Spiaggia di Matala, Creta. 17 giugno 2138.
«Ehi, Rey, guarda le mie Onde Concentriche!» gridò una voce sottile, subito prima che il suddetto Rey ricevesse un'abbondante spruzzata di acqua di mare negli occhi.
«Questa me la paghi!» strillò il bambino di rimando, premendosi le mani sugli occhi arrossati e cercando di rincorrere alla cieca il suo compagno di giochi. Sentì dietro di sé i passi eccitati di altre due paia di piccoli piedi: ecco il resto dei Joestar. E, con suo grande disappunto, anche il resto dei Joestar si mise a schizzargli l'acqua in faccia.
«Sorellina, non mi proteggi nemmeno tu?» piagnucolò Rey, cercando di far passare dalla sua parte almeno uno dei tre. Ma la ragazzina, nel suo costume verde a due pezzi, si limitò a ridere e a mostrargli la lingua, tirandosi indietro sulla fronte il ciuffo del colore del grano.
Il quinto bambino li guardava da distante, dentro ad una delle grotte che sovrastavano la spiaggia, e seduto a terra ascoltava tranquillo il rumore del vento che gli accarezzava i capelli e gli portava le parole dei suoi coetanei.
«Jonah,» dicevano «non vieni neanche oggi a giocare con noi?».
«È il tuo compleanno, Jonah! Vieni giù!».
Il bambino abbozzò un sorriso, che a quella distanza gli altri non avrebbero mai potuto vedere, e scosse timidamente la testa, accompagnando il suo gesto con un cenno di diniego con la mano. Subito dopo, le sue dita tornarono a schermare gli occhi dalla luce.
Jonah Joestar, sette anni appena compiuti, sapeva che il regalo di compleanno da parte dei suoi cugini sarebbe stata una pioggia di "onde concentriche" negli occhi, e negli assolati pomeriggi d'estate preferiva starsene seduto all'ombra o al massimo, quando calava la sera, cercare sul bagnasciuga dei sassi che gli piacevano. In fondo, c'era qualcosa di male nel desiderare una vita tranquilla?
«Jonah», lo chiamò una voce molto più vicina, riscuotendolo dai suoi pensieri. Era la ragazzina con il costume verde, che scopriva tutti e venti i denti con un sorriso. O per meglio dire tutti e diciannove, dato che si era vantata per una mattinata intera dei soldi che le aveva regalato la fatina in cambio del suo incisivo di sotto. Poi, aveva passato il pomeriggio a spingere insistentemente con la lingua un altro dente che traballava da un po' ma non aveva intenzione di cadere.
«Giorgia», la salutò lui, socchiudendo le palpebre. Probabilmente sul viso gli si era dipinta una smorfia, a causa del sole che lo accecava, ma era sinceramente felice di vederla. Tra i suoi cugini, lei era la più calma, nonostante non disdegnasse il giocare alla lotta con gli altri. A volte, lei condivideva con lui i suoi giochi – principalmente pupazzi di dinosauri – e passavano le giornate seduti a inventare storie. Il piccolo Jonah non sapeva quanto, in futuro, gli sarebbero mancati quei momenti.
«Ho un regalo per te!» esclamò la bambina, portando le braccia tese davanti a sé e tenendo i pugni chiusi. «Indovina in che mano è».
Jonah notò che Giorgia era gocciolante, come se fosse appena uscita dall'acqua, e le sue ginocchia erano arrossate: era di nuovo entrata nelle grotte passando per gli scogli anziché per la spiaggia. La guardò sospirando, e alzò un sopracciglio come facevano gli adulti quando stavano per rimproverarli.
«Ti farai male se continui ad arrampicarti».
«Allora» cantilenò la bambina senza dargli retta, dondolando impaziente «in che mano è?».
Jonah sospirò un'altra volta, le si avvicinò e le sfiorò rapidamente la destra con l'indice: «Questa».
«Sbagliato!» strillò Giorgia ridendo, e lo colpì piano sulla nuca con la mano ora libera. «Questo era il regalo di Rey!». Poi schiuse le dita della sinistra, rivelando un piccolo oggetto scuro.
«Guarda» disse, porgendoglielo «l'ho trovata sulla riva».
«Cento dracme» riuscì a leggere Jonah sulla moneta incrostata.
«Sono antiche, quindi sono un tesoro!» gli spiegò la cugina.
Questa volta, il sorriso che si dipinse sul viso del bambino fu largo e sincero.
«Grazie, la terrò con cura» le promise, cercando una tasca nei suoi pantaloncini dove mettere al sicuro la moneta.
«Adesso mi devi aspettare qui» ordinò Giorgia. «C'è un'altra cosa per te».
«Che cos'è?» ribatté Jonah, sorpreso e curioso. Istintivamente fece per seguirla, ma lei lo fermò subito.
«Devo andarla a prendere» gli spiegò. «Tu rimani qui e guarda fuori solo quando ti chiamo io».
Il suo amico fece un cenno con la testa per dirle che aveva capito, e lei si affrettò a scendere agile lungo la parete rocciosa, senza timore di farsi del male. In ogni caso, sarebbe stato solo qualche graffio, e sarebbe guarito presto grazie ai cerotti con i dinosauri e ad un bacio di mamma o papà.
«Jonah!» risuonò per la spiaggia dopo qualche minuto.
Il ragazzino, quantomai curioso, si sporse dalla sua grotta e vide Giorgia, qualche metro più in basso, che si sbracciava.
«Ehi!» gridava, con un cerotto a forma di dinosauro collolungo su un ginocchio e un ombrellino di pizzo bianco aperto e appoggiato alla spalla. «Andiamo a cercare i sassi insieme!».
Così, nel giorno del suo settimo compleanno, Jonah Joestar scese dalle grotte di Matala passando per la spiaggia, e andò per la prima volta a raccogliere i sassi anche se era giorno.
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Le Bizzarre Avventure di JoJo: Exit Light
FanficFuturo non troppo lontano. Per combattere un potente nemico, Gregory Joestar si trasferisce sull'isola di Creta, lontana dal caos tecnologico che caratterizza le grandi metropoli, assieme a parte della sua famiglia. Qui nascerà e crescerà suo figlio...