6 La storia

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La villa Huston era la più grande che Nick avesse mai visto. Si trovava su una collina di sabbia in una posizione strategica di Piazza Sahara, colossale e mastodontica. Era un complesso di marmo bianco, e l'entrata era sormontata da due colonne in stile corinzio. Pareva che la famiglia Huston avesse guadagnato così tanti soldi perché fin dalle sue origini i suoi membri avevano lavorato nel settore dell'estrazione del petrolio. Sir Quasimodo Huston, colui che aveva istituito quella potentissima famiglia, aveva avuto un sacco di discendenti, molti di questi avuti da relazioni extraconiugali per avere almeno un figlio maschio. Da allora tutti i figli primogeniti maschi venivano chiamati Quasimodo in suo onore, ma non fu così per Quasimodo XVII, il padre di Thomas e dei suoi fratelli. Senza alcun vero motivo li aveva abbandonati, favorendo Johnny.
"Tu resta in macchina" disse Thomas prendendo la pistola del poliziotto "io entro e li interrogo".
"Non vorrai mica ammazzarli", commentò Nick.
"No. Non sono come loro".
"Non fare cazzate".
"Non temere".
Non disse altro e scese dall'auto, poi si coprì il capo col cappuccio della felpa e si avviò verso il cancello, mastodontico e placcato in oro. Con pochi balzi lo oltrepassò e raggiunse il giardino. Era costituito da quattro gigantesche aiuole poste agli angoli, lasciando due camminamenti che ci incrociavano nel centro di quello che sembrava essere un quadrato. Thomas non gli diede nemmeno uno sguardo e rimase fisso verso la porta. Salì le scale e suonò il campanello. Ad aprirgli fu una capretta di forse vent'anni, piccola e con addosso una ridicola divisa da cameriera retro: cuffietta in testa, grembiule bianco, minigonna nera e camicetta nera.
"Sì?-".
Si bloccò quando Thomas le puntò alla fronte la pistola.
"Portami dai tuoi signori".
La capretta annuì tremante e chiuse la porta, poi condusse Thomas per i corridoi della villa, fino a portarlo in un salotto. Era colossale, grande due volte la cucina e il soggiorno della casa di Thomas messi assieme. Era quadratico, e tutte le pareti erano tappezzate di quadri vecchissimi ed eleganti. Un camino di marmo sovrastava il muro di destra, con due poltrone e un divano che lo guardavano. 
"S-Signor Huston...", annunciò la cameriera.
Scese dalla poltrona un coniglio delle nevi, dal pelo lungo e gli occhi come zaffiri. Portava giacca e cravatta, quelli sì, ma parevano costosissimi, e il fermacravatta era d'oro tempestato di opali gialli. 
"Che vuoi stupida-".
Quando vide chi stava minacciando la cameriera si paralizzò. Questa corse via, lasciando che i due conigli si guardassero negli occhi, due sguardi che parlavano più delle loro bocche.
"Che succede amore?".
Un'altra figura scese dalla poltrona, quella posta all'opposto rispetto a quella del coniglio. Era una coniglietta completamente nera, gli occhi di un rosa spettrale e di una bassezza paragonabile a quella di un coniglio nano. Aveva un lungo abito azzurro che toccava terra, tempestato di cristalli bianchi, e un rosario al collo. Anche lei quando vide Thomas divenne come di pietra, paralizzandosi.
"Tu...".
"Buongiorno, Rachel Mynor" la salutò Thomas "noi tre dobbiamo fare un bel discorsetto".
"Noi non ti dobbiamo dire un bel niente", rispose il padre.
Il coniglio più giovane gli puntò la pistola in testa.
"Parlatemi dei miei fratelli, o vi ritroverete il piombo in faccia".
"Perché ti interessa?".
Thomas disse la cosa più ovvia ma più  sincera che gli balenò in testa.
"Voi bastardi avete abbandonato me e i miei fratelli! Merito di sapere il perché".
Rachel sospirò ed annuì a capo chino.

"Fin da subito temevo che nostri figli potessero essere deformi" iniziò a raccontare "ma nonostante le mie preghiere, Dio non ci aveva dato i figli che speravamo".
Thomas aveva la pistola nella mano destra, seduto su una poltrona con i genitori davanti a lui.
"Abbiamo dato in adozione tutti voi, tranne Johnny. Il mio bambino...aveva gli occhi della Madonna, di uno splendido azzurro. Voialtri...avevate gli occhi di colori demoniaci, che andavano contro le leggi della natura".
"Solamente gli occhi. Nessuno di noi era disabile o ritardato. Non si può dare via dei bambini solo per il colore degli occhi".
"Oh sì invece" intervette Quasimodo "non avrei potuto affidare il mio patrimonio a cinque sfigurati. Tutte le persone ci avrebbero deriso!".
Thomas tolse la sicura all'arma, glaciale e inflessibile.
"Evitate tutti questi giri di parole e andate dritto al punto".
Rachel annuì.
"Eravate in cinque, cinque gemelli differenti dal colore degli occhi. Jonathan, Johnny, tu, Alan e Chris".
"Parlatemi di questi ultimi due".
"Alan era un pazzo psicopatico" incominciò Quasimodo "soffriva di schizofrenia e chi ne ha più ne metta, fin dalla sua nascita, dicevano i dottori. Ad allevarlo fu un vecchio topo che lo crebbe fino a quando non morì. Chris fu accudito da un militare andato in pensione. Volevamo far credere che nel parto fosse sopravvissuto solo Johnny dando segretamente in adozione gli altri quattro, ma per un errore dei medici, scrissero soltanto i nomi di Alan e Chris come morti da parto".
Thomas si alzò e puntò a loro la pistola.
"Voi, viscidi topi di fogna, meritereste una lapide in questo momento. Ma non vi ucciderò".
"E perché non lo fai?", domandò Quasimodo.
"Perché so che voi lo avreste fatto".
Abbassò l'arma ed uscì dalla villa.

Il terzo e ultimo casoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora