Se tu non mi ami, non importa, sono in grado di amare per tutti e due.
- Ernest Hemingway«Posso farle qualche domanda?»
Di solito sono io a dire queste cose, in una stanza chiusa, ad una persona ammanettata, che ha la faccia di chi si droga e il tono di chi vorrebbe tanto, tanto una dose.
Voltai lentamente la testa verso un ragazzino, che mi fissava con un taccuino tra le mani. Poteva avere quindici anni, non di più, e picchiettava la penna sul foglio.
Grace guardò lui, poi me. Aveva il naso rosso dal freddo e si scaldava nel maglione verde scuro.
O meglio, guardava il ragazzino, ed evitava di guardare me.
Per questo, dobbiamo fare qualche passo indietro.«Per telefono?» ripetè, giocando col cucchiaino sporco.
«Per telefono.» guardai la sua espressione corrucciata.«E non capisco se ti sta bene.»
Poirot stava intagliando un fiammifero quando disse:«La detestava ma è contraria al suo modus operandi, signorino. Nemmeno lei capisce se le sta bene. Mi scusi, signorina.»
Grace si schiarì la voce «Figurati, hai ragione.»
«Ha ragione?» indicai Poirot con un cenno «Ma davvero? Andiamo!»
Il detective si accese il sigaro con un fiammifero.«Come sempre.»
«Malcom, io non pensavo che Emma fosse fatta per te. Sinceramente. Ma solo perché volevo... ecco...» si schiarì la voce «Volevo esserci io.»
Poirot abbassò lentamente il sigaro.«Posso... Posso andare, se volete. Mi alzo e...»
Dietro le spalle di Grace, una figura sottile si stava avvicinando, con una grossa macchina fotografica che gli danzava appesa alle spalle. Lo zaino dondolava sulle spalle coperte dal maglione sformato. Il colletto della camicia bianca gli graffiava il collo pallido.
Tra le dita sottili teneva un blocchetto; era una presenza piccola con un bagaglio ingombrante. Si avvicinò al nostro tavolo.
«Posso farle qualche domanda?»«Mi dispiace» disse subito dopo «È che ho visto il suo badge.», indicò il distintivo che tenevo appeso al collo, « e sto facendo un articolo su cosa voglio fare da grande. Così... mi scusi. Peter Callister.» liberò una mano sottile per stringere la mia «Sono alla scuola media sulla periferia.»
Istituto pubblico. Lo scrutai e gli strinsi la mano «Malcom Parker, detective del BPD, 12esimo distretto.»
«Boston Police Department! Troppo fico!» il suo viso pallido e lentigginoso s'illuminò, poi andò sulle carte sparse al tavolino. Sbiancò.
«Oh. Oh, scusate. Stavate... mi dispiace.» il tono era timido, ma deciso.
Io e Grace ci guardammo, i suoi occhi viola andavano da me al ragazzino. Io le feci un cenno rassicurante.
«Possiamo distrarci un po'.» accettò, e io sorrisi.
«Tutto quello che vuoi. Prendi una sedia, ragazzo.»
Peter lasciò lo zaino a terra, dando un'occhiata preoccupata al tramonto. Poi sorrise e recuperò uno sgabello basso dal tavolo vicino.
«Allora, da chi di voi tre posso iniziare?»
Poirot abbassò il sigaro, lentamente.
«Noi... tre?» ripetè Grace.
«Lei, il detective Parker e il... detective, presumo? Lei esercita ancora? Da quanto?» e i suoi grandi occhi castani guardarono Poirot, in attesa. Fece scattare la penna.
Mi schiarii la voce, con le labbra socchiuse.
«Porca. Puttana.»Peter stava seduto sullo sgabello di casa mia, una mano sui jeans scoloriti. Era sera, e giocava con una penna. Aveva le dita prese dall'inchiostro.
Stava piccolo piccolo vicino a Poirot, guardando a intermittenza lui e noi. Centellinava una fetta di torta.
Io e Grace gli stavamo davanti, sugli sgabelli interni alla cucina, e con la mano sinistra anche lei giocava con la panna del suo piatto. Io le tenevo la mano destra tra le mie, e guardavo Peter. Stavo aspettando.
«Cioè, quindi lui...» Peter posò finalmente la penna, allontanando la torta.«E voi... sapete chi è mio padre.»
«Sì, lo sappiamo.» disse Poirot. Fece per prendere la pipa, ma la lasciò dopo aver adocchiato Peter e me, che lo guardavo male.
«E mia... insomma... mia mamma mi ha lasciato all'orfanotrofio perché mio padre è...»
«Il Mago di Oz.» completai.«Ti stavamo cercando, Peter. È molto importante che tu sappia che non siamo gli unici.»
«Mi stanno... a me? »
«Non sappiamo chi.» con la mano sinistra, Grace gli accarezzò il polso.«Ma sei in pericolo. Voi ibridi siete pochi, e non sappiamo cosa succederà se andranno in maggioranza. Io stessa sono... nuova, di qui.»
«Quindi tu non... non sei come noi.»
