pugni.
«Signorino?» tentò Poirot.
«Sì?»
«Ha calpestato un coccio?»
Ingoiai l'urlo.«Ma ti pare? Torna a fare qualsiasi cosa tu faccia mentre dormo. Ciao.»
E corsi a medicarmi.

«Zoppichi.» salutò Coulson, nel suo solito maglione a collo alto.
«Non una parola sull'argomento. Se qualcuno mi passa un bastone, glielo ficco in gola.» mi sedetti alla destra di Ben, che rideva, e continuai con:«Se qualcuno vuole farmi saltare in aria, abbiate la gentil cortesia di avvisarmi. Ho degli impegni da annullare se esplodo prima di mezzogiorno.»
«Nessuno salterà, qui.» Kanan si appuntò una spilla sullo hijab blu notte, vagamente divertita.«Ma, nelle videocamere di sorveglianza, ho trovato lui.» energica battuta di tasti, esitazione, rotazione della sedia verso lo schermo, giusto per indicare un uomo ripreso dalla sala principale.
«Lo conosco.» mormorò Grace.
Inarcai un sopracciglio, e mi si strinse lo stomaco. Lo conosceva?«E perché?»
Continuava a fissarlo, pallida. Si riscosse.«Enfasi sbagliata. Non lo conosco, ma l'ho visto. Ai funerali di due anni fa.»
«Il caso di Dieci piccoli Indiani? I funerali di stato?» mi poggiai alla scrivania, mentre un'ondata di facce mi si stendeva davanti.«Cazzo, hai ragione. Quello era il ragazzo di Amy.»
L'immagine venne risucchiata dallo schermo. Kanan ci guardò.«E ha appena provato ad ucciderci.»

Zoppicai nell'obitorio.«Quando ti isoli, significa che o vuoi stare da sola o vuoi parlare con me e Poirot. Spara.»
«E come sai che non era la prima?» domandò Grace, divertita.
«Non lo sapevo. Non ti avrei lasciata sola, e basta. Dai, che ti prende?» mi accomodai sulla sedia da ufficio, gemendo.
«Che hai fatto al piede?»
«Nulla d'importante.»
«Mi ha tirato dei piatti addosso.» informò Poirot.
«... Oh.» si poggiò al tavolo d'acciaio.«Ascoltate, comunque. Vi ricordate quando mi dite di tenere gli occhi aperti in caso di movimenti strani?»
«Te lo dico spesso.»
«Il ragazzo di Amy.» tagliò corto.«È un po' che me lo trovo davanti in caffetteria, fuori alla centrale o vicino casa. Credevo fosse una coincidenza, ma ora che ha portato una bomba a lavoro...»
«Ti sta seguendo?» mi alzai di scatto.«E quando volevi dirmelo?»
«Non capisco quando parli in—»
«Porca puttana, Grace! Ti ho sempre detto -sempre!- di non tenerti per te cose strane come uno stalker!»
«Potevano essere prove circostanziali.»
«Al diavolo le prove circostanziali! Tu non puoi, in nessun caso—» mi zittii all'occhiataccia di Poirot.
«Cosa mi state nascondendo, voi due?»
«Nulla di particolarmente rilevante. Adesso Sull e Coulson andranno a prendere il fidanzato di Amy, e io e te eviteremo di farci vedere in giro. Tutto si risolverà.»
«Esatto. Insomma, è un... criminale. Ha compiuto un reato.» giocò con me chiavi, mi guardò, la guardai. Un senso di incompleto aleggiò fra il mio corpo e il suo.
«Pranzi da me?» domandai.«Ci sarà mia madre. E Sull, e Ben. Se vuoi.»
«Non vuoi lasciarmi sola, vero?»
Scossi appena la testa.«No.»
«E io non voglio rimanere da sola.» mormorò.
«Anche perché c'è un pericoloso uomo a piede libero che sa dove abiti. E a casa c'è tua sorella.»
«E mio padre.»
«Tua sorella.» chiarii io. Ogni volta che vedevo suo padre, avevo voglia di prenderlo a pugni e ringraziarlo insieme.«Se non ti vede a casa, ti cercherà per strada, nelle tue abitudini. Un vantaggio per noi.»
«Credi che conosca le mie abitudini?»
«Ne sono sicuro.» scostai un pulviscolo dal maglione verde.«A proposito, se ti va, porta anche Catherine.»
«Ne sei sicuro? Insomma, lei stravede per te, e tu sei esausto. E infortunato. Hai calpestato i cocci?»
«No!»
«Sì, miss. L'ha fatto.»
«... e comunque, Kate ti farà un sacco di domande...»
«Grace.» mi avvicinai zoppicante. Le poggiai le mani sulle spalle.«Primo, sono io che stravedo per tua sorella.»
«Grazie.»
«Ho un debole per entrambe le Spellman.» feci un occhiolino e risi.«E poi, che cazzo. Pranziamo con Chris! Quando mi stancherò, risponderà alle curiosità di Kate fino a stasera. A un certo punto andrà da solo.»
Sorrise, forse per Sull, forse per le mie mani sulle sue spalle.«Mi hai convinta.»
«Eri già convinta, dovevi solo fare la preziosa.» piccola stretta.
«Beccata.»
«Allora vieni?» mi scostai, recuperai il mio cappotto, offrii il braccio.
«Certo che vengo.» una pausa.«Cucina tua madre, giusto?»
«Se vieni tu.»
Lo afferrò, decisa.«Allora aggiungi un posto per me. Una cosa: tu hai capito perché Sull ti ha chiesto dei crisantemi?»
«Ecco un ottimo argomento per il pranzo.»

Cronache Gialle: Casa di Bambola Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora