Dude, chrysanthemums are for funerals

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«E come fai a parlare se non hai il cervello?»
«Ah, non ne ho idea, ma c'è un mucchio di gente senza cervello che chiacchiera sempre.»
-Il meraviglioso mago di Oz, L. Frank Baum

Risposi al telefono e impostai automaticamente il viva voce, riprendendo a guardare il computer.
«Voce bassa.» raccomandai, «Mia madre sta lavorando.»
La testa riccioluta di mia madre si alzò da sopra l'isola della cucina.«Non è vero, ho finito! Cosa c'è, tesoro, non vuoi che la tua vecchia mamma sappia certi segreti?»
La guardai, riflettendo. Poi tolsi il viva voce.« Dimmi, Sull. No, mamma, non ti sto nascondendo nulla.»
«Buongiorno, signora Parker!» cinguettò Sull, dal telefono, con un certo orgoglio. Non me la sentii di dirgli che erano le undici di sera passate.
«Ciao, Sull, caro! Stai migliorando, con l'italiano, sento.»
«Ho un certo talento.»
«La piantate?» chiesi nel mezzo, abbassando lo schermo del computer sugli articoli delle Country Ladies. Con due sospettati fuori, il cerchio doveva stringersi da qualche parte.«Sull, che c'è?»
«In realtà, mio caro, tua madre potrebbe essere molto più utile di te, in questo momento. Schiaccia.»
Abbandonai il telefono in viva voce davanti a mia madre, mormorando:«Ascoltalo tu. Vado a prendere del caffè.»
«Amore, sono le undici e passa. Il caffè non è salutare.»
«Mamma, vivo da solo, okay? Ho ventisei anni. Decido io cosa può mandarmi a puttane l'organismo e perché.» tirai su col naso.«Ma hai ragione. Prendo una birra.»
«Tanto non la finisci mai perché dici che ti fa schifo.»
«Questo è vero.» argomentò la voce macchinosa del telefono.«Nemmeno una bevuta insieme al mio migliore amico, posso fare.»
«Sull, che c'è?»
Una pausa. Un sospiro.«Secondo te, i crisantemi sono dei bei fiori?»
Bevvi un sorso.«Vuoi invitarmi a cena? Non funziona. Dammi dei soldi.»
«Idiota. Mi scusi, signora.»
«Fa' niente. Lo penso anche io, spesso. Comunque, caro, i crisantemi... sono belli, eh, per carità...»
«Vero? Hanno una forma così particolare, con quei petali minuscoli, e poi i colori sono veramente...»
«Sì, caro, ma...»
«Amico, i crisantemi sono per i funerali.»
Silenzio. Mia mamma sospirò, in attesa.
«Ah.»
«Eh.» borbottai, giocando con il collo della bottiglia.
«Be'... certamente non sono i fiori adatti per... ecco.»
«Per fare cosa, Sull?» indagai. Mia madre si morse il labbro per non ridere.
«... niente. Niente, davvero.»
«D'accordo. Allora, io farò finta che questa telefonata non sia avventura. Per due giorni. Poi ti torchierò come si torchiano i pluriomicidi alla sbarra. Chiaro?»
«Chiaro.»
«È sempre un piacere stare sulla stessa linea di pensiero.» continuai, attaccando.

