Heraklion, Creta. 21 ottobre di dieci anni dopo.
Il paesaggio arido dell'isola abbandonata scorre davanti agli occhi del motociclista. E grazie a Dio hanno rifatto almeno l'autostrada, pensa. Il giorno in cui la lasceranno andare allo sfacelo come il resto, e si chiuderanno nelle loro capitali in bolle colorate – come stanno già facendo in giro per il mondo – quello sì sarà il giorno dell'Apocalisse.
Scuote la testa per allontanare il pensiero e la sua schiena viene frustata dai lunghi capelli, che infine si annodano sullo zaino. È decisamente il momento di dare gas per arrivare a scuola in orario... o almeno con un ritardo accettabile.
La VOAK si snoda, nera e vuota, sulla discesa per arrivare in città, e i lampioni spenti sfrecciano sotto il cielo terso che si congiunge al mare, limpido e pieno di ricordi.
L'entrata nella bolla di ossigeno e bel tempo che delimita la periferia di Heraklion fa fischiare le orecchie del motociclista anche se sono protette dal casco, il cielo torna a essere azzurro come quello che vedeva suo nonno e la scuola si profila all'orizzonte: un'altra noiosa giornata come tante. Niente di strano nell'aria.
La moto frena bruscamente davanti ad un gruppetto eterogeneo di ragazzi e ragazze, e un'argentina risata di scherno sovrasta i loro schiamazzi spaventati. Il motociclista si sfila il casco, e finalmente i suoi capelli biondi, quasi per intero raccolti in trecce sottili, sono liberi di ricadere sulle spalle.
«'Giorno» saluta sorridendo, felice di non essere – almeno per una volta – in ritardo.
Giorgia Porgio, diciotto anni appena compiuti, terza liceo. Adora le giacche di pelle e le cose che vanno veloci, come le moto, le macchine e gli aerei. E, decisamente, non come la vita in quell'isola.
«Ehi, GioGio» la richiama una ruvida voce femminile, all'interno del capannello che si è formato per salutarla. «Le hai le risposte della verifica o no?».
Giorgia si toglie la giacca e getta la testa all'indietro, con un'altra sonora risata. La collana che porta al collo – con quelle quattro enigmatiche lettere, SOTW, per le quali non ha mai dato spiegazioni a nessuno – le ricade sul petto lievemente arrossato per il calore.
«C'è mai stata una volta in cui non le ho avute?» risponde, cingendo con un braccio le spalle dell'amica, considerevolmente più bassa di lei, e cominciando a camminare verso l'entrata della scuola. Il suono della prima campanella, che ha sempre trovato piacevole, le accarezza le orecchie mentre lei si prepara a una poco interessante lezione di Storia.
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«Ohi, JoJo».
Il ragazzo, sentendosi chiamare, smette di osservarsi le punte dei capelli – che grazie al nuovo impianto stanno assumendo un colore variabile fra il blu e il viola, a seconda della luce e della pressione delle sue dita – e si volta verso l'amico. L'aria del mattino, che entra dalla finestra a cui entrambi sono appoggiati, è particolarmente gradevole.
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Le Bizzarre Avventure di JoJo: Exit Light
FanfictionFuturo non troppo lontano. Per combattere un potente nemico, Gregory Joestar si trasferisce sull'isola di Creta, lontana dal caos tecnologico che caratterizza le grandi metropoli, assieme a parte della sua famiglia. Qui nascerà e crescerà suo figlio...