«Nemmeno io sono come te, Peter.» ricordai gentilmente «Io non sono figlio di un personaggio letterario, sono una persona normalissima che... li vede, e li sente. Ma tu sei ancora più raro di me.»
«No, io... io non sono una cosa del genere! Non... non esistono, e io... io sono un orfano, non un...»
Poirot si era inclinato sulla sedia. Io guardavo oltre le sue spalle sottili. La mano di Grace nelle mie sobbalzò e mi cercò. Io intrecciai le mie dita alle sue.
«Peter... Peter, girati.»
Lentamente, ruotò sul suo sgabello e si aggrappò al piano della cucina.
«Oh, mio Dio.» mormorò, mentre guardava i libri fluttuare in aria.«Quelli... quelli erano sul tavolino.»
«Tempo verbale corretto.» approvò Poirot.
«Prova a riportarli in basso, Peter. Lentamente.» consigliò Grace, ma lui si voltò a guardarci in panico.
«Sono stato io?!»
Annuimmo entrambi. Peter si voltò ancora, strinse forte le dita finché non si sbiancarono.
I libri caddero con un tonfo.«È esausto.» mormorai, coprendolo con una coperta. Stava attaccato al cuscino del mio divano e affondava il naso nella stoffa.«Hai chiamato l'orfanotrofio?»
Grace si poggiò al bracciolo del divano, aggiustandogli un ciuffo di capelli.«Sì. È bastato dire il distretto per farli tranquillizzare. Non so dirti se ti abbiano controllato, ma sai come sono gli orfanotrofi...»
«Totalmente indifferenti. Lo so. Non so quante denunce abbiamo giù al dipartimento a discapito di tutti gli istituti di Boston.»
«Troppe per non esserne imbarazzati.» mormorò, e sistemò un cuscino contro la testa di Peter.
«Sicuro. Vieni, Grae, ti accompagno a casa.»
Mentre infilavo il cappotto e lei faceva lo stesso, disse:«Hai ancora paura che qualcuno mi aggredisca per qualche metro di strada?»
«Non è qualche metro, punto primo» la guardai «e no, io credo che tu possa far del male a chiunque se lo meriti.»
«Grazie.»
«Ho paura di tutta la popolazione di Boston, questo assolutamente.» mi avvicinai, aggiustandole il cappotto.
«Malcom?» domandò.
«Mh?» chiesi, lasciando le mie mani vicine ai suoi fianchi.
«Senti, prima, al bar... quando ho detto che io volevo... ecco, quando tu hai detto di Emma...»
«L'assistente.» dissi a bassa voce.
Grace sbatté le palpebre «Cosa?»
«L'assistente della signora Loss. Non ho controllato il suo alibi, ma... è da quando Peter ha nominato il suo orfanotrofio che ci sto pensando.»
Mi allontanai verso il tavolo, e lei mi seguì.
«Pensando a cosa?»
«Peter vive alle Suore di Lisbona, l'orfanotrofio in periferia. Anche l'assistente della signora Loss abita lì.» stavamo ai due lati del tavolo: le allungai una foto di una donna giovane e anonima, che lei studiò.
«Ti ascolto.» rispose, con il cappotto mezzo infilato, mentre si sedeva.
«Ventisei anni. Rose Masters, laureata due anni fa. Lilith mi ha raccontato che la signora Loss l'ha sgridata due volte, nei due incontri che ha avuto con lei, e per due motivi inutili. Primo, era arrivata tardi, per via dello sciopero dei mezzi. È così che sappiamo dove vive. Il secondo giorno, ci ha messo troppo a prendere il caffè. La sua giustificazione era che... il locale abituale aveva chiuso, o una cosa del genere. Così è andata allo Starbucks vicino dove suonava... indovina chi?»
«Greta.»
«Greta! Un alibi mai controllato di un viso mai sospettato, con movente, possibilità, un lavoro da orari variabili e...»
«Il modo di incastrare il suo capo con delle bambole che tiene in studio.» Grace si sfregò il viso.«Cazzo.»
«Adesso ti accompagno alla centrale. Io ti faccio avere una copia di DNA di Rose, tu trovami qualcosa su quei benedetti cadaveri. Mentre siamo in auto, chiama Sull.»
«Tu andrai da Rose? Hai... la pistola? E il teaser? E se...»
«Ho tutto, Grae, ma adesso non possiamo pensarci. Io andrò dall'assistente di Loss, e tu, e tutta la squadra, cercate il possibile su di lei. Fatemi sapere. Poirot starà qui, non possiamo lasciare Peter da solo.» agguantai le chiavi e le aprii la porta.«Sono già le dieci di sera. Dobbiamo muoverci!»
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Cronache Gialle: Casa di Bambola
Mystery / ThrillerEhi, ti piace la trama di questo libro? Corri a leggere il primo sul mio profilo! 1/3, dieci piccoli indiani ••••• «È Maria Antonietta con un vestito orribile.» «Non hai mai avuto senso estetico, è questo il tuo problema.» «Magari ne avesse solo uno...