«Per me è l'imprenditrice.» l'altro me alzò lo sguardo da un libro.«Ha la faccia da stronza. Di chi potrebbe uccidere due ragazze, per esempio.»
Inarcai un sopracciglio «Sul serio?»
«No.» alzò le spalle.«Certo, potrei vedere nel futuro chi è stato e dirtelo, con prove e tutto il resto, ma non lo farò.»
«Perché?»
«Uno, perché sono cattivo. Due, sinceramente non m'interessa. Per me ogni umano può commettere un omicidio. Anche tu.»
«Molto, molto divertente. Dov'è?» domandai, tamburellando con le dita sul tavolo.
«Sono felice che tu me l'abbia chiesto.» annuì lui, indicandomi.«Stanotte sono stato molto, molto creativo. È nel camino. Per questo la bocca è chiusa con il coperchio in legno.»
«E così non sono ancora morto?»
Bevve un sorso di caffè.«No. Non lo sei.»
«Ti andrebbe di dirmi perché non sono ancora morto?»
«No.»
Mi lasciai andare contro la poltrona.«Fantastico. Davvero fantastico.»
Poggiò i gomiti all'isola della cucina «Malcom, ascoltami. Uno di voi due deve morire. Capisci? Siete un ostacolo molto brutto, per il mio capo, e dimezzarlo farebbe piacere a tutti. Attualmente, contiamo sul fatto che chi sopravviverà sarà così sopraffatto dalla situazione da poterlo uccidere tranquillamente. Fate un lavoro pericoloso, gli incidenti capitano... e siamo tutti contenti.» stirò un sorriso «E poi Poirot, sconfortato per il suo fallimento doppio nel proteggere le persone a cui tiene, sarà come un blocco di cera nelle nostre mani.»
«Dimentichi che, tolti noi tre, esiste ancora un intero mondo della letteratura da sorpassare.» contestai. Il suo ghigno aumentò «Credi che io operi solo con te? Oh, no. Il premio che mi hanno promesso è grande, e io metto a servizio le mie... capacità. Metà del mondo letterario, attualmente i mortali s'intende, è già stato stregato e sono dalla mia parte. C'è solo una persona, più potente di me, e voi non potrete ottenerla tanto facilmente. Poirot non te l'ha detto?»
«Detto cosa?»
«Oh, Sacre Scritture.» imprecò, «Malcom, ascoltami. Siamo in guerra. La tua fazione -i noiosi, ma pur sempre con poteri, personaggi dei libri- contro la mia, che vuole solo che il mondo capisca quanto è bello essere cattivi.»
«Io non mi sono mai schierato da nessuna parte.» contestai.
«L'hai fatto nell'esatto momento in cui ti sei affezionato a Poirot.» alzò una mano «Non provare nemmeno a contestarmi. Vedi, lui è potente. In un modo snervante. In effetti, tutti i potenti sono ancora dalla tua parte. E cinque ibridi.»
Strabuzzai gli occhi. La parola ibrido non ha mai un bel significato.«Scusami?»
«Metà mortali, metà personaggi dei libri. Ooh, giusto. Poirot non ti ha detto proprio nulla.»
«Cosa doveva dirmi Poirot?»
«Gesù. Allora, te lo ripeterò per la terza e ultima volta.» si alzò, camminando fino ad arrivarmi davanti. Io feci per prendere la pistola dalla fondina, ma agguantai l'aria.
«Due parti. Una, con i personaggi più importanti della letteratura mondiale, è quella in cui sei tu. L'altra, comandata dal mio capo, è quella in cui si trovano i cattivi e i personaggi che o sono con noi, o siamo riusciti a stregare.» poggiò le mani al tavolo.«Hai un quoziente intellettivo non indifferente, Cristo. Lo so. Ci sei?»
Annuii.
«Bene. Tenervi all'oscuro dei nostri piani è ormai totalmente inutile, dato che l'abbiamo scoperto, che avete una spia. Noi vogliamo la ribalta. Vogliamo che la gente si scordi di voi, paladini della giustizia, e si ricordi, per una buona volta, di chi ha fatto sì che quel libro si scrivesse. Noi. I cattivi, come unico modello di formazione per i giovani umani. Ma ci pensi?»
«È doloroso.»
Sbuffò, «Due anni fa, Poirot ha iniziato a collaborare con te. Era, ed è adesso, il nostro pericolo più grande. Se Poirot cade, insieme a qualche altro nome di cui ci stiamo occupando, voi vi sgretolerete. Ciao ciao nemici.»
«E gli ibridi che c'entrano?»
«Gli ibridi sono personaggi letterari solo per metà, ma hanno grandi doti. Oltre a quelle genetiche, inganno e persuasione, per esempio. Illusionismo. Gli ibridi sono la perfetta metà che porta dalla nostra parte i personaggi letterari e i Puri, e sai perché? Perché li comprende entrambi.»
«Ora.» alzò un dito,«Gli ibridi che contiamo sono sette. Cinque dalla tua parte, due dalla nostra. Sono costantemente monitorati. Dalla mia parte ho, personalmente, la figlia di Dracula e il figlio della Regina Cattiva.»
Mi accigliai «Quella di Biancaneve?»
Alzò gli occhi al cielo «Ti vorrei ricordare che stai parlando di fiabe. Erano tutte pagine, prima che la Disney iniziasse a far cantare tutti.»
«Inquietante.»
«In conclusione», soffiò, senza nemmeno guardarmi «Ne abbiamo rilevato uno nuovo. Un ottavo, incosciente ibrido, che potrebbe fermarmi. Io sono quella che sta facendo in modo di far crollare Poirot. Io sto stregando i personaggi dei libri più deboli per farli venire dalla nostra parte. Io sto programmando come uccidervi. E sempre io sto brevettando un incantesimo per portare la mia... persuasione a un livello superiore.» ringhiò «Non mi farò fermare da un ragazzino.»
«È un ragazzo?» chiesi, e lui (lei? sentire me parlare al femminile riferendosi a me era stato destabilizzante) mi fulminò con lo sguardo.
«Un rompiscatole, ecco cos'è. Proprio come suo padre, un bellimbusto impostore senza un briciolo di magia in corpo. Peccato che il figlio sia davvero magico. E pericoloso.»
Le sue parole mi frullarono in testa, mentre tentavo di capire a chi si riferisse. Fu lui a bloccarmi, artigliando il tavolo.
«Lo giuro qui e adesso. Oz mi ha dato dei problemi, ma suo figlio dovrà solo mettere un piede sulla mia strada per finire schiacciato.»

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