Come tutto ebbe inizio

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"Sofia sbrigati altrimenti ti lascio qui.. è una minaccia!"

"Mmmh.. papà lasciami dormire altri 5 minuti! lo sai che quando di notte fa caldo non riesco a dormire e stanotte sembrava di stare in un barbecue! ". Detto ciò si ributtò con la testa sotto il cuscino.

"Bene se vuoi dormire fallo ma non chiedermi più di portarti a lavoro con me"

"No no no no!! Aspettami arrivo immediatamente!" Sofia sapeva essere molto veloce a prepararsi.. non come le ragazze della sua età che passano ore a tentare di migliorare il proprio aspetto. Lei non si sentiva bella e quindi perché perdere tempo con una missione impossibile?! Prese un paio di shorts, una maglia smanicata e i sandali: per andare al centro sportivo andranno più che bene. Raccolse i capelli lunghi e mossi in una coda alta e scese di fretta le scale. Un bacio alla mamma e una strattonata al papà per farlo sbrigare..

"Possibile che sei sempre in ritardo?! Lo dico io che la mattina devi alzarti prima, papà"

Il padre scosse la testa sorridendo, mise in moto e partirono. Sofia quando stava in macchina non faceva altro che pensare, come se i paesaggi che attraversava e si lasciava alle spalle la facessero riflettere sulla sua vita. Oggi pensava al fatto che non aveva mai considerato la possibilità che nella sua vita potessero esserci altri uomini oltre al padre. Da piccola gli ripeteva che da adulta lo avrebbe sposato e lui le sorrideva facendola girare in tondo. Sofia sapeva però che un giorno avrebbe potuto incontrare una persona che l'avrebbe resa felice ma questo la spaventava. Temeva che i suoi sogni non si sarebbero mai realizzati e poiché non si considerava un gran che temeva di doversi accontentare del primo incontrato. Il padre la riportò alla realtà presentandole il "Centro Sportivo di Castel Volturno" dove lavorava come fisioterapista da qualche settimana. Era ormai la fine dell'estate e i calciatori stavano rientrando dalle vacanze pronti ad iniziare una nuova stagione. Sofia dal canto suo amava il calcio.. purtroppo però tifava inter e suo padre il giorno prima non fece altro che ricordarle di non dire nulla a nessuno. Sorrise ripensando alla scena e poi disse:

"Quando arrivano i calciatori? Voglio conoscerli!"

"Sono già tutti dentro, a minuti inizia l'allenamento, andiamo".

Sofia era un pò in ansia. Sapeva che tutti quei calciatori l'avrebbero guardata. Una giovane ragazza di 19 anni che non esprimeva la bellezza delle sue coetanee mentre loro avevano dei fisici perfetti e di sicuro l'avrebbero criticata. Cercava di tranquillizzarsi dicendosi che tutti avranno una fidanzata e poi non avrebbero mai osato offendere il loro fisioterapista visto che poi lui gliel'avrebbe fatta pagare. Si fece forza e segui il padre. Entrarono negli spogliatoi e Sofia iniziò a guardarsi intorno: borse e abiti firmati, cellulari e altri aggeggi elettronici.. c'era di tutto ma anche una grande confusione e poi.. tutto quell'azzurro! I colori della sua squadra del cuore avrebbero reso tutto più raffinato pensava mentre con un indice scorreva lungo tutto ciò che si trovava davanti. All'improvviso sentì un profumo.. un profumo da uomo: non sapeva di che marca fosse ma le era entrato dentro.

"Papà ho trovato il tuo regalo di Natale: ti regalerò questo profumo, è fantastico! Non riesco a smettere di annusarlo"

"Sempre la solita! Su vieni che ti presento gli altri"

Fecero qualche decina di passi e si ritrovarono in una palestra. Sofia non sapeva dove guardare: tanti bei ragazzi a petto nudo che si allenavano e scherzavano. Non ce n'era uno brutto o sgradevole da guardare e non appena li videro, si fermarono circondandoli.

"Buongiorno a tutti, lei è mia figlia Sofia e ci farà compagnia qualche giorno finché non inizeranno i corsi all'università"

"Ciao Sofia" ripeterono tutti in coro e poi uno ad uno la salutarono. Sembravano tutti gentili anche se non riusciva ad alzare lo sguardo. L'ultimo a salutarla fu il campione per eccellenza del Napoli, Higuain. Appena le si avvicinò risentì quel profumo di pochi istanti prima e istintivamente alzò lo sguardo per guardarlo in faccia. Lui le mise una mano dietro la schiena e la avvicinò a sè; le diede un bacio sulla guancia e con l'altra mano accompagnò il gesto tenendole la testa. Sofia avvampò pensando ad uno scherzo e riabbassò lo sguardo. Proprio non riusciva a stargli di fronte.. era imbarazzata e lui continuava a guardarla divertito. In quel momento Sofia posò gli occhi sul suo torace: non c'erano tatuaggi e la cosa le piacque perché ormai tutti ci ricoprivano il corpo. Lui però aveva qualcosa da mostrare: i suoi tatuaggi erano gli addominali, scolpiti come se fossero di marmo, le braccia muscolose e con una delicata abbronzatura, i muscoli a V ben sviluppati alla base del torace.. quella visione la fece arrossire ancora di più e decise che con Gonzalo (come lui le aveva chiesto di chiamarlo senza farsi problemi) non avrebbe avuto rapporti di alcun tipo. Deciso questo in accordo con la sua coscienza, prese quel poco di fiato che le rimaneva e disse: "bene, non vi rubo altro tempo, fate come se non ci fossi". Si mise seduta in un angolo mentre il padre aveva iniziato una serie di massaggi ma i suoi occhi vagavano in cerca di lui, di quel corpo che non avrebbe mai potuto avere. I loro sguardi si incrociarono e lei si sentì colpita dentro, al cuore. Decise di farsi un giro e arrivò in una zona dove c'erano delle sedie e una scrivania. "Una sala per le conferenze" pensò. Si sedette e come sua abitudine iniziò a dondolarsi sulla sedia. E come al suo solito si ritrovò dopo poco con il sedere a terra. Aveva sbattuto anche la testa e se la stava accarezzando quando vide due scarpini davanti ai suoi occhi e poi alzò gli occhi. Era lui.

"Ti serve una mano?" disse tra una risata e l'altra.

"Magari se la smettessi di ridere mi sarebbe già d'aiuto" disse sbuffando e pensando che era tanto bello quanto infantile.

Lui le tese la mano, lei tentennò ad allungarla e così ci pensò lui tirandola così forte che lei finì per sbattere contro il suo petto. Si sentì di nuovo pervadere da quel profumo e le sembrò di essere trasportata in un'altra dimensione: una realtà in cui quel profumo poteva sentirlo quanto voleva perché lui era suo. Scosse il capo e ancora indolensita disse:" Grazie, forse ora è meglio che torni ad allenarti se no sono guai" immediatamente si morse la lingua pensando che stava parlando con Higuain e lui poteva fare ciò che voleva. Arrossì di nuovo e si staccò da lui. Si sentì osservata e si allontanò di qualche passo.

"Non sono venuto qui per una pausa.. il mister mi ha fatto sospendere l'allenamento perché ero distratto". A Sofia sembrava che quelle parole le avesse pronunciate con un tono malizioso ma pensò anche che non poteva essere. Lei non era nessuno e neanche paragonabile a tutte le donne che lui aveva avuto. Iniziò a camminare verso la porta e le sembrò di sentire anche "beh se vieni tutti i giorni, mi farò sospendere più spesso". Non volle farci caso ma pochi passi dopo sentì dei tacchetti sul pavimento e una mano che si appoggiò sulla porta accanto alla sua testa e proprio sopra la sua mano che stava per aprirla. "Parliamo un pò? "

"Di cosa?"

"Di quello che vuoi"

"Di sicuro vorrà prendersi gioco di me" pensò ma poi annuì pensando che nessuno di quelli che conosceva avrebbero potuto godere di questo provilegio. Lui le tirò la maglietta e le fece segno di seguirlo. Le indicò una sedia accanto alla finestra luminossissima. Aspettò che si sedesse e Sofia prese a guardare le sue labbra muoversi come se incantata. Quella voce.. non l'avrebbe più dimenticata!